Giornata nazionale del gatto: perché amiamo gli animali più delle persone

17 Febbraio 2019 di Stefano Olivari

Le giornata nazionale del gatto è piena di iniziative alle quali chi ama davvero gli animali mai parteciperebbe: cattiva letteratura e cattivo cinema, ma soprattutto gatti trattati come giocattoli. Speriamo che tutte queste pagliacciate muovano la coscienza anche di un solo bambino… Non è comunque di questo che volevano parlare oggi, perché chi ama i gatti li ama nella quotidianità e non certo perché c’è il cosiddetto ‘evento’. Le statistiche non sono facili come per i cani, non fosse altro che per i differenti obblighi sanitari, ma si stima che in Italia gatti e cani più o meno si equivalgano (8 milioni per ognuna delle due categorie), anche se come animali da compagnia stravincono uccelli (circa 14 milioni) e soprattutto pesci (30). È in giornate come quella di oggi che qualche conoscente ci rinfaccia che amiamo gli animali più delle persone: mentre stiamo scrivendo queste righe non è ancora accaduto, ma accadrà. La domanda è quindi semplice, mentre non lo sono le risposte.

La nostra principale è che il pianeta è governato dagli uomini: la più sfortunata delle persone, nel paese più povero e violento del mondo, ha maggiori opportunità rispetto al più fortunato degli animali. In altre parole, la fortuna degli animali della Terra risiede nel fatto che gli uomini ‘concedano’ loro di vivere. Da questo discende la relativa indifferenza a tante ingiustizie fra esseri umani, a meno che non vengano mediatizzate, anche a quelle che ci riguardano in prima persona, che giustifichiamo sempre con ‘Così va il mondo’. Da questo discende il sentimento, bellissimo, che riguarda la totalità degli animali. Non esiste il nostro gatto (usiamo l’esempio del giorno), allo stesso modo in cui esisterebbe nostro figlio. La sorte dei gatti degli altri, e dei gatti in generale, ci interessa quanto quella del nostro: la malattia e la morte di un gatto, di una qualunque gatto, sono peggio delle nostre. Non proviamo invece la stessa empatia per i figli degli altri: questo vale davvero per tutti, se siamo onesti, a prescindere dal discorso animali. Mio figlio è per me più importante di tuo figlio.

Il discorso del ‘domestico’, che spesso si fa, lo troviamo ingenuo. Sarebbe bello che gli animali vivessero liberi nelle foreste ed in molti casi accade proprio questo, ma andatelo a dire a un cane reduce da anni alla catena, che aspetta la morte in un canile: lo togliamo dal canile e poi dove lo lasciamo libero? Il mondo è a misura di uomini, purtroppo o per fortuna (gli animali non sono affatto ‘buoni’ nel senso che si dà a questo aggettivo, vivono di pulsioni primarie). Certo siamo condizionati da millenni di religioni che hanno stabilito gerarchie fra gli esseri senzienti e non è un caso che molti amanti degli animali siano atei o agnostici, sicuramente in percentuale maggiore rispetto al resto della popolazione. Siccome c’è stata una vita, anche molto lunga, in cui siamo andati a Messa, potremmo testimoniare di decine di prediche che prendevano l’amore per gli animali come esempio di amore di serie B, diverso da quello per il prossimo.

Se per gli animali tolleriamo l’esistenza di allevamenti peggiori dei peggiori campi di concentramento, o metodi di macellazione che sono oltre l’immaginazione, è soltanto perché ci hanno educato a considerarli inferiori. Non possono contribuire al progresso del mondo? Il 99,99% degli esseri umani è nella stessa condizione: gente, a partire da noi, che cerca di arrivare alla fine della giornata e che sarà ricordata soltanto da qualche parente e qualche amico, una decina di persone nei casi più fortunati. Quando anche questi nostri conoscenti saranno morti, di noi non rimarrà alcuna traccia, come del nostro gatto. Che amiamo in maniera incondizionata come tutti i gatti del mondo, gli esseri che più si avvicinano al divino, e nessuna delle persone. Che nei casi migliori, ma solo nei migliori, possono competere con i cani.

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