Il nuovo vecchio lettore di Repubblica

7 Febbraio 2019 di Indiscreto

Mario Calabresi non è più direttore di Repubblica, De Benedetti ed Elkann (sì, va be’, il consiglio di amministrazione del gruppo Gedi), lo hanno sostituito con Carlo Verdelli per vari motivi e il crollo nelle vendite non sarebbe nemmeno il principale, visto che quasi tutti i quotidiani sono in calo. Una notizia che non interessa soltanto i 189.000 acquirenti del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari nel 1976, o i giornalisti che aspirano essere assunti da Repubblica (senza troppe speranze, visto che l’azienda sta dando buonuscite anche oltre i tre anni lordi di stipendio per liberarsi di quelli in organico), ma anche il resto degli italiani vista l’importanza che ha questo giornale nel dare la linea, non ci viene un’espressione migliore, a molti politici e in particolare a quelli di sinistra. A volte con una sorta di bacio della morte, Renzi il caso più recente, altre prendendoci. L’endorsement più famoso rimane quello, inspiegabile, di Scalfari per Ciriaco De Mita (apprezzato in maniera altrettanto inspiegabile anche da Vittorio Feltri), ma è forse più emozionante la galleria storica dei nemici, Craxi e Berlusconi su tutti.

Il punto però non è questo né la evidente sopravvalutazione di Calabresi (qualcuno si ricorda un suo articolo o una sua frase? Vale anche per l’attuale direttore del Corriere della Sera, peraltro), di cilindrata nemmeno paragonabile a quella di Scalfari o Mauro, ma cosa sia diventato questo giornale che nel 1986, dieci anni dopo la sua nascita, si autocelebrò con un memorabile spot (su You Tube non l’abbiamo trovato, quindi fidatevi), ideato dallo stesso Scalfari, in cui si vedeva un ragazzo con l’eskimo e Repubblica del 1976 trasformato in uno yuppie, sempre con Repubblica in mano, del 1986. Come a dire: siamo la classe dirigente. Una strategia rivelatasi vincente, perché non tutti quelli che leggono sono classe dirigente ma sicuramente quelli che non leggono non potranno mai diventarlo. Ma a chi è rivolta oggi Repubblica?

Leggendola sempre più distrattamente, dopo anni di acquisto fedele, e non essendo nemmeno classe dirigente (però a 9 anni, nel 1976, ci fu imposto un eskimo: vale lo stesso?), non lo sappiamo. Per rispondere ci è venuto in soccorso Live, il nuovo mensile allegato allegato a tutti i quotidiani del gruppo Gedi (oltre a Repubblica anche La Stampa, Il Secolo XIX e altri locali), la cui distribuzione partirà giovedì 14 febbraio al prezzo di mezzo euro più quello del quotidiano, quindi due euro (acquistarlo in allegato è comunque un obbligo). Quali gli argomenti? Citiamo testualmente, da comunicato: “Questi i temi di Live: alimentazione, fitness, stili di vita salutari, abbigliamento, gadget, beauty, medicina dolce e tutto quello che serve a stare bene. Lo stile del racconto sarà agile e ispirato da personaggi, fatti di cronaca ed eventi. Con un taglio qualificato ma divulgativo”. Lo yuppie del 1986 è insomma diventato un vecchio con una pensione relativamente d’oro, l’ultima generazione ad averla, che ha l’unico problema di spenderla: abbiamo rinunciato a salvare il pianeta, la sinistra è in crisi, non scopiamo più, però dopo un bel massaggio ci nutriamo di quinoa guardando le colline del Chianti. Non era sicuramente il progetto di Scalfari, fuoriclasse anche come editore. Magari adesso ci sarà un salutare ritorno a quello spirito (poche pagine, ma pesantissime), anche se il contesto di mercato non aiuta.

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