La nostra prima fattura elettronica

21 Gennaio 2019 di Stefano Olivari

Che cos’è la fattura elettronica? Venerdì scorso abbiamo inviato la nostra prima, con l’emozione dei principianti… Anche se non avete la partita IVA ne avrete senz’altro sentito parlare male dai media e ancora di più al bar, secondo uno schema comune a destra e sinistra: il passato era sempre meglio. Ci riferiamo ovviamente alla fatturazione elettronica fra privati, perché il sistema già era in essere per le transazioni riguardanti la pubblica amministrazione e in generale gli appalti pubblici, fatturazione diventata obbligatoria a partire dall’1 gennaio 2019. In altre parole, adesso siamo arrivati alla fattura che l’idraulico deve emettere quando viene a fare una riparazione nel vostro negozio o che noi mandiamo al distributore dei nostri libri. Insomma, anche se è consigliabile mandarla anche ai clienti privati è qualcosa che riguarda soprattutto i rapporti fra partite IVA, il mitico B2B, con una serie di soggetti esclusi, in particolare chi può operare in un regime forfettario con i vecchi minimi, chi vende solo a consumatori finali ed emette scontrini fiscali, gli agricoltori in regime speciale e qualcun altro che potrete trovare sul web. Detto che anche per un singolo professionista il costo è risibile (con Aruba fra software e PEC abbiamo speso meno di 35 euro) e che la modalità di invio è relativamente semplice, visto che non siamo commercialisti troviamo più interessante concentrarci sulle ragioni politiche della fatturazione elettronica.

Prima di tutto non è un parto del governo Lega-Cinquestelle, ma dell’epoca Renzi-Gentiloni, anche se sospettiamo che Di Maio e la sua base guardino alla fatturazione elettronica con favore: chi non lavora è sempre eccitato dallo sfilare soldi a chi lavora. Un primo passo verso la mitica dichiarazione dei redditi precompilata, anche se per essere credibili bisognerebbe coinvolgere ogni essere umano con codice fiscale facendo sì che nulla rimanga fuori dal sistema, e una decisiva svolta verso la digitalizzazione del rapporto con il Fisco. L’idea di avere in un unico ambiente elettronico entrate e uscite potrebbe far vagheggiare l’abbandono del commercialista, ma in realtà così non sarà a causa delle troppe situazioni di confine. La vera ragion d’essere è però evidente e anche questa è buona: lotta all’evasione fiscale, in particolare di quella riguardante l’IVA. In un contesto economico dominato da aziende di media taglia il meccanismo potrebbe essere molto positivo, ma diversi critici della fatturazione elettronica la ritengono inapplicabile all’Italia dei piccolissimi imprenditori, al punto di essere quasi un’istigazione al nero.

I nostri sentimenti sono ambivalenti: da un lato, avendo sempre pagato le tasse, esultiamo per un sistema che renda più difficile l’evasione, dall’altro notiamo che i soldi vengono chiesti alla stessa classe sociale. In realtà l’arma letale contro la piccola-media evasione fiscale (non quella grande dei trust in Lussemburgo riguardanti aziende italiane con fabbriche in Piemonte o nelle Marche) non è la fatturazione elettronica, ma sarebbe l’abolizione totale dell’uso del contante. Comunque della fatturazione elettronica sembra obbligatorio parlare male, come del canone RAI in bolletta: eppure tutte le persone (cioè noi) sono fondamentalmente disoneste e opportuniste, bisogna prenderne laicamente atto. Senza un minimo di controllo la società non può funzionare.

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