Moka o cialda?

29 Ottobre 2018 di Indiscreto

La crisi della Bialetti, la storica azienda che ha inventato la moka, è decisamente grave se la società di revisione non è riuscita ad esprimere un giudizio sull’ultimo suo bilancio consolidato semestrale. Allo scorso 30 settembre Bialetti Industrie Spa aveva una liquidità di 520 mila euro e un indebitamento di 40 milioni, ma senza entrare in aspetti aziendali (avevamo letto di un fondo di investimento interessato) e finanziari è evidente che a livello di mercato il principale problema è stato l’uso sempre più diffuso delle macchine da caffè in cui mettere cialde e capsule, dalla Nespresso a tutte le altre. Non che la Bialetti non abbia provato a riconvertirsi: il punto è che non ci è riuscita, rimanendo a metà del guado.

La Bialetti è una realtà che dagli anni Trenta è entrata nell’immaginario collettivo dei bevitori di caffè con la moka inventata da Alfonso Bialetti, un oggetto quasi perfetto che nel dopoguerra sarebbe stato esportato nel mondo dal figlio Renato grazie anche ad una serie di pubblicità storiche, fra cui quella di Carosello con l’indimenticabile omino con i baffi. La storia dei Bialetti come industriali finisce nel 1986, con la cessione alla Faema e l’uscita di scena di Renato Bialetti che se ne andrà a vivere in Svizzera (è morto nel 2016). Qualche anno dopo un nuovo cambio di proprietà e la fusione con la Rondine, azienda bresciana della famiglia Ranzoni, più altre vicissitudini (con il tentativo di entrare nel mercato delle capsule) strane per un marchio così forte e così radicato nelle case degli italiani: non esiste infatti persona che non abbia o abbia avuto una moka Bialetti. Un dettaglio da non trascurare è che la Bialetti Industrie sia quotata in Borsa dal 2007, quando nel suo azionariato entrarono fra gli altri i Della Valle (con il 10%) e Montezemolo: 2,5 euro ad azione, con collocamento curato da Unicredit (il tocco di classe è che la banca fosse fra i principali creditori di Bialetti, un grande classico dei collocamenti). Adesso Bialetti vale 0,31 euro, cioè il 12,5% rispetto a 11 anni fa… Una tappa dolorosa (soprattutto per gli operai italiani) nel 2010, con la chiusura dello storico stabilimento di Crusinello, vicino a Omegna, per andare a produrre in Romania e Turchia, e poi l’arrivo ai giorni nostri fra annunci e piani di rilancio improntati al fighettismo e agli shop (nel settore del caffè una tendenza irreversibile) più che al prodotto.

Tutte queste profonde riflessioni per arrivare al nostro ‘Di qua o di là’, strettamente legato a uno dei primi gesti che facciamo al mattino. Meglio il caffè da mettere nella moka, mezzi assonnati, o l’automatismo di mettere un cialda in una macchina e schiacciare un tasto? Non c’è un bene o un male, non è che il passato della Bialetti sia necessariamente meglio del presente Nespresso o viceversa: siamo proprio di fronte a un caso in cui le preferenze sono personali e non imposte da un sistema. Da una parte si consuma gas, dall’altra elettricità, niente è gratis. Di sicuro influisce anche il numero di persone per cui produrre caffè, o derivati, ed il tempo a disposizione per la colazione. A dirla tutta ci sono anche molte persone che non fanno colazione a casa, ma questo è un comportamento che non riusciamo nemmeno a concepire. Quindi il ‘Di qua o di là’ è direttamente sul caffè: moka o cialda?

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