Quando gli Abisso sono indecisi

25 Febbraio 2019 di Indiscreto

L’incredibile rigore concesso da Abisso nell’undicesimo minuto di recupero di Fiorentina-Inter avrà forse un grande peso nella corsa Champions e di sicuro sarà anche un importante test per quanto riguarda la nuova Inter nata con l’ingaggio di Beppe Marotta. In parole povere: a chi toccherà il compito di fare la piazzata contro gli arbitri che non tutelano, eccetera? Giusto per guadagnarsi crediti in vista delle partite future, non per discutere dei massimi sistemi o fare poesia. Scriviamo queste righe prima di sapere chi si esprimerà in merito, anche se un sospetto ce l’abbiamo… In quasi tutte le società questa piazzata tocca al proprietario o al presidente, svincolato da compiti operativi ma soprattutto con un suo peso in campo extracalcistico. Alla Juventus la parte la faceva ovviamente Andrea Agnelli, al limite con Nedved come pupazzo, mentre Marotta e Conte-Allegri facevano gli uomini di calcio, pur a volte protestando. Nell’Inter di Moratti questa parte era di Moratti, quando si ricordava, con i dirigenti del momento sempre coperti e un solo allenatore capace di fare la guerra al mondo. Ma funziona così dappertutto, anche senza gli scontati esempi di De Laurentiis e Ferrero.

È uno dei tanti problemi che ci sono con le proprietà straniere, anche le rare volte in cui comprendono la realtà italiana: credono di essere nella NBA e invece si ritrovano al Colosseo. Restringendo il discorso all’orticello di questa rubrica, la mancanza di pressioni da parte dei proprietari è stato il problema dell’Inter nella parte finale dell’era Moratti, in tutta quella Thohir (con assenza fisica quasi perenne) e anche in quella degli Zhang. Non stiamo parlando di sportività, anzi, ma di semplici pressioni sugli arbitri e sui media, che al di fuori del mondo delle anime belle sono importanti almeno quanto l’acquisto di un fuoriclasse. Sbagliare contro la tua squadra deve diventare pericoloso, nelle situazioni fifty fifty (ma anche in quelle ninety-ten, come si è visto) queste porcherie contano. Non ci sono buoni e cattivi, ma soltanto chi incute timore e chi no. Protestare non dovrebbe comunque essere un compito di Marotta. Come si diceva una volta, ma proprio tanti anni fa, è l’aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende.

Detto questo, non rimpiangiamo il calcio di una volta e nemmeno quello di tre anni fa. In quel calcio senza VAR non sarebbe stato convalidato il gol di Vecino (nel dubbio annullare sempre, soprattutto alla squadra in trasferta), non sarebbe stato dato il rigore poi trasformato da Perisic, non sarebbe stato annullato il gol di Biraghi. Questo bisogna ricordarselo sempre, perché nel mondo in cui siamo cresciuti un arbitro senza personalità come Abisso avrebbe combinato danni ben più gravi.

Non dimentichiamo che al Franchi c’è stata anche una partita e l’Inter l’ha ripresa per poi buttarla, zavorrata dai soliti noti. Inesistente Dalbert, in entrambe le fasi, ma l’Asamoah attuale non è meglio, anzi. Molto coinvolto ma molto fumoso Lautaro Martinez, al punto che non ci stupiremmo in futuro di vedere almeno una delle pazze idee di cui Spalletti parla a tavola, cioè Politano falso nueve (e così intercettiamo il pubblico dei nerd). Tremendo Vecino e pazienza se il commentatore medio vive nel mito del gol, come al bar, senza notare un centrocampista che non ha i piedi e commette spesso falli in posizioni pericolosissime, condizionando il rendimento dei suoi più forti compagni di reparto. Il pessimismo cosmico dell’ambiente non deve far comunque dimenticare che la squadra è in buona salute e che la vicenda Icardi l’ha unita anche se in qualche modo dovrà finire (Perisic che invita Politano a non fare l’esultanza delle orecchie fa capire perché, al di là delle sottolineature di Wanda Nara e dell’autrice dei suoi testi). Per battere il Cagliari e uscire vivi da Eintracht e Milan potrebbe anche bastare.

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