La Navratilova, i trans e le donne

18 Febbraio 2019 di Indiscreto

Le posizione di Martina Navratilova in merito all’opportunità per i trans di partecipare a competizioni sportive femminili ha fatto rumore, ma è quella del 99% di chi fa sport. “Un imbroglio”, l’ha definita la campionessa ceca-americana, riferendosi chiaramente ad atlete nate uomini che gareggiano con donne-donne. La Navratilova ha spiegato chiaramente di riferirsi allo sport e di non avere alcun problema con i transgender in altri ambiti della vita, ma questo non è bastato ad evitarle attacchi politicamente corretti, con l’accusa di ‘transfobia’, dopo avere sopportato per metà esistenza quelli del conservatorismo becero (non è stata la prima tennista lesbica, ma certamente la prima a dichiararlo senza problemi). Tutto era nato da un tweet della Navratilova riguardante un trans vincitore di una gara femminile di ciclismo, poi la situazione è degenerata. Anche perché il discorso trans si può allargare all’ermafroditismo o anche alla presenza di qualche carattere sessuale maschile, per non parlare dei profili ormonali: la vista della Semenya e le sue rivali già da sola dovrebbe bastare a tenere lontane dagli 800 metri le avversarie con la sfortuna, sportiva, di essere solo donne.

Pensando all’All Star Game NBA che la scorsa notte si è giocato a Charlotte, un amico ci ha ricordato che due anni fa la NBA revocò l’All Star Game previsto proprio a Charlotte a causa di una legge del North Carolina che obbligava i transgender a usare i bagni relativi al sesso con cui erano stati registrati alla nascita. Nel frattempo la legge è stata parzialmente cambiata, nel senso che il ‘terzo bagno’ non è stato vietato ma nemmeno imposto per legge. Insomma, senza entrare in dettagli, almeno in bagno basterebbe usare il buon senso per capire da quale parte andare. Non c’è un bene o un male, ma semplice logica. Abbiamo letto che lo 0,6% degli americani adulti si identifica come transgender (in entrambi i sensi per così dire di marcia e con varie gradazioni), è verosimile che in Europa la percentuale sia leggermente inferiore: non si può distruggere lo sport femminile di tutto il mondo per venire incontro a una esigua minoranza della popolazione. Come al solito grande personalità e coraggio Martina, quasi ci dispiace avere tifato per la Evert.

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