Marotta, Wanda e la pace di Bregnano

18 Febbraio 2019 di Indiscreto

Il sasso, o presunto tale, di Bregnano, ha fatto scoppiare una relativa pace fra gli Icardi e l’Inter. La sollecitudine di Marotta nel far assistere Wanda Nara dopo l’incidente non è detto che faccia andare avanti il rapporto oltre il prossimo giugno, ma di sicuro ha posto le basi per una convivenza semi-civile. E gli effetti si sono visti già a Tiki Taka, che in fondo è stato fin dall’inizio un problema nello spogliatoio, visto che qualsiasi parola di Wanda veniva interpretata come un’imbeccata del marito: se tu Perisic senti in televisione che hai problemi personali è chiaro che Wanda non l’ha sentito dal parrucchiere, così come tu Brozovic se senti che a Icardi non arrivano palloni buoni ti immagini che l’analisi tattica non sia opera del gommista. Poi magari Wanda queste cose le ha sentite davvero dal parrucchiere e dal gommista…

In trasmissione una Wanda conciliante, un po’ dimessa e sull’orlo delle lacrime, reduce dalla presenza con un certo coraggio a San Siro (fischi all’inquadratura sul maxischermo, ma nient’altro), ha parlato di Inter  come una famiglia e cose del genere, ma soprattutto ha rivelato di aver chiesto a Moratti di ‘dare una mano’ nel risolvere la situazione. Non è una semplice curiosità, perché Moratti è stato nei giorni scorsi il primo critico della scelta di togliere la fascia di capitano a Icardi, ma è stato anche il consigliere decisivo degli Zhang nella decisione di dare pieni sportivi a Marotta. Difficile dargli torto: se qualsiasi litigio può essere ricomposto, togliere la fascia crea un processo irreversibile. L’idea, non solo di Moratti e Wanda, è che la vicenda Icardi sia servita per stabilire un prima e un dopo nella gestione sportiva dell’Inter. Pare che Gardini e Ausilio non fossero proprio entusiasti della degradazione di Icardi, e meno mai Spalletti. Non pervenuto Zanetti. Facili le conclusioni.

In questa nuova rubrica, destinata ai tifosi dell’Inter e destinata anche a morire in tempi brevi se si rivelerà improduttiva (traduzione: se attirerà meno pubblicità e banner di quanto ci aspettiamo), ci imporremo addirittura di parlare di calcio, almeno i giorni dopo le partite. Quella contro la Sampdoria non passerà alla storia, ma ha mostrato comunque una squadra che va nella stessa direzione pur con i limiti mostrati negli ultimi mesi: in particolare un centrocampo da metà classifica, fatta eccezione per Brozovic, e una grande fatica nel segnare in proporzione alle occasioni create, al di là di Icardi, Lautaro, eccetera. Al solito improponibile Gagliardini, proprio come piedi (certo l’alternativa è Vecino, che però almeno si inserisce), con grande abnegazione e un guizzo da vecchi tempi Nainggolan, appena sufficiente João Mario in quei pochi minuti, tutto è come al solito dipeso dall’ispirazione sulle fasce. La tentazione di Spalletti, più volte annunciata, sarebbe quella di provare Perisic dietro la punta centrale.

C’era una certa attesa per il comportamento della Curva Nord dopo le note vicende (nel 2019 non sono bastati due mesi per identificare una targa, in una zona piena di telecamere e a cento metri da un commissariato: cosa e chi si sta coprendo?) ma soprattutto in merito al caso Icardi, mai amato e dopo l’autobiografia non letta (pare nemmeno da Icardi, oltre che dall’Inter) detestato-ignorato. Gli ormai consueti striscioni rovesciati, nessun coro, addirittura applausi alla fine come a teatro. Niente per gli Icardi, se non una considerazione contenuta nell’Urlo della Nord, cioè la fanzine venduta il giorno delle partite casalinghe: “Via i mercenari dall’Inter’. Senza nominarli, questi mercenari, ma il riferimento era evidente. Al di là dell’ovvia considerazione che tutti lavoriamo per soldi, che comunque non escludono la passione (anzi, la alimentano), il caso Icardi ha smesso da qualche giorno di essere una questione di soldi: da un parte marcamento del territorio a livello dirigenziale, dall’altro storia di giocatori offesi. La prima questione si risolverà facilmente con qualche partenza, per la seconda potrebbero non bastare scuse pubbliche e private. Comunque ancora lontane, se Spalletti ha sentito il bisogno di sottolineare la mancata discesa di Icardi negli spogliatoi.

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