Vattene amore, quelli che non capiscono il trottolino amoroso di Minghi e Panella

30 Gennaio 2019 di Paolo Morati

L’attacco a Vattene Amore, il celebre brano portato al successo da Amedeo Minghi con Mietta nel Sanremo 1990 (terzo posto finale), sferrato da alcuni dei ‘maestri’ nella scorsa puntata di Ora o mai più, ci ha fatto riflettere. Detto infatti che l’opinione è libera, avergli mosso l’accusa di essere “una menata galattica” (Rettore) o una “canzone da bambini” (Ornella Vanoni, attualmente in polemica anche con Scialpi) solo per fare due esempi delle definizioni date nel corso della serata, merita un approfondimento su un brano che di diritto è entrato tra i classici della canzone italiana.

Se da un lato non si può certo dire nulla sull’impostazione musicale data dal cantautore romano, compresi i suoi arrangiamenti ricchi, anzi ricchissimi, del suono degli archi, a infastidire sembra più che altro essere stato il testo. Del quale il famigerato “trottolino amoroso” non è mai andato giù nemmeno a quella parte di critica ignara che tra gli innamorati i soprannomi anche più assurdi sono leciti e fanno parte del segreto delle storie. Ecco che la combinazione sotto accusa è in realtà uno dei tanti esempi dei giochi di parole che Pasquale Panella (autore del testo di Vattene amore), da considerarsi tra i grandi autori di liriche italiane (oltre che geniale collaboratore di Lucio Battisti nella sua seconda fase artistica), è da sempre capace di mettere su carta.

Panella, che ha più volte collaborato con Minghi (ricordiamo anche la bellissima Cantare è d’amore), è infatti maestro di rime particolari e i suoi testi si riconoscono al volo per i suoi continui rimbalzi tra termini e le metriche ardite. Si pensi non solo a quanto scritto per Battisti, ma anche a brani come Barbara di Enzo Carella (“Ho freddo in mano, ti tocco piano piano, ho freddo al pianto, mi faccio accanto accanto”), Dindondio di Zucchero (“Quindi non io, ma una canzone, ti parlerà. Un’emozione, cosa cos’è? È questa qua) o Amore per te di Mango, firmato con il fratello di quest’ultimo, Armando (“Io vorrei raggiungerti, in trasparenza. Tutto è vedere te, con i vestiti e senza”) solo per citarne alcune, senza dimenticare In amore (“Ti supererò, in amore andrò molto più lontano dove tu stupore sei, con le mani andrò dove sento il cuore che mi fa capire come stai aspettando me”) per Gianni Morandi e Barbara Cola.

La reazione ai commenti dei colleghi da parte di Amedeo Minghi è stata tutto sommato contenuta, con un “spero di essere in grado di scriverne un’altra con queste caratteristiche” rivolto alla Vanoni, anche se noi avremmo preferito che circostanziasse meglio il valore di Vattene amore (definito da Red Canzian una canzone “piccola e fragile”) proprio per quel testo che se fosse stato cantato da Battisti in album cult come Don Giovanni (dove si raccontava di “E dai che ne ho sete, parole d’amore. Grosse lacrime sciocche. Sono uova alla coque…”) sarebbe magari stato accolto dalla critica, ieri così come oggi, in modo sostanzialmente diverso.

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