Le donne che parlano di calcio sono credibili?

19 Febbraio 2019 di Stefano Olivari

Dopo le frasi di Fulvio Collovati a Quelli che il calcio (“Quando sento le donne parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco”) uno dei luoghi comuni più amati dagli italiani è diventato un dibattito di attualità. Con interventi a sostegno di questa tesi, soprattutto di ex calciatori, da Costacurta a Marocchi, e contrari, soprattutto calciatrici e giornalisti. E le inevitabili scuse, per preservare una collaborazione si accetta qualsiasi umiliazione (basti pensare al caso Di Canio-Sky). Il luogo comune, che come tutti i luoghi comuni contiene indiscutibilmente una parte di verità (il 100%, nel caso degli uomini che guidano con il cappello), al di là delle battute da spogliatoio si basa su un assunto: tu donna non hai mai giocato a calcio, nemmeno in cortile, quindi potrai anche capire il fuorigioco ma non arriverai mai a cogliere le grandi finezze del calcio. A questo ragionamento ne aggiungeremmo un altro: tu donna che da piccola non sognavi di fare il calciatore non potrai mai essere emotivamente coinvolta nel calcio come me uomo. Questa ci sembra sia la materia del contendere. Si sta parlando chiaramente del calcio inteso come sport, non del tifo che spesso vede le donne più scatenate degli uomini.

Il ‘Di qua o di là’ assume quindi un significato del tutto particolare, in un sito con il 99% di lettori di sesso maschile come Indiscreto, sia pure di target alto, mici e machi, provinciali e cosmopoliti, pirati e signori, eccetera. Questa non è la piattaforma Rousseau, qui si fa sul serio. E la domanda è seria e non generica. Tutti conosciamo donne che sanno di tattica calcistica (scusate, ci siamo gramellinizzati e abbiamo scritto una triste frase femminista, in realtà non ne conosciamo nessuna), o che perlomeno ne parlano, usciamo dalle eccezioni come possono essere le calciatrici o le giornaliste (no, le giornaliste magari no, per lo meno non più delle maestre d’asilo o delle commesse), la vera domanda è sulla loro credibilità: se anche incontrassimo una ragazza che ne sapesse più di Happel e Michels messi insieme la prenderemmo sul serio? Perché dovrebbe saperne di meno del collega o del tassista maschio che forte delle sue certezze da tivù locale spara quattro cazzate sui tagli di Gabbiadini e la garra charrua di Vecino? In estrema sintesi: al di là della competenza, che dipende dalle singole situazioni, le donne che parlano di calcio sono credibili?

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