Milano-Cortina senza voto

15 Novembre 2018 di Stefano Olivari

I Giochi Olimpici Invernali del 2026 potrebbero essere i primi della storia, dopo i… primi (Chamonix 1924, edizione oltretutto ribattezzata come Olimpiade solo l’anno seguente), ad essere assegnati ad una candidatura senza nemmeno un concorrente. Delle sette candidature originarie, infatti, ne sono già sparite quattro: Sion, Graz, Sapporo ed Erzurum. Diversi i motivi dell’abbandono, ma significativo che in due delle quattro città il ritiro della candidatura sia stato politicamente imposto dal voto popolare.

A Sion si è davvero votato ed hanno vinto i no ai Giochi con il 64%, a Graz il comitato olimpico austriaco ha deciso di prevenire l’esito negativo di un referendum (già per Innsbruck c’era stato uno no della cittadinanza), mentre Sapporo ha preferito concentrarsi sul 2030 ed Erzurum semplicemente non aveva pronto alcun progetto. E le rimanenti? Calgary non ha ancora annunciato il suo ritiro, ma il risultato del referendum popolare (56,4% in favore del no) ha dato un segnale chiaro. Quanto a Stoccolma, nessun referendum ma un clima politico, al di là del fatto che ancora non ci sia un governo, non favorevole alla candidatura che così potrebbe slittare di nuovo dopo averlo fatto al giro del 2022.

Tolti i turchi, che avevano e hanno altri problemi, è significativo che dove si è votato abbiano vinto i no e che dove non si è votato la paura era che vincessero i no. Insomma, con buona pace di chi ritiene (noi, ad esempio) che un grande progetto trascini i tanti piccoli e anche la futura routine quotidiana (quanto è stato importante il 1960 per Roma?), nel 2018 la gente reale in maggioranza non vuole i Giochi e nei paesi civili può in vari modi esprimere questa contrarietà. Questo nonostante i nuovi Giochi costino molto meno che in passato e che il CIO sia di manica più larga per quanto riguarda impianti e distanze. Ma se la gente si scalda di più per la Champions League o per la settimana del tartufo non possiamo farci niente.

Certo un referendum a Milano e Cortina sarebbe stato un esempio di democrazia (non è un tema complesso: il sì e il no assumono subito un senso compiuto), come lo sarebbe stato a Torino e a suo tempo a Roma. In caso di vittoria del no arrivederci e grazie, la volontà popolare va rispettata, in caso di vittoria del sì le candidature sarebbero uscite rafforzatissime. Un grave errore non farlo, il referendum: a Roma fu addirittura un suicidio perché quasi tutti i sondaggi davano i sì in vantaggio nonostante il voto politico pro Cinque Stelle e dopo la manifestazione pro TAV non saremmo nemmeno così sicuri di un no dei torinesi. Il paradosso è che l’unica vittoria politica di Malagò, al di là dei riconoscimenti personali, potrebbe arrivare da Giochi su cui nella sostanza metterà il marchio una Lega che sta (peraltro giustamente) smantellando il CONI, terrificante pseudo-ministero che non aveva senso nemmeno nell’Italia di una volta.

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