Lo scherzo della Colombari presidente

5 Ottobre 2018 di Stefano Olivari

Martina Colombari presidente della Divisione calcio femminile della FIGC? Non è uno scherzo, come abbiamo pensato appena la notizia è circolata (Corriere della Sera, martedì mattina), ma uno scenario che da verosimile è diventato quasi vero visto che la Miss Italia 1991, il cui unico punto di contatto con il calcio è il matrimonio con Billy Costacurta, si è trovata dalla sera alla mattina ad essere il candidato unico per questa carica all’assemblea elettiva della Divisione calcio femminile, appunto, prevista per martedì prossimo. L’aspetto surreale della vicenda è stato sottolineato anche dal nome dell’altro candidato (solo mediatico, però), Walter Veltroni, ritiratosi prima ancora di prendere parte alla corsa (come Moratti per la FIGC) perché in Italia, si sa, piacciono le candidature condivise e non quelle divisive. Non sia mai che si vada a votare, con qualcuno che vince e qualcun altro che perde…

Ma come nasce la candidatura Colombari? Non è banale ricordare che Costacurta pur avendo ripreso il suo posto a Sky Sport (dove degli ex calciatori è fra i migliori, perché qualche concetto lo esprime) è tuttora vice commissario della FIGC per volere di Malagò e che quindi almeno fino all’elezione del Gravina della situazione lui e il commissario Fabbricini continueranno a governare il calcio italiano, che decisamente non li rimpiangerà visto che hanno fatto sembrare Tavecchio uno statista. Certo nemmeno in Italia, terra promessa del familismo, tutti i mariti raccomandano le mogli per un posto per cui non hanno le qualifiche…

Ma è interessante notare che l’operazione Colombari sia stata gradita non solo a suo marito, ma anche a Michele Uva, tuttora direttore generale della FIGC nonostante l’impegnativa (?) vicepresidenza UEFA,  e ad alcuni club femminili capeggiati dalla Juventus, che nel calcio femminile crede molto, seguita da quasi tutti i club di A che ormai hanno proprie emanazioni o altri club affiliati. E lo spazio mediatico dato ultimamente a questo orrendo spettacolo dimostra che a livello politico qualcosa si è mosso sul serio. Insomma, la Colombari non per dirigere il calcio femminile o per, spariamo, nominare il c.t. azzurro, ma come donna immagine per far parlare di questo mondo. Se il nome scelto fa abbastanza ridere pur non essendosi finora attirato grandi critiche (l’accusa di sessismo è dietro l’angolo), è comunque interessante che i grandi club maschili cerchino di prendere in mano la situazione delle donne dando visibilità al loro torneo. È un buon treno, ma la realtà dice che non si possono costringere gli spettatori a guardare questa roba.

Cosa accadrà adesso? L’assemblea della FIGC si terrà il 22 ottobre ed è quasi impossibile che la presidenza possa sfuggire a Gabriele Gravina, visto che l’aritmetica non è un’opinione: Dilettanti (34% di peso) più Serie C (17) più allenatori (10) più arbitri (2) fanno già il 63%, con tanti saluti a chi effettivamente tiene a galla il sistema, cioè i grandi club di serie A. Che saranno cattivi e cinici, però mai quanto i ras di provincia che vivono di assistenzialismo (nel calcio si chiama mutualità) per poter pagare trentacinquenni bolliti. Personaggio in cerca d’autore è Beppe Marotta, senza sponsorizzazioni diverse dal suo lavoro vincente in contesti diversissimi fra di loro, ma il modo in cui si è chiuso il suo rapporto con la Juventus potrà permettergli in FIGC al massimo di essere un super direttore sportivo (quale è) con poteri molto circoscritti. Possibile che glielo propongano, stando al suo entourage difficile che accetti anche se non ha al momento altro in mano, al di là della ricca buonuscita bianconera. Niente da fare neppure per Massimo Moratti, nonostante il forte sostegno della triade Agnelli-Zhang-Pallotta: la serie A conta per il 12% e nel resto del calcio nessuno invoca la sua presidenza. Tornando al calcio femminile, con un nuovo presidente federale è quasi certo che verrà proposta una candidatura più credibile della Colombari. Come certo è che questo commissariamento federale è l’ennesimo disastro di Malagò, convinto che lo sport italiano si possa gestire come l’Aniene, fra gente che si conosce, che ti presenta l’amico o la moglie, perché da cosa nasce cosa.

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