Cinque secondi per Raffaella Masciadri

26 Novembre 2018 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla dolorosa piazza bresciana della Loggia in muto silenzio per la morte di Bernardo Bertolucci, in riverente attesa di sapere dai membri del governo come organizzarsi davanti alle edicole dello sport. Siamo nella fase dove chi comanda ha un pensiero su tutto e, come il mellifluo cardinale che doveva incoronare Giorgio Sesto, si presentano al mondo calpestando chi proprio non riesce a capirli (accidenti, Gattuso non meritava un ministro oltre al vecchio presidente in soglio sulle due punte), sussurrando alle penne in affitto che devono essere consultati su troppe cose per credere che ne facciano bene almeno una. Anche sui cambi in un campo di calcio, per questo c’è tanto panico sentendo parlare di riforma dello sport con amputazione del Coni a cui resteranno le briciole per la preparazione olimpica, anche se appare evidente che per la squadra da mandare ai Giochi del 2020 ci saranno interferenze. Tutti uomini da buttare quelli che hanno aiutato un paese calciocentrico, senza sport nella scuola, a credere di essere davvero sano nella mente e nel fisico perché ogni tanto trova una Brignone abile nello slalom gigante, un bronzo persino nel curling, medaglie a gogo nella solita scherma e se i rugbisti vengono grattugiati dai Tutti Neri almeno le ragazze si rifanno sul Sudafrica?

Sarebbero giorni per meditare rivedendo Novecento e cercando di capire l’Ultimo Tango, senza burro, magari per leggere bene le interviste a due bei giganti del calcio come il Vialli che batte la chemio o lo Javier Zanetti oggi vicepresidente interista che prova ribrezzo per il calciatore scialacquatore che nega un autografo, turbato come tutti dal disastro del Boca-River fermato dagli stessi che qui si divertono a gridare merda quando il portiere rinvia e da stonati quali sono contenti del loro razzismo e della totale stupidità. Uomini da buttare ce ne sono in tutti gli sport, ma non certo quelli che le hanno illuminate, queste discipline, e Juri Chechi lasciato fuori dalla porta con Cassina, nel giorno in cui la ginnastica annunciava la sua festa per i 150 anni fa pensare male, anche dopo mille scuse e troppe spiegazioni non richieste. Come dicono i giornali che vedono un futuro migliore, anche in mezzo al festival dei pasticcioni, la politica c’è sempre stata nello sport. Vero. Ma, attenzione, l’abilità è stata quella di non lasciarle invadere la terra del sapere, quella del campo dove si allena, si soffre, si pensa, si crea. Dicono che non ci sono pericoli anche se questo tiro al piccione con gli allenatori, così facile nel calcio, crea disagio perché si ha l’impressione di essere al bar un po’ per troppe cose, anche sul domani di cui, si sa, non esiste certezza.

Uomini da buttare ce ne sono in ogni sport, figurarsi se il basket poteva non avere la sua raccolta differenziata come ci annuncia, sorridendo (ma va?), il presidente di Lega Bianchi parlando della rivoluzione nelle trasmissioni televisive con il lavoro in proprio degli stessi legaioli. Il simpatico senese ci fa sapere che il basket deve tornare a farsi notare, uscendo dal recinto di questi ultimi anni. Giusto. Scusate, chi ha governato negli ultimi anni? Non fate anche voi come quelli che danno la colpa agli antenati, ai nipoti degli antenati. Ci ricordiamo bene delle coppe dove le società italiane erano protagoniste, dei pienoni, delle medaglie di una Nazionale che ora viene esposta al vento e nella piazza bresciana lo sanno benissimo, temendo il giovedì di Erode nel palazzo dove la squadra semifinalista l’anno scorso ha trovato punti per staccarsi dal peggio, ma non quelli che servono per stare dove c’è il meglio che è poi la coppia Milano-Venezia. Soprattutto dopo la ripassata della Reyer a quelli di Avellino, nel palazzetto dove c’erano poco più di tremila persone, nella sfida di vertice dove una presunta pretendente ha segnato 49 punti contro una difesa che Milano aveva già fatto diventare peggio del Mose e che in Svizzera non è andata tanto meglio.

Uomini da buttare quasi tutti quelli che Romeo Sacchetti ha chiamato per completare il non impossibile assalto alla diligenza che porta al mondiale cinese. A parte Tonut e Biligha non c’è uno che abbia convinto davvero cominciando dal suo Ricci per finire a Filloy e Flaccadori. Gli ha mandato davvero due giocatori svuotati come Fontecchio e Burns il Bobby Solo Pianigiani con le sue lacrime europee, questa smania di giustificare e giustificarsi dove non c’è bisogno (Sappiamo cosa è il Barca), il regno della lagna e della lacrima sul viso, mentre concordava con la servitù la modesta cena da servire a chi giustifica le poche sofferenze di eurolega con la differenza di denari messi sul tavolo, salvo poi indignarsi se fai lo stesso discorso per il campionato italiano dove Milano ha in tasca il doppio di Venezia, cinque volte più di tutte le altre, compresa la Bologna dove il signore del caffè potrebbe davvero correggere la nobile Virtus. Non ci sarebbe da essere tanto allegri se non sapessimo che la Lituania, già qualificata, non sta molto meglio di Azzurra Fremebonda e che nel giovedì della discordia, FIBA e ULEB andate a scopare il mare, in Kaunas-Milano di eurolega ci saranno molti che avrebbero potuto e dovuto essere a Brescia.

Uomini da buttare come il Marco Crespi che è andato proprio a cercarsela questa lavata di faccia con il sapone da mangiare per come ha gestito l’ultima partita in Nazionale della Masciadri che non chiedeva davvero molto: giocare, magari sul più 20, stare in campo come sa e come può anche a 38 anni perché se non era d’accordo sulla passerella della capitana doveva dirlo subito. Al Petrucci smanioso. A se stesso. Il Curierun gli ha dato un bel liscio e busso. Meritato. Una maschera da intellettuale comprensivo bruciata chissà perché in una notte festosa dove, certo, gli giravano per la crisi che ha permesso alle svedesi di tornare in partita.

Cosa dovrebbe dire allora il Meo Sacchetti per quello che è accaduto al Forum? Sorvoliamo, diceva il barone, lo fa anche lui. Si è visto bene come l’Armani-Juventus tratta la materia campionato italiano: Allegri è avanti di 8 lunghezze, Pianigiani potrebbe già sedersi ad aspettare di sapere chi sarà la seconda. Si è capito che l’Olimpia con i guanti e le pantofole se si pente e si spoglia travolge tutto: da meno nove a più dieci in 4 minuti. Poi certo la stanchezza, che sembra non avere avuto il Barca trionfatore invece su un Real che batte in testa, o il Gran Canaria fanalino di eurolega che ha maltrattato l’Estudiantes fanalino dell’ACB. A proposito di azzurri spenti, anche il richiamato Ale Gentile non è andato benissimo: 4 punti in 16’ con un 2 su 9 al tiro, poco meglio del fratello che nella caduta di Sassari a Trento di punti ne ha fatti 2, tirando 2 volte soltanto. Avanti con gesso e lavagna, servono i voti che riassumono dopo una settimana di cattivi pensieri.

10 Al CRAFT di Trento perché da quando c’è lui la montagna sembra più bella, lo capisce la gente che applaude il Melinda, le sue gote sembrano mele appena colte, anche quando sbagliava 2 liberi, col secondo non prendeva neppure il ferro, mentre Sassari si avvicinava minacciosa. Lui, come Forray, ne avrebbero di cose da insegnare ai Flaccadori e agli Jovanovic.

9 A Romeo SACCHETTI che guarda con il sorriso a tutto, non se la prende con nessuno, neppure con arbitri in media con la miseria nazionale, ottimista anche se chi lo ha preso di mira, pure fra i colleghi spioni, gli ha servito sul piatto giocatori freddi e non mangiabili.

8 A RAMAGLI e CAGNARDI, il primo sta ridando vita a Pistoia, il secondo purtroppo è in una brutta palude con Reggio Emilia, perché nessuno dimenticherà, come si potrebbe, che ad un certo punto c’erano in campo quintetti con 4 italiani per parte.

7 Al Cedro GALLI che sta portando Pesaro addirittura fra le prime otto. Strada difficile, tanti tormenti, soltanto 3.800 in tribuna per una sfida che un tempo era storia con la Virtus, ma lui sembra aver trovato le corde giuste per avere una squadra e non soltanto dei nottambuli tristi come molti suoi colleghi, cominciando dal povero Larry Brown.

6 Al CAVALIERO che incarna benissimo lo spirito di questa Trieste che vive il suo ritorno in serie A nella maniera giusta, senza smanie, senza cercare quello che non serve per crescere e in questo DALMASSON, come BUSCAGLIA, è davvero un artigiano di qualità.

5 Al BIANCHI presidente di Lega se non ci farà avere subito un dossier sulle colpe, con nomi e cognomi, di quelli che hanno preceduto questa fase del basket offerto come un altro sport.

4 Ai CONVOCATI di AZZURRA FREMEBONDA se a Brescia porteranno soltanto il loro cattivo umore, se chi è comparsa e diventa titolare non coglierà l’attimo, anche se, diciamolo chiaro, la qualificazione mondiale è il minimo, ci vanno cani e porci.

3 Agli ARBITRI che fanno multare società, Sassari sembra recidiva, per mancanza d’acqua calda in spogliatoio. Fate finta che tutto funzioni, così avrete anche tempo per scoprire che la VAR non serve per stare più tempo in diretta.

2 Alle benedettissime emittenti televisive, EUROSPORT, santificato sia il suo Player, RAI, la matrigna della notte, e SKY, maledetto il giorno in cui si sono convinti di avere l’oro con la NBA, perché il triplete più o meno alla stessa ora sembrava manna, ma forse era guano di piccione.

1 A TORINO che continua a perdere e a SASSARI con continua a camminare confusa. Vedere un grande come BROWN, anche se qui, sicuramente, diranno che è più bollito che geniale, o un talento come ESPOSITO così incompreso da giocatorini con pochissima anima ci fa stare male.

0 A Marco CRESPI perché se merita il massimo per la qualificazione europea non può arrampicarsi sugli specchi nel caso Masciadri. Certo che 5 secondi alla fine sarebbero stati un contentino da oratorio, ma è tutta la gestione della vicenda, dalla convocazione alla partita che fa venire male ai denti.

P.S: Caro Bianchi con Cantù alla deriva ci state mostrando il nuovo che disavanza?

 

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