Elezioni in Abruzzo, i 5 Stelle sono finiti?

11 Febbraio 2019 di Stefano Olivari

Le elezioni regionali in Abruzzo hanno decretato la vittoria del centrodestra, con il 48,02 % dei voti espressi e Marco Marsilio nuovo presidente della Regione, davanti al 31,45 del centrosinistra e al 20,05 del Movimento 5 Stelle. Al di delle considerazioni nazionali, facendo confronti soltanto abruzzesi si tratta di un disastro totale per i 5 Stelle, che alle Politiche di un anno fa avevano il 39,9 (alle Regionali del 2014 il 21), mentre la composizione degli altri due schieramenti, fra liste civiche e personali, permette di dire qualsiasi cosa: che la Lega ha stravinto, che Forza Italia è in declino irreversibile, che il PD in quanto tale ha perso ma con varie alleanze centriste può vedere un po’ di luce, eccetera.

La sfortuna dei 5 Stelle è che i loro dati sono sempre confrontabili a quelli delle elezioni precedenti, dal momento che si presentano sempre da soli, mentre gli altri possono abbellirli, ma questo non toglie che perdere metà dei consensi impressiona non solo noi cresciuti un’epoca in cui si facevano ragionamenti sui massimi sistemi per spostamenti dello zero virgola (eravamo molto interessati, votando per i cosiddetti partiti laici). La domanda da porre agli analisti politici di Indiscreto è adesso una sola: il voto abruzzese segna per i 5 Stelle l’inizio della fine? In altre parole, perché dopo sei mesi di governo nazionale la gente (per lo meno la loro gente) si è stancata di loro ma non della Lega? Parliamo di due partiti che hanno più o meno difeso le loro idee di base e i loro provvedimenti bandiera… Non proponiamo ‘Di qua o di là’, ma solo queste domande.

Non c’è una risposta auspicabile: i 5 Stelle si possono criticare per l’ingenuità-ipocrisia dell’impostazione (pensare che le scelte, dalla TAV all’immigrazione, non abbiano contenuti ideologici ma solo tecnici) e per il livello di chi hanno portato al governo, ma Di Battista non ha torto quando dice che senza di loro in Italia ci sarebbe ben di peggio dei gilet gialli. Anche se questo ragionamento suona un po’ come un ricatto: siamo incapaci, ma sempre meglio della guerra civile. Senza dimenticare che la ‘buona politica’ fino al 2018 ha svenduto l’Italia portando nei posti di comando passacarte, leccapiedi, mignotte (anche, se non soprattutto, al maschile), portaborse e falliti vari, con buona stampa ma di livello culturale non troppo diverso da quelli che si sono conquistati un seggio con 70 click. La risposta può essere solo personale: pensiamo che i 5 Stelle siano in declino irreversibile che li porterà a prendere con decisione una delle due strade che hanno davanti (diventare una specie di Lega del Sud, un partito della spesa pubblica più di quanto già non siano, oppure una sinistra nazionale, alleata del PD ma più movimentista), in ogni caso a non essere più i 5 Stelle duri e puri.

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