Olimpiadi 2026, una sconfitta a Cinque Stelle

19 Settembre 2018 di Indiscreto

La candidatura olimpica Milano-Torino-Cortina, il famoso tridente, è stata un disastro fin dalle premesse ma adesso che sono rimaste soltanto Milano e Cortina non è detto che l’Italia abbia meno possibilità di organizzare i Giochi invernali del 2026. Prima di tutto perché questi Giochi rimangono una manifestazione di serie B, con discipline clandestine o ridicole e altre più serie ma che interessano in dieci paesi, e quindi è minore anche la concorrenza. Di fatto ci sarebbero da battere soltanto Stoccolma, con il suo sistema politico che sulla candidatura è diviso quanto il nostro, Calgary che il 13 novembre si esprimerà con un referendum ed Erzurum, con nemmeno un malato di mente che penserebbe seriamente alla Turchia come sede dei Giochi Invernali.

Ritiratesi per vari motivi Graz, Sion e Sapporo, è difficile che le manifestazioni di interesse rimanente si trasformino tutte e quattro in candidature serie, ma Milano-Cortina (inevitabile pensare al Dogui) ha comunque buone carte. Soprattutto se metterà in pratica un’idea rivoluzionaria, per l’Italia: per la manifestazione soltanto autofinanziamento, sponsor e soldi privati. Vedremo. Di sicuro i Cinque Stelle hanno rimediato una figura meschina, da partito dell’assistenzialismo e dell’immobilismo, usando i veti della Appendino per far saltare tutto. Ambiguo il ruolo del furbissimo Giorgetti e della Lega, che a Milano conta zero ma per motivi puramente etnici non poteva andare contro una qualsiasi candidatura del Nord (e secondo la logica della politica meglio regalare la passerella al nemico PD che allo pseudoamico pentastellato), al di là dell’ufficialità molto chiaro quello del CONI: Malagò, ancora furioso per la vicenda Roma 2024, voleva Milano fin dall’inizio ed in ogni caso non desiderava un Vietnam quotidiano con una città governata dai Cinque Stelle.

Conclusione? Meglio organizzare i Giochi che fare gli spettatori ai Giochi degli altri. Se qualcuno pensa che non ospitando i Giochi avrà in regalo 780 euro al mese senza fare niente o lavorando in nero, leggendo gratis le notizie rubate da Google e Facebook, questo qualcuno avrà una grossa delusione. Persa comunque un’altra occasione per un referendum popolare che in caso di vittoria del sì avrebbe rafforzato la candidatura, errore già a commesso a Roma.

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