Perché gli scioperi sono sempre di venerdì?

24 Ottobre 2018 di Indiscreto

Venerdì prossimo, 26 ottobre 2018, sarà una giornata di scioperi in tutta Italia con modalità differenti a seconda delle zone e delle categorie. I principali sindacati hanno infatti proclamato una giornata di astensione dal lavoro per manifestare contro con un po’ tutto, anche genericamente ‘Contro le disuguaglianze’.

A fare più notizia è ovviamente lo stop del trasporto pubblico (a Roma i mezzi Atac dovrebbero circolare fino alle 8.30 e poi dalle 17.00 alle 20.00, a Milano quelli ATM fino alle 8.45 e poi dalle 15.00 alle 18.00), ma si potrebbe parlare anche di Rai, nettezza urbana, scuola, eccetera. Impossibile per noi umani entrare nel merito di ogni singola rivendicazione, ma senz’altro possibile porsi una domanda popolare e populista: perché quasi sempre gli scioperi in Italia avvengono di venerdì?

Le spiegazioni possibili sono diverse. La prima, da cui discendono tutte le altre, è ammessa da ogni sindacalista onesto: al venerdì le percentuali di adesione allo sciopero da parte dei lavoratori normali, quelli non militanti nel sindacato, sono molto più alte. Per motivi borghesi, anche senza la possibilità di organizzarsi il fine settimana per chissà quali viaggi, visto che attaccare il venerdì a sabato e domenica risulta più comodo a tutti. La seconda spiegazione è che in molte realtà per così dire garantite, anche private, il venerdì è il giorno in cui in ogni caso si lavora meno: provate a prendere un appuntamento presso la vostra banca o la vostra assicurazione il venerdì pomeriggio, a volte ci riuscite ma più spesso no.

La terza spiegazione è logistica: in caso di megamanifestazioni a Roma il sabato, non è che i manifestanti arrivino dalla Sicilia o dal Friuli con il jet privato, anche se molti manifestanti (come del resto gli iscritti ai sindacati) sono pensionati e neppure da pochi anni, quindi potrebbero viaggiare anche di mercoledì. La quarta spiegazione è mediatica: per motivi mai totalmente chiariti (ma uno di questi motivi è senz’altro il fancazzismo) il venerdì è un giorno in cui vengono programmati meno eventi, nei campi più vari, quindi nei telegiornali del venerdì sera e nei quotidiani del sabato lo sciopero e i suoi effetti hanno di solito più risalto rispetto a quanto avrebbero con un’altra collocazione.

Tutte spiegazioni parziali, che certamente lasciano indifferente la massa di chi non può e non vuole scioperare, per due motivi opposti: o perché ha un padrone propriamente detto, con il fiato sul collo, o perché non ne ha nessuno. Di certo i principali danneggiati dallo sciopero sono gli appartenenti a questa massa proletaria (il fatto di essere davanti a un computer 12 ore al giorno non la rende meno proletaria, anzi), che anche volendo ribellarsi non saprebbe contro chi farlo. Contro un singolo farabutto? Contro il sistema cattivo? Partite Iva che in questi magici venerdì non possono lasciare i figli a scuola, non possono prendere l’autobus, non possono rifiutare alcun lavoro perché “Tanto sei un collaboratore”.

Lo sciopero ha ancora un senso, se è contro qualcosa o per qualcosa di specifico. Se è generico, solo per far credere a qualche sindacalista di contare qualcosa (CGIL a parte, le dichiarazioni sulla vendita della Magneti Marelli sono state ridicole), è un attentato contro il lavoro. Per renderlo un po’ più credibile si potrebbe programmarlo al giovedì, anche se andrebbe a confliggere con l’Europa League.

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