Il rischioso giornalismo sulla Juventus

16 Ottobre 2018 di Stefano Olivari

La verità sul divorzio fra Giuseppe Marotta e la Juventus è vicina ad essere scritta, per il momento ci si accontenta della verità sul rapporto fra la Juventus e i media. Niente di sorprendente, nella nostra modestia su Indiscreto ne abbiamo parlato tantissime volte e qualcuna di queste volte l’abbiamo pagata cara (sotto forma della perdita di una importante collaborazione), ma fa sempre impressione leggere le parole esatte di minacce e avvertimenti. Si tratta di intercettazioni relative all’inchiesta Alto Piemonte, quella che in una delle sue parti ha riguardato bagarinaggio e contatti fra dipendenti del club ed esponenti della ‘ndrangheta più o meno facenti parte della curva bianconera. Intercettazioni pubblicate da Guido Ruotolo del sito il Napolista e di cui ha parlato anche Paolo Ziliani sul Fatto Quotidiano: non giureremmo sul fatto che oggi o domani ne scriva o ne parli qualcun altro, soprattutto sulle televisioni nazionali, però magari rimarremo piacevolmente stupiti.

Premesso che tante altre società si comportano con i media in maniera arrogante come la Juventus, soprattutto in provincia dove le pressioni sono più forti (e spesso l’unica ambizione del giornalista è fare l’ufficio stampa del club), con l’unica differenza che hanno meno mezzi per rovinare carriere e vite, veniamo al caso specifico. Che riguarda le pressioni sui giornali, in particolare sulla Gazzetta dello Sport, non tanto per nascondere notizie impossibili da nascondere (come Marotta coinvolto nella vicenda del bagarinaggio e del provino a un ragazzino al quale non si poteva dire di no) ma per concordare lunghezza, taglio e titolazione degli articoli. Insomma il capo della comunicazione juventina (Claudio Albanese) e Marotta come sorta di super caporedattori. L’aspetto peggiore della vicenda, che si evince dalle intercettazioni, è che i giornalisti invece di reagire incattiviti per la minaccia cercano di gestire la situazione accettando nella sostanza le richieste dell’oggetto dei loro articoli.

Se è facile parlare del passato, visto che Marotta per la Juventus è ormai il passato e di sicuro gli verrà scaricata addosso qualche altra colpa, lo è di meno ricordare il presente. Dove il più famoso giocatore della Juventus e del mondo è al centro di un caso di presunto stupro in cui può essere colpevole, innocente o in una delle mille posizioni intermedie, non è questo il punto. Il punto è che un Balotelli, ma per non citare sempre lui potremmo dire anche Barella o Chiesa, al centro dello stesso caso sarebbe stato trattato in maniera molto differente dai media italiani. Che del resto fino a quattro mesi fa riprendevano qualsiasi gossip riguardante CR7, mentre da questa estate hanno iniziato con il Cristiano Ronaldo formato famiglia ad uso del popolo bue. Fra poco scopriremo che Kathryn Mayorga ha stuprato CR7 con la forza del suo retto, in fondo si è scritto anche di peggio. In altre parole, il problema non sono tanto le pressioni di Marotta, Albanese, eccetera, che cambiando i nomi possiamo applicare anche a Milan, Inter, Roma, eccetera, ma l’accettazione di queste minacce come di un dato di fatto, con cui convivere serenamente. Con giornalisti e direttori (il citato Mario Calabresi) amici, non nel senso di juventini ma in quello di gente che sa come va il mondo.

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