Riportiamo Gentile in campo

22 Ottobre 2018 di Oscar Eleni

Oscar Eleni da San Mauro di Romagna per capire meglio i versi di Giovanni Pascoli a cui nel 1932 fu dedicato questo paese poi distrutto dalla guerra. Ne avevamo bisogno, anche se comprendere versi come questi sembra facile adesso che stiamo volentieri ai piedi delle nostre pallavoliste d’argento. Eccovi la voce inquietante del grande socialista nato nel giorno di San Silvestro.

Nascondi le cose lontane,

tu nebbia impalpabile e scialba

tu fumo che ancora rampolli

su l’alba

da lampi notturni e da crolli

d’aeree frane.

Non vi sembra d’attualità e poi lui, il Pascoli con la sua cavallina storna, ci ha fatto pensare con tristezza anche al cavallo abbattuto nel Palio straordinario di Siena, ma anche al magnifico castrone Ramorex che ha portato il cencio alla Tartuca, carapace indiana con nodi Savoia e margherite, nella contrada più antica, in quella sede che esiste dal 1684. Ci abbiamo pensato tanto a Ramorex, perché ha vinto dopo che Tempesta, il fantino caduto al secondo giro, lo aveva lasciato andare libero. Messaggio inquietante per tanti allenatori, soprattutto per quelli che stanno andando male o malissimo, dal madrileno Lopetegui al povero Ventura che ha rivoluto la bicicletta e col Chievo si è trovato senza ruote e pedali.

Attenti bella gente: se cominciano a vincere i cavalli scossi, quelli che disarcionano l’uomo con il nerbo, sono guai. Sapete come sono i giocatori. Da sempre, purtroppo anche molti campioni che devono tutto a uomini capaci di guidare purosangue bizzosi e brocchi presuntuosi, mettendoli insieme, eh sì, giurano che l’allenatore conta poco. Magari è vero, peccato che non facciano lo stesso ragionamento su altri personaggi dello sport che diventano importanti perché fanno guadagnare. Certo che contano, ma il cavallo scosso, ricordatevelo, un giorno potrebbe anche scoprire che può arrivare alla biada tutto solo.

Non è un cavallo scosso questa Armani che ora fa paura alle grandi dell’Eurolega, non lo è neppure quando per la passeggiata defatigante e di salute contro Pistoia sbaglia le scarpe e si fa venire qualche vescica. Certo bravi quelli di Ramagli, che lotteranno fino alla fine per la salvezza, speriamo lo capiscano i dirigenti inquieti che vorrebbero zamparinizzare l’allenatore, peccato che i loro 83 punti non siano serviti a molto contro la macchina da guerra di Re Giorgio che ha scoperto persino di avere in Fontecchio una probabile risorsa, quasi più del Della Valle che continua a non capire le regole del basket al piano di sopra, ma non è colpa sua, ora Milano dimostri di saper anche educare oltre che dare tutti i conforti.

Non sembra un cavallo scosso neppure la Virtus di Pino Sacripanti dove ci dicono, lo giurano, hanno visto l’Aradori dal braccio pesante, con percentuali sempre misere, diventare protagonista in difesa. Una buona cosa, ma temiamo che si tratti soltanto dell’adattamento alla vita nuova imposta dal Pino nella Virtus che con due pedine in più darebbe fastidio a tutti. Certo era la giornata delle benedizioni per la Bologna smaniosa di tornare al centro del villaggio cestistico e anche nell’anticamera del calcio che conta: vittorie in trasferta, su campi difficili, per le V Nere in A1, per la Fortitudo a Treviso in A2, pareggio in rimonta per il povero Pippo Inzaghi che spesso vorrebbe mangiarsi qualche bella gioia in rossoblu al posto della solita bresaola.

Non era un cavallo scosso la nazionale di pallavolo femminile che ha fatto dormire malissimo gli invidiosi di casa Italia, ramo CONI, dove, finalmente, si sono liberati del commissariamento alla federazione calcio (abbiamo sofferto per il galantuomo Roberto Fabbricini vaso di coccio fra gente di scarsa cultura sportiva) anche se presto torneranno a litigare, anche se sul nuovo presidente siamo fiduciosi (sensazioni, dopo le interviste al Curierun e alla Rai), certo più del Tommasi che vorrebbe i calciatori in barricata. Certo gli 8 milioni che hanno visto la finale in diretta televisiva dal Giappone sono il rospo di fine stagione per le federazioni non virtuose, da zero tituli, forse anche per l’incauto che utilizzando le ragazze stupende di Mazzanti, provate voi a tenere in panchina vostra moglie che, fra l’altro è anche una giocatrice eccellente, ha messo una bottiglia proprio davanti agli splendori multietnici della squadra, Egonu e Sylla scelte fra le migliori del mondiale. Dicono che è stata casualità, ma, cara gente, in un momento storico come questo dove i marrani sperano sempre di salvarsi dicendo che hanno fatto una goliardata, dove i peccatori trovano una scusa e un colpevole altrove, cercate di berne di più di quell’acqua per avere le idee chiare.

Cavalli scossi che hanno qualità, ma nel calcio a Chievo, nel basket a Trento, Brescia ed Avellino è difficile vederlo questo talento e ci fa rabbia sentire che, come prevedeva il rivoluzionario all’osservatorio Pea, potrebbe saltare qualche allenatore, no, non Ventura di sicuro perché tutti hanno capito che a Chievo c’è troppo pane secco ed è finito il pan d’oro. Dicono che Trento, più di Avellino, guardi dubbiosa il lavoro dell’allenatore di due finali scudetto. Sarebbe triste. Giocatori sbagliati, sostituti di campioni quasi veri con apprendisti. Faticoso ritrovare un senso della misura e del gioco. Ci dispiace che Avellino faccia i capricci, ma certo se i giocatori pensano che la difesa sia soltanto una seccatura, be’, allora qualcosa puzza dalla testa. Non ci sorprende la crisi di Brescia, anche per Diana al posto del caviale hanno preso uova di lompo.

Pagelle da scrivere, ma non prima di aver ringraziato il Galbiati di Torino che ha fatto finta di non sentire le offese di un avversario cresciuto male anche se gli hanno dato molto pane e troppo miele, che nel dopo partita, nella tana bigia del Pala Bigi, dove Cervi non è mai stato in foresta, ha giurato di avere trovato ispirazione dalle telefonate con il convalescente Larry Brown che lo consiglia e lo benedice dagli Stati Uniti.

10 Ai TELESPETTATORI che hanno scelto Reggio-Torino invece del derby meno palloso del previsto e con finale velenoso come sognato da chi ha vinto, temuto da chi ha perso: un gol in tempo di recupero. Nei peggiori bar del tifo addirittura si sogna sempre un rigore inesistente a tempo scaduto sbagliato dall’avversario (cfr. il Beffe Viola migliore). Non è vero che Inter-Milan interessava soltanto i 78 mila di San Siro (coi 5 milioni d’incasso in una serata, dite la verità, quante squadre e federazioni farebbero una vita diversa). Lo giurano persino nelle case dove hanno litigato, non tanto speriamo, per vedere Fazio e il sindaco di Riace che sembrava Zapata davanti a Porfirio Diaz.

9 Al TAYLOR scatenato di Bologna che ha dato una scossa vera alle Vu Nere senza il pivot titolare. La forza di Sacripanti, la società… insomma quasi quasi potremmo dire che Basket city è tornata, soprattutto se alla Fortitudo non avranno fretta di cambiare o recuperare.

8 Ai TRE DELL’AVE MARIA di Milano che hanno fatto il capolavoro di Atene: Micov, James e Nedovic sono davvero speciali e se non ci saranno distrazioni forse riavremo una società italiana fra le prime quattro, ambasciatrice per avere una seconda rappresentante in eurolega, la nostra NBA.

7 A Jordi BERTOMEU e all’ULEB per aver ricordato con un minuto di silenzio Patrick Baumann il segretario generale della FIBA con cui hanno purtroppo litigato per quelle finestre mondiali che restano un errore.

6 A DALMASSON ed ESPOSITO che battono un colpo forte quando sembrava che TRIESTE e SASSARI fossero intrappolate dai chiacchieroni del bordo campo, da chi trama sempre.

5 A PETRUCCI, al BASKET ITALIANO, ai finti AMICI e PROTETTORI, se qualcuno non troverà una soluzione per riportare Ale GENTILE sul campo, lontana dai suoi fantasmi che gli fanno giocare partite sbagliate. Avendo così pochi talenti cerchiamo di non sprecarli soltanto per ripicca.

4 A Vittorio GALLINARI che non può vendicarsi delle amorevoli critiche di Mike D’Antoni ai tempi in cui la uno-tre-uno era più elettrizzante dei bambini cotonati messi al centro di un Palazzo, usando il braccio finalmente sano di Danilo. Certo Houston non è quella sognata da Arsenio e la caduta a Los Angeles coi Clippers, anche dopo aver battuto LeBron e i Lakers, dopo la rissa, ci fa pensar male sui nuovi acquisti texani.

3 A BRESCIA e TRENTO perché eravamo sicuri che queste due bellissime società non avrebbero mai vissuto in carestia. Delusi dalle loro campagne acquisti, delusi da certi giocatori, ma, per favore, non fatevi stregare da chi se la prende sempre solo con gli allenatori.

2 Ai DIFENSORI D’UFFICIO dei giocatori italiani anche quado giocano davvero male: non tanto per gli errori al tiro, ma per gli atteggiamenti, ed esaltarli per giocate facili è voler loro più male di certi allenatori che hanno sposato da tempo la causa di Erode e pensano di salvarsi con quintetti che subito stravolgono, appena si accorgono che non era il caso.

1 Al VUCINIC di AVELLINO per essersi fatto sorprendere da giocatori che pensano soltanto alle statistiche, ad avere carte decenti per un nuovo impiego. Doveva saperlo, lui, come Alberani, ma c’è tempo per rimediare.

0 A SACCHETTI e CREMONA per il flop casalingo pochi giorni dopo averci stupito per una nuova edizione della Vanoli operaia che sembrava anche più bella di quella che si è vista l’anno scorso. Certo questa CANTÙ va presa con le molle perché Jefferson e Casey farebbero la fortuna di tante squadre e battere la squadra di Pashutin sarà sempre difficile, non soltanto per chi non capisce il russo.

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