Gaby Schuster, la prima moglie procuratrice

28 Febbraio 2019 di Stefano Olivari

Chi si ricorda di Gaby Schuster? O anche solo di Bernd Schuster… Colleghiamo la coppia al caso Icardi, che all’Inter è diventato qualcosa di più di una normale trattativa economica, in cui entrambe le parti vogliono ottenere di più. E lo è diventato, inutile negarlo, anche perché a seguire gli interessi dell’attaccante argentino non è un normale procuratore, o al limite una procuratrice, ma la sua stessa moglie. Una Wanda Nara che è stata messa nel mirino, ma che non ha in fondo attuato strategie tanto diverse rispetto a quelle dei procuratori cosiddetti ‘seri’. Il caso Icardi richiama alla memoria quanto accadde quasi 40 anni fa con Bernd Schuster e soprattutto sua moglie Gaby. È lei infatti che può fregiarsi del titolo di prima moglie-procuratrice della storia del calcio, per lo meno ad alto livello, con un trattamento da parte dei media non troppo diverso da quello attuale. Quando invece i procuratori ‘uomini di calcio’ fanno simulare infortuni, o pretendono commissioni in nero dai direttori sportivi amici, per gli esperti di mercato va tutto bene.

Tutto inizia a Colonia e al Colonia, dove il ventenne Schuster si impone come uno dei centrocampisti più forti del mondo e viene chiamato in nazionale, a furor di popolo, da un Jupp Derwall che ha sostituito Schön dopo la mezza delusione del Mondiale 1978. A Colonia conosce un’estetista di sei anni più vecchia, Gaby, e il matrimonio è quasi immediato. Intanto si stanno avvicinando gli Europei del 1980, in Italia, e Schuster è nel mirino di tutti i grandi club d’Europa. Anche di quelli italiani, visto che le frontiere stanno per essere riaperte. Non ha un procuratore, come del resto quasi tutti i calciatori dell’epoca, ma Gaby decide che qualcuno deve curare i suoi interessi a tempo pieno: sarà lei, che abbandona il centro estetico e inizia a pressare il presidente del Colonia Peter Weiand per un aumento dell’ingaggio o, in alternativa, la cessione di suo marito a una delle tante pretendenti.

Il Colonia dell’epoca è una squadra più che buona: oltre a Schuster ci giocano Schumacher, Cullmann, Neumann (che vedremo all’Udinese e al Bologna), un giovanissimo Littbarski, Dieter Müller e Tony Woodcock. Il quinto posto in campionato è dovuto fondamentalmente all’incredibile livello della Bundesliga dell’epoca (nel 1979-80 quattro semifinaliste tedesche su quattro in Coppa UEFA, l’Amburgo in finale di Coppa dei Campioni), ma agli Schuster quell’ambiente sta stretto e l’Europeo del 1980 li mette al centro di ogni trattativa. Il ventunenne trascina la Germania Ovest alla vittoria finale e viene inserito dall’UEFA nei Top 11 della manifestazione. Un torneo che per lui è di sole due partite: non gioca la prima del girone, con la Cecoslovacchia, né la terza con la Grecia, ma spiega calcio nel decisivo 3-2 di Napoli contro l’Olanda e soprattutto nella finale di Roma contro il Belgio. E a fine anno nella corsa al Pallone d’Oro sarà superato soltanto da Rummenigge

A questo punto si riprende la scena Gaby, che dopo un’improbabile trattiva con i New York Cosmos accetta in ottobre le offerte del Barcellona. In Catalogna saranno otto stagioni belle e tormentate, con due Mondiali persi: quello 1982 per un infortunio, omaggio di Goicoetxea, quello del 1986 perché Gaby, saputo che Beckenbauer vuole convocare il marito, pretende una sorta di premio speciale della federazione tedesca per indennizzarlo dell’esclusione di qualche anno prima, quando Schuster ha rifiutato una chiamata per stare vicino alla moglie partoriente (avranno in totale quattro figli). Gaby si farà valere anche nei passaggi al Real Madrid (1988) e all’Atletico (1990), così come in quello al Bayer Leverkusen (1993) che di fatto chiude la carriera agonistica di Bernd. È soprattutto al Barcellona che gli Schuster ingaggiano battaglie con la società che fanno sembrare uno scherzo quelle degli Icardi: si arriva ad un punto, nell’estate 1986, in cui il club fa chiedere una perizia psichiatrica per liberarsi del suo giocatore senza indennizzi. La costante di tutti i ‘casi Schuster’ dell’epoca, fra l’altro ogni settimana c’era una squadra italiana interessata a lui, è che i media davano la colpa delle sue bizze non a lui ma a Gaby, come se lui non fosse in grado di intendere e di volere.

Gaby Schuster, molto abile anche negli investimenti extracalcio, avrebbe fatto scuola soprattutto in Germania: basti pensare ad Angela Hassler, Bianca Illgner e Martina Effenberg. Di sicuro ha aperto una strada e soprattutto verso la fine della carriera di giocatore Schuster (che allena da due decenni, adesso in Cina al Dalian Yifang) ha avuto qualche riconoscimento, a denti stretti, dagli addetti ai lavori. Quanto al matrimonio, è durato fino al 2011, quindi 32 anni. Non per sempre, ma nemmeno poco. Adesso il giocatore simbolo di Italia 1980 si è risposato, con un avvocato. Chissà se curerà i suoi interessi bene come ha fatto Gaby. La morale? Il mondo del calcio è pieno di procuratori ‘competenti’ che imbrogliano i loro assistiti o che per lo meno ne gestiscono male la carriera, potersi fidare di una persona a volte vale di più dell’abilità nello scrivere un contratto.

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