Il segreto della Barbie

8 Febbraio 2019 di Indiscreto

La Barbie è ancora viva: nel 2018 la bambola più famosa nel mondo ha avuto un anno di vendite eccezionali arrivando a 1,09 miliardi di dollari di ricavi. Buon per la Mattel, azienda che veniva data in crisi fino all’anno scorso e che si è rilanciata non soltanto grazie all’ottima performance della Barbie ma anche alle macchinine Hot Wheels, che hanno fatturato 1,52 miliardi di dollari. Magari la crisi-crisi era un’invenzione contabile per far fuori 2.200 dipendenti su 35.000, a volte queste cose accadono con l’editorialista à la carte che sdottora di ‘ristrutturazione’, di certo in pochi fino a qualche anno fa vedevano un grande futuro per le Barbie. Noi, che ne abbiamo regalate in quantità industriali resistendo a tutte le mode (tranne che alle Winx, ma solo su richiesta specifica) e che l’associamo anche alle bambine della nostra epoca, siamo quindi felici. Non parliamo a caso: l’ultimo Natale abbiamo regalato e anche montato, con una certa perizia, il gigantesco camper di Barbie con tanto di piscina annessa. Ma perché la bambola più odiata da Enrico Preziosi continua ad avere questo successo planetario ed è addirittura riuscita ad invertire un tendenza negativa? Sì, perché nel 2012 Barbie e prodotti collegati vendevano per 1,27 miliardi di dollari ma nel 2015 si era già crollati a 905 milioni…

La Barbie è sul mercato dal 1959, ma per motivi di età noi la scoprimmo solo all’inizio degli anni Settanta quando tutte le bambine di nostra conoscenza avevano la Barbie Malibu. Inutile citare ciò che ogni compagno di scuola, amico, fratello, cugino, padre, zio ha visto con i propri occhi: dalle sorelle (la più popolare è Skipper) alle amiche (la migliore è Midge) passando per amici (come giudicare Ken? Noi possessori di Big Jim l’abbiamo sempre detestato e definito in maniera politicamente scorretta) e conoscenti di ogni tipo. Più interessante chiedersi quale sia il segreto di un bambola pensata negli Stati Uniti degli anni Cinquanta e che ha spesso generato polemiche, diventando antipatica a islamici timorosi che le figlie sfuggissero al loro medioevale destino e femministe inacidite (cosa senza senso, perché la Barbie è una donna libera, con mille attività), a vari gruppi etnici (anche qui senza motivo, la Barbie ha amici di tutte le razze e soprattutto lei stessa è di tutte le razze anche se la Barbie iconica è una sola) e nutrizionisti, ma soprattutto alle bambine non più bambine. La Barbie decapitata è un grande classico, forse una fase del percorso di crescita, di sicuro in molte case se ne possono trovare in queste condizioni (da noi la Rio e la Segreti di bellezza). E allora? Non siamo originali: in un mondo che ancora nel 2019 assegna alla donna ruoli ben precisi, con le bambine addestrate a cullare bambolotti, a sfornare biscotti e in generale a prendersi cura di gente che non le merita, la Barbie e le sue tante possibilità sono una boccata d’aria pura.

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