Destinazione Palalido

24 Dicembre 2018 di Oscar Eleni

Oscar Eleni con cartelli di protesta ben visibili sotto la casa americana di Leonardo Di Caprio che elogia la Milano più verde, senza ancora sapere dello scazzo fra sindaco e ministri, senza sapere che davanti a casa nostra hanno tagliato quattro alberi bellissimi per costruire due palazzi. Il “povero” Leo maschera di ferro sul Titanic non è stato neppure informato da quelli del Sole che la città più vivibile, quella che si riempie la bocca di sogni olimpici, ha un’impiantistica sportiva da città ricca ed accattona. Milano la difficile per fare sport professionistico, chiedere a chi spiava le talpe in casa Milan, chiedere al santo bevitore Nainggolan dopo aver incontrato Marotta che deve bonificare l’Inter. Milanon milanin che manda le sue squadre a giocare fuori dazio. Il basket da record che piace a Pianigiani, già primatista con Siena, anche se non si dovrebbe dire, si esibisce, fra un cantante e l’altro, ad Assago e in Comune ti dicono che è proprio fuori di mano se il biglietto del metrò non è lo stesso che paghi in città. La pallavolo che aspetta sempre il Palalido Godot, una casa storica a cui hanno già dato il nome dello sponsor, ma non le chiavi per aprirlo dopo lavori iniziati tanto, troppo tempo fa, per credere che a qualcuno interessi davvero lo status civile per impianti sportivi nella città dove si beve e si mangia bene, dove si spende tanto, dove in effetti si starebbe anche bene, se non ci fossero in giro troppi tipi nostalgici da notte degli specchi.

Divagazioni aspettando il Natale del basket che sembrava una bella imitazione di quello che da tempo fa la pallavolo, ma ecco che quegli invidiosi del calcio hanno costretto i loro ricconi ad andare in campo anche sotto le feste dopo aver capito che la storia del panem et circences funziona benissimo anche adesso. Poi, parliamoci chiaro, nessun lavoratore prende così tanto come i professionisti dello sport mandati in campo durante le feste per straordinari di cui dovrebbero ringraziare. Si risparmiano riunioni familiari dove dopo dieci minuti prevale l’italiano medio di oggi, quello che dà la colpa a tutti gli altri meno che a se stesso, quello intollerante che sparerebbe volentieri, cominciando dalla portinaia, soprattutto se non ha ancora imparato a parlare meglio di qualche ministro, una cosa facile, ma se devi lavare i gradini del palazzo diventa già più difficile.

Dicevamo del basket che ci vuole tutti più buoni se dopo un primo quarto da 17-12 per la classica Milano-Varese ci è stato detto che stavamo guardando grande basket. Perché smentire o arrabbiarsi? Su, su, battiamo le mani come i tanti bambini che erano stati lodevolmente inviati al Forum dove sono arrivati in 12 mila, tre o quattro volte più degli altri come del resto questa Milano che può lasciare a sedere Micov e Gudaitis, due che valgono almeno 20 punti ed affini, senza pagare debiti anche alla fase rem, quella del sonno meritato per chi deve andare in campo quasi ogni due giorni, per chi giocherà altre 5 partite fino alla Befana. Meglio accorciare il brodo e sintetizzare con le pagelle la giornata numero undici della Milano immacolata e concepita dallo spirito santo.

10 Ad AVELLINO, la squadra, l’allenatore, il manager, il pubblico anche se 2.400 sono poca roba, soprattutto in stato di crisi, per come ha reagito dopo aver saputo la verità dalla proprietà. Perdere Cole non è stato poi così grave. Le mele è meglio averle quasi sane.

9 A MOORE e DELFINO che hanno dato a Larry Brown una notte di stelle nella Torino che ormai dubita del marziano, dimenticando la storia di un santone.

8 A PIANIGIANI per aver spiegato con i fatti cosa pensa del giocatore italiano medio: seduto in eurolega, sul campo e magari persino protagonista tipo Fontecchio del terzo quarto, qui da noi. Petrucci non avrebbe bisogno di altre spiegazioni sullo stato del sistema aspettando l’ordalia di febbraio contro gli ungheresi.

7 A BRESCIA come società per come ha reagito. Certo se anche il basket passerà ai ritiri punitivi ci troveremo davanti altre situazioni debitorie insopportabili anche se non è la prima volta che si fa ricorso alle maniere forti per chi ci beve troppo sopra.

6 A FORTITUDO Bologna, bella sfida vinta su Forlì del Valli al supplementare, e TREVISO che stanno animando, con la ROMA del Toti e del Bucchi nell’altro girone, un campionato di A2 davvero divertente, interessante, forse fotografia migliore e più realistica della situazione nel basket distratto che non controlla bene i conti e si trova spesso con società morose sul baratro.

5 A Mike JAMES l’uomo delle stelle per battere Varese perché sta facendo innamorare troppa gente del basket dove un cavaliere, che sia LeBron, Curry, Durant, Harden, o il Bramos di Venezia finalmente risvegliato, domina la scena e fa diventare gli altri soltanto pedine per scambi fugaci. Grandissimo, ma poi capitano notti come contro il Bayern o Gran Canaria, o quelle orribili dell’ultima Reyer.

4 A SASSARI per non aver considerato che la bonifica della squadra doveva essere supportata da innesti per reggere sui due fronti, campionato e coppa. A noi questa Dinamo piace tanto anche se per adesso è fuori dalle otto.

3 A Romeo SACCHETTI non tanto per aver perso contro Brescia in purificazione ma per il suo silenzio davanti a chi lo tratta comunque male anche se poi gli azzurri che ha portato quasi al Mondiale sono tutti più o meno in quarantena.

2 A Rick PITINO, un grande, che dopo Natale dovrebbe prendere in consegna le macerie storiche del Panathinaikos appena lasciato senza cena dall’Armani. Va bene che il denaro apre ogni porta, ma perché gente come lui, o come Brown, pensa che sia così facile vendere la medicina per tutti mali in questa Europa dei canestri?

1 All’ASSOCIAZIONE GIOCATORI che deve passare oltre i comunicati di all’erta davanti a troppe situazioni dove i debiti non vengono onorati. Sarebbe ora di urlare un po’ più forte e lo diciamo anche se non tutti gli associati meriterebbero di essere assistiti perché per molti sarebbero guai se le società volessero sapere dove passano le ore libere e cosa ci bevono sopra.

0 Alla CANTÙ che sembra davvero vascello alla deriva. Speravamo che la salvezza venisse da chi per anni ha creduto nel basket come veicolo per una città che non è mai stata soltanto un mobile da vendere. Temiamo che sarà una brutta valanga su tutto il nostro povero basket.

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