Le macerie dell’atletica italiana

20 Agosto 2018 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sognando, come succede ai poveri prigionieri dell’afa, di essere nella chiesa di Siena dove i contradaioli della Lupa hanno festeggiato la vittoria nel palio del 16 agosto dedicato all’Assunta. Avremmo sicuramente fatto tardi, parlando con questo nobile fantasma, insieme a Renzino Corsi, amico fraterno, corrispondente storico della Gazzetta, l’uomo che col Ciccarelli teneva in vita il Palio dell’Amicizia UISP, una festa atletica che era storia, era vita, era conoscenza. Ci saremmo fermati a discutere non sul fantino vittorioso, non sulla presenza che sembra sempre un’assenza dell’ex tamburino lupaiolo Simone Pianigiani, ormai uno da Milano City Life, ma sulle macerie dell’atletica italiana dopo la caduta sotto i muri eretti da nazioni forti davvero agli ultimi europei di Berlino, quello senza oro per azzurra tenebra.

Lo avremmo fatto leggendo bene fra le righe dell’inchiesta che Piccardi, prima le signore, e Bonarrigo hanno fatto sul Corriere della Sera, tormentati, come giusto, dal Giganton Dallera che guida  quelle pagine sportive senza paura di trovarsi pietre in tasca visto come sono permalosi quelli dello sport. Tante domande e vedrete che il Giomi risponderà con i tempi che usa la giustizia in questo paese per farci sapere chi ha fatto stragi, ucciso la libertà e il diritto. Lui ha detto a settembre, ma è già sicuro che approfitterà del buio oltre alla siepe del calcio per togliere, eventualmente, solo il vitalizio a qualche allenatore, silurando magari Elio Locatelli per rifare pace col Baldini che aveva anticipato la banda suonando il rock delle dimissioni in modo che fosse chiaro che in Germania avevano sbagliato altri, non certo la sua squadra legata a giovani che hanno fatto bene nelle loro categorie e che aspettiamo dove sembra più difficile avere applausi, musica e orecchie in ascolto.

Con Renzo Corsi avremmo chiesto, via cavo, se esistono soluzioni per ridare regole al caos, magari chiedendo ad altri nel suo paradiso, tipo madame de Barra, giardiniera del  Re Sole, che forse è anche parente di Luciano Barra che aveva inutilmente avvisato i naviganti prima dell’europeo, ma naturalmente è stato ignorato da chi non vede nell’atletica italiana di oggi nessun manager adatto, tanto che si pensa di rubare il Berruto, amareggiato dal volley, riqualificato dagli arcieri e dalle commissioni CONI, per farci andare con altro spirito verso bagni ancora più solforosi di quelli tedeschi quando ci saranno i mondiali a Doha, sai il caldo, le Olimpiadi a Tokio, sai il sol levante per chi vive col sole cadente.

Chiacchiere fra vecchi amici pensando alle vergini dai candidi manti che si stupiscono se  vedono fare propaganda pro domo propria anche ai funerali, gli stessi indignati dal calcio che ha voluto tirare  pedate in giorno di lutto, fingendo di non vedere e sentire il carosello delle pubblicità mai restituibili, dei bulli che non vogliono donne in prima fila nel sacro suolo di fetidi stadi, dei signorotti che si insultano senza pagare un debito. Quello di Napoli che ascolta uccellini, quello della Roma che gli chiede se ha fumato qualcosa di pesante. Insulti dove etica e morale sono a livelli davvero bassi e i giocatori che si rotolano sui prati, prima di esalare un finto ultimo respiro, sono l’emblema di tutto questo. Dispiace che un uomo di sport come Roberto Fabbricini sia finito in questo pentolone del diavolo dove già  dopo 90 minuti, chi ha giocato, ha trovato un colpevole nell’arbitro, nel terreno, nel bayon che perseguita tutti i bandoleri stanchi del sistema.

Caro Corsi è ora di lasciarsi perché quelli del basket sono pronti al raduno e non si potrà mancare: accidenti hanno preso 102 giocatori nuovi. Tutto cambia nella palla a spicchi, tutto cambierà quando i geni della lampada illumineranno la platea convocata per ascoltarli, sì, ci vogliono 200 euro, ma sai che vantaggi avrai dopo.

Anche il basket ha voglia di litigare e stravedere nel precampionato. Pensate all’Inter prima e dopo la sconfitta col Sassuolo. Anche la palla al cesto vuole il suo circo, come dice Nibali del ciclismo dove le cose vanno anche fin troppo bene per non sentirsi invidiati e, quindi, spiati. Il basket stritola, non abbraccia amorevolmente come fa Allegri con la sua compagna e artista. Il simbolo di tutto questo è naturalmente la Milano campione che, come ci ha detto il nobile preparatore, ha già anticipato il lavoro che poi servirà per essere pronti a sbalordire l’Europa. In Italia? Be’, tu prendi due giocatori forti e io, Milano, ne avevo già tesserati tre. Insomma non ci dovrebbe essere corsa. Hanno tutto e di più,  chi può permettersi quattro assistenti? Milano, ovviamente, ma, come dicono in portineria gli usceri del decoro ben pagati e, se non attenti all’aggettivo, facilmente sostituiti, nessuno in questa Italia del basket dovrà giocare almeno 80 partite. Come la NBA, urla il coro che chiude il suo canto mai libero ricordando che c’è chi può e chi non può. Io può, disse il marchese  al Minotauro. Numeri scambiati. Come in atletica. Eppure sono metri, chilometri.

Ci hanno scritto in tanti dicendo che nella prossima vita vorrebbero nascere Pianigiani. Ci credo. Ha avuto tanto, molto lo ha pure meritato. Quando vinceva a Siena gli erano stati dati, voi dite in nero, noi diciamo che comunque si doveva scegliere bene, i migliori. Non ha sbagliato. Buona squadra, buoni assistenti, eccellente organizzazione. Poi si è messo a volare oltre la cinta senese. Non tutto è andato come sognava, ma intanto è diventato più ricco, non soltanto di esperienze. Con la Nazionale aveva il meglio, ma con questo basket fai la fine della squadra di atletica: qualche cosa  di buono, molto di non buono. Insomma nella media. Ma con la Nazionale non ha potuto fare miracoli neppure Messina. Eccoli lì, i soliti partigiani del parmigiano. Chi vi ha detto che Messina è meglio del Simone lupaiolo? Voi dite che i due si assomigliano per generosità, ma non per coraggio? Fuori le prove e intanto Gingillo fantino della Lupa è col Pianigiani che ne prenderà il nome nelle battaglie europee.

Chiedere a Petrucci che adesso vorrebbe come mascotte di azzurra tenera l’orango che spulcia la compagna. Ne avrà bisogno perché a pochi giorni dal raduno in Trentino sembra che non ci saranno proprio tutti i migliori fra i 31 prescelti. Sicuro assente Hackett che cura i malanni a Mosca. Non presente il Belinelli che ha bisogno di ricaricare le pile prima del grande rientro nella casa texana dei padri. Sicuramente non a disposizione Alessandro Gentile che, come il Balotelli a cui non vorrebbe mai essere affiancato nei racconti sportivi, è fuori dai giochi nel campionato italiano e forse anche da quelli Europei, visto che insiste a cercar fortuna dove semina D’Antoni adesso che si è portato a Houston tempesta  Carmelo da cui si separò nei tumulti di New York quando gli “rubarono” Gallinari.

A proposito del Gallo, sembra che dopo le recite estive (mi telefoni o no?) le amorevoli cure politiche presidenziali per farlo riavvicinare all’unico allenatore della Nazionale. Sia chiaro, Tanjevic lavora per il basket italiano e non invade, casomai consiglia, suggerisce, spiega quello che ha imparato dai suoi maestri, perché esistono. Dicono che manchi ancora il nulla osta dei Clippers per le due partite di settembre, magari per il torneo di preparazione ad Amburgo. Se sarà un caso lo capiremo il giorno del raduno in Trentino. Magari avremo altre “belle” sorprese. La maglia azzurra non è una calamita di moda in questo momento, adesso che siamo tutti smaniosi di scoprire il nuovo e la folla al raduno Virtus, il record abbonamenti a Trieste dice che c’è ancora passione, sperando che Bologna onori, come sa fare soltanto lei, Azzurra e, il giorno dopo, il Memorial Porelli. A proposito è partito il progetto per fare sotto il Pala Dozza il museo del basket. Era ora, così come sarebbe bello sapere chi mente davvero fra Cantù, dove Pashutin promette una squadra forte e dura, e quei giocatori che affermano di non avere ancora ricevuto tutto quello che dovevano. Non fateci trovare a Natale un pacco dono pieno di cartacce nella buca del coniglio dove ci consiglia di cercare rifugio Stephen King.

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