Afro-Napoli o Titty Astarita?

16 Ottobre 2018 di Indiscreto

La storia dell’Afro-Napoli United che mette fuori rosa la sua capitana Titty Astarita, rea di essersi candidata a consigliere al comune di Marano con un lista civica sostenuta anche dalla Lega, è stata ripresa da tanti media nazionali e non staremo quindi a copiarla. Da una parte un club che fin dalla sua fondazione ha avuto il messaggio pro integrazione come sua bandiera e dall’altra una giocatrice che molto alla lontana (non è iscritta alla Lega, dalle sue parole non è nemmeno salviniana) può essere etichettata come di altra idea politica. In mezzo le compagne della Astarita, che per solidarietà si sono rifiutate di scendere in campo nell’ultima partita e lo stesso club che a questo punto non sa se continuare l’attività nel campionato di C1. Tweet di Salvini, post su Facebook dell’Afro-Napoli, interventi di chiunque e quindi anche di Indiscreto.

Raccontato così, sembra un ‘Di qua o di là’ da 100 a 0 perché nel caso specifico l’Afro-Napoli è chiaramente dalla parte del torto, razzista a livello di idee, e la calciatrice da quella della ragione, ma la questione è secondo noi più ampia e può essere sintetizzata da una domanda: devo proprio lavorare o giocare con una persona con idee politiche che non sopporto? La risposta è solo per chi se la può permettere, perché la maggioranza di noi non può scegliersi i compagni di lavoro e va solo di poco meglio con il tempo libero (si pensi a certe cene con i parenti in cui l’argomento politica non deve essere nemmeno sfiorato), ma è comunque importante. Dire che si deve tollerare tutto è senz’altro sbagliato, ognuno ha una propria scala di valori. Se nell’Athletic Bilbao far giocar soltanto baschi e assimilati è un valore, nel Real Madrid il valore è far giocare soltanto giocatori forti. E nella stessa questione immigrazione c’è chi ci tiene (noi fra questi, anche se in senso contrario alla filosofia dell’Afro-Napoli) e chi se ne strafrega. Esiste quindi una sorta di ipocrisia della tolleranza: siamo tolleranti con chi la pensa diversamente da noi, ma non tanto diversamente.

Speriamo di essere stati chiari: abbiamo il diritto di far giocare chi ci pare, nella nostra squadra, anche sulla base di una semplice simpatia? La realtà quotidiana del calcio, fra l’altro, è piena di questi ostracismi non dichiarati e in base a vari parametri (spesso il nome del procuratore) che di politico hanno poco. Andiamo, allora: Afro-Napoli o Titti Astarita?

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