L’amica geniale, il marketing di Elena Ferrante

18 Dicembre 2018 di Stefano Olivari

Di ‘L’amica geniale’, la fiction di cui stasera Rai Uno trasmetterà le ultime due puntate, abbiamo sentito prevalentemente parlare bene. Ma non riusciamo a capire il perché, avendola seguita con attenzione: è la millesima storia familiare, oltretutto di più famiglie (i Cerullo, i Greco, i Sarratore, i Solara, eccetera), con recitazione sotto il livello di guardia ma con in più qualche astuzia di marketing per essere venduta all’estero. Favorito dall’ambientazione, la Napoli nell’immediato dopoguerra (le due protagoniste sono nate nel 1944), Saverio Costanzo spinge sul pedale del neorealismo ed in certi punti (su tutti quello in cui Melina innamorata pazza di Donato Sarratore cade per strada, tipo la Magnani in ‘Roma città aperta’) il confine fra citazione e trash scompare. Speriamo che i libri di Elena Ferrante (‘L’amica geniale’ inteso come romanzo è il primo di una quadrilogia) siano meglio, visto che non li abbiamo letti e non possiamo quindi nemmeno tromboneggiare facendo confronti.

Tornando alla fiction, la storia ha due protagoniste: Lenù (Elena Greco, che poi è anche la voce narrante) e Lila Cerullo. Entrambe di umili origini, con Lenù che è più timida e meno brillante dell’amica-rivale ma che ha la fortuna di avere una famiglia leggermente meno peggio, che con un po’ di fatica la fa proseguire negli studi. La parte appassionante della miniserie è quella della scuola vista come riscatto sociale e di fatto unica strada per uscire da una vita simile alla sopravvivenza: nell’Italia degli anni Cinquanta era davvero così e un atteggiamento del genere è in parte rimasto nei confronti del Liceo Classico. Che in quasi ogni città raccoglie i figli della sua parte ‘bene’, o almeno la maggior parte di essi. Interessante, rispetto alla poetica di Rai Uno, il disprezzo assoluto che anche le quasi pezzenti Lenù e Mila nutrono nei confronti del popolo, che per loro non è una romantica astrazione ma una realtà rappresentata in primis dalle loro stesse famiglie, dove il problema non sono solo i soldi ma una serie infinita di piccole sottomissioni che alla fine creano una grande sottomissione. Lila coglie con chiarezza questo aspetto fin dall’infanzia, Lenù ci arriverà crescendo.

Con buoni ingredienti, a cui aggiungeremmo un’amicizia non stereotipata fra le due ragazze, il risultato è però purtroppo medio-basso. Abbastanza credibili le protagoniste, mentre sono tagliate e recitate con l’accetta, in zona sceneggiata, quasi tutte le figure maschili. La storia va avanti banalmente in maniera cronologica, evolvendosi con l’età dei personaggi, buttando lì i soliti riferimenti storici (quante volte abbiamo visto l’arrivo del televisore in casa?) e usando molti schemi delle soap: non a caso rimane la voglia di vedere come va a finire, e senza tante seghe mentali il segreto di ‘L’amica geniale’ è soprattutto questo. Una ben riuscita operazione di marketing editoriale, a partire dal mistero intorno alla figura di Elena Ferrante, in televisione più che guardabile ma assolutamente da Rai Uno. Per quel pubblico che negli anni Cinquanta sognava il riscatto sociale ma evidentemente non l’ha avuto, se sta guardando queste fiction.

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