L’anima di Craft

12 Novembre 2018 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla piazza milanese dedicata a Carlo Greppi, ex sindaco, facendo la fila per avere un biglietto d’ingresso nel teatro Strehler. Magari avessi seguito il cugino Rovatti, filosofo e cestista mancino, per stare a teatro con il grande triestino e Grassi e non in palestra. Quando si avvicinerà il suo compleanno, un giorno dopo quello che gli amici impuri e non ignari della rottura, vorrebbero farci festeggiare, Marco Paolini, genio bellunese conosciuto fra i prati di Fontane a casa Zambon quando recitava per amici del rugby, porterà in scena “Nel tempo degli dei”. Da fuori senti le voci, immagini le prove e arriva l’eco del suo messaggio per i finti martiri del sistema sportivo: fate attenzione agli dei, giocano pesante. Paolini ci dice anche: ricordate Ulisse (astuto più di Pianigiani e De Raffaele, un senese ed un livornese che vorrebbero tornare nelle loro terre, dello Spalletti denudato a Bergamo dal Gasperini che per gli interisti era la peste della famiglia Moratti) dei suoi tormenti e della voglia di tornare a casa. La scelta di restare umani, proprio adesso che sentirsi semidivini, anche con curricula taroccati, non appare più impossibile, almeno alla parte più ricca del pianeta.

Frasi per meditare come è capitato al Giganton che ha brindato con il Nuovo Timorasso dopo aver visto la sua Tortona battere Casale, ma, soprattutto, dopo aver ritrovato in panchina Marco Ramondino, uno bravo davvero come hanno detto in molti. Mentre tutti recitano la parte del martire e si fanno difendere, in assoluto dominio del sistema e del campo, da santi di Troyes, o da uno dei quatto santi coronati, gli scalpellini massacrati da Diocleziano, questo allenatore nato fra i lupi, sfortunato finalista in A2, ha ritrovato un posto a stagione iniziata proprio a Tortona. Ora capita che fra imbroglioni che si rotolano sui prati fingendosi moribondi, piloti di formula uno a cui andrebbe ritirata la patente come, del resto, a chi organizza gran premi così pallosi, ci sia ancora gente seria che bacia il proprio amore in pubblico anche se dello stesso sesso, esistano sui campi persone che non vogliono vincere ingannando, o, peggio, fingendosi poveri come quei miliardari che stavano in coda alla mensa comunale per risparmiare, come chi insiste perché la gente comprenda la fatica. In un finale tirato contro la sua ex Casale, ci racconta Daniele dei leoni, a 3 minuti dal gong l’arbitro assegna una rimessa a Tortona. Sbagliato. Ramondino lo sussurra all’arbitro che cambia decisione. I suoi ex tifosi lo applaudono, lui sorride, ma poi deve anche batterli e lo fa. Bella storia, assolutamente non al passo con i tempi se adesso ti dicono che non si può criticare, se ti suggeriscono di fare attenzione (a cosa?) aggiungendo, ma guarda un po’, che certi super eroi se ne fottono se li critichi, se non ti alzi in piedi e batti le mani gridando “Viva viva il direttor”. Dicono in Tibet che le reincarnazioni sono pericolose, eri il bello del reame e poi rinasci verme, criticavi tutto e tutti, combattevi per quelli che ti sembravano i più deboli e poi ti trovi a fare il capo tifoso di chi davvero non ha bisogno perché tutto è già scritto.

Chiedetelo alle avversarie della Juventus, domandatelo a quelli del basket che tifano Reyer o Armani. Lasciateci almeno la libertà di non vedere magie nella logica delle cose. Domenica prossima sapremo una verità sulle due padrone di questo campionato della palla in cesto. Siamo convinti che Milano sia meglio di Venezia, non soltanto perché è allenata da Pianigiani, abbonato felice alle vittorie con Siena e Olimpia, ultimo re dei magi ad aver visto le finale four di Eurolega quando il suo popolo cantava e la Verbena era meglio di tutto il contorno. Sinceramente non pensavamo che De Raffaele riuscisse a trovare soluzioni utili ai troppi galli nel pollaio così in fretta, ma intanto grazie per averci ridato Tonut. Sarà una sfida da studiare pensando al domani. Milano reduce dalla trasferta sul campo del Darussafaka, con due giorni in meno di riposo e un viaggio visto che Venezia sarà in casa contro Nanterre. Campo del Taliercio. Campo piccolo, soffocante, umidiccio, ma ci sarà la diretta della RAI e questa volta senza andare sotto scopa con il calcio. Casualità che va celebrata anche se per avere l’attenzione generale sarebbe stato più utile a tutti mettere la sfida in orario per copertura mediatica totale, quindi anche la carta stampata che resta, che esiste, che non è solo gineceo per prostituibili, anche se spesso si fa fatica a non crederlo. Pazienza. Sapeste quante volte abbiamo chiesto al presidente di Lega, prima Marino, ora Bianchi, di travestirsi da umile cronista, 20 euro a pezzo, dieci da lasciare al posteggiatore, per andarsi a sedere in tribuna stampa provando a lavorarci e poi, cosa più dura, trasmettere. Mai visti. Ci hanno soltanto detto che al convegno dell’ avvenire tutti bevevano dalla stessa coppa: quella delle illusioni.

Per fortuna di Venezia e Milano le due regine non avranno una settimana per macerarsi sulla sfida, tanto per non fare la fine di Higuain o degli interisti a Bergamo. Al basket gli spazi concessi dai soloni che se sapessero davvero cosa vuole il pubblico non continuerebbero a perdere copie. Venezia ha una panchina lunga come Milano anche se nelle due super partite contro Real, da +15, e CSKA da + 13, la fatica ha trovato sfiniti nella volata gli uomini di mister Pi. belli capelli e freschi con la bile in bocca almeno quattro giocatori che pure sul bilancio incidono per stipendi importanti. Giusti, dicono, perché quando li presero li consideravano importanti. O ci volete dire che questi convocabili in azzurro non valgono nulla? O, peggio, che non farebbero vincere nel club e neppure in Nazionale? Allora giusto che uno li lasci seduti, ma non è giusto che poi si chieda all’allenatore della Nazionale di vincere con quegli stessi uomini.

Per fortuna in giro ci sono italiani da combattimento che forse serviranno davvero. Belli i progressi di Ricci nel feudo di Cremona, molto interessante il ritorno al livello che doveva essere sempre il suo del Moraschini sul mare di Brindisi. Per avere il tempo di leggere “Una vita un’impresa”, il librone Mondadori su e di Ernesto Pellegrini, con prefazione di Ferruccio De Bortoli, meditando sul problematico messaggio della copertina “Grazie all’Inter ho trovato il senso vero della fede” andiamo a   alle valutazioni di questa settimana.

10 Per Aaron CRAFT perché quel suo finale con i crampi per dare la prima vittoria dell’anno a Trento, dove è fortunatamente tornato in tempo dopo aver cercato l’oro altrove, ci ha commosso. Cari dirigentoni i giocatori si scelgono cercando nella loro anima, non nelle statistiche. Una volta lo facevano, certo erano uno, due per squadra, ma serviva.

9 A Marco RAMONDINO, allenatore di Tortona che in un finale tirato ha preferito essere leale dicendo all’arbitro che la rimessa assegnata ai suoi era di Casale. Uno che meritava grandi panchine, tornato in pista a campionato in corso, sempre in A2, ora si ripropone sulla scena. Per fortuna.

8 A RICCI e MORASCHINI che insieme ad ARADORI hanno dato un senso tutto italiano alla giornata che porta verso la sfida fra le imbattute Venezia e Milano. Non sparite e non fateci pentire.

7 All’ARMANI europea che in Eurolega, il suo vero ed unico cimento, ha trovato un posto al sole. Ora prevedere che possa essere fra le 4 elette a Vitoria per le finali sembra esagerato, ma gli stessi che si lamentano se non applaudi a tutto quello che ci regala la nobil casa, dentro e fuori dal campo, avvisano che nei play off se troveranno Madrid, Mosca, il Fener, non ci sarà speranza. Vero, ma da quinti si può correre contro una ipotizzabile quarta che sarà greca.

6 Al COLE avellinese che sembra aver dato slancio alla squadra pensata in estate e criticata ai primi di autunno per la sua non difesa. Contro Varese, a Masnago, prova solida, attenti a chiuderla fuori dalla porta troppo presto.

5 A Pino SACRIPANTI se dovesse andare da Alberto Bucci o DALLA SALDA per chiedere un indennizzo fegato per la fatica che deve fare a rimediare partite nate storte come in coppa o come contro Cantù. Il dottor Stranamore gli risponderebbe come faceva Porelli con lui: “Bucci non mi rompa, vada tranquillo, la società sarà sempre pronta a proteggerle le spalle anche contro i finti professionisti”.

4 Alle SOCIETÁ che cercano il salvatore sul postal market dopo aver sbagliato nelle scelte, dopo aver risparmiato sul settore medico fisioterapico. Sapendo che al massimo sarà una corsa a due, perché non gettare basi pensando davvero al futuro?

3 Agli ANARCHICI di CANTÚ che sembrano giocare soltanto per loro stessi, mai per la squadra. Buttare via una partita come quella di Bologna, contro una Virtus che sembrava reduce da incubi notturni, salvata dalla gioventù di Pajola e Cappelletti, è stato davvero un peccato che quest’anno si è ripetuto troppe volte.

2 A Luca VITALI, il vero fosforo di Brescia, perché soltanto lui sul campo può far ritrovare la strada giusta ad una squadra che di certo si è indebolita rispetto all’anno scorso, ma che ha dentro ancora gente sana.

1 Ai JOHNSON di PISTOIA che non trovano sintonia con un pubblico deluso. Loro si impegneranno anche tanto, ma la squadra è in pericolo e la società è piena di tormenti. Giusto non sentirsi gli unici colpevoli, ma tengano la rabbia pe i veri nemici. Gli avversari.

0 A Peppe POETA se prima di andare dal santone Brown a giurare che la squadra si impegna, contrariamente a quello che pensa lui, non avrà guardato in faccia i suoi compagni in spogliatoio. Temiamo che il grande Larry abbia ragione, ma forse doveva accorgersene quando ha accettato questa scommessa senile in un mondo dove a parole tutti sono bravissimi, ma poi c’è il quotidiano, il campo, ci sono gli avversari. Cara Torino, cara Fiat, fate in modo che un grande allenate non scopra chi siamo davvero.

Share this article