Cinquemila euro e fra due settimane sarai un giornalista

3 Agosto 2018 di Bertold Bréchet

Il calcio italiano è morto, ci dicono, nonostante i tentativi di rianimazione a colpi di trentatreenni dal Real Madrid (pare sia contagioso). In compenso, chi vive nel Bel Paese ha la fortuna di fruire, in qualche caso gratis, di un’eccellenza mondiale: i giornalisti sportivi. Siamo però lo stesso rimasti allibiti, ieri mattina, leggendo del corso organizzato da una “academy dedicata a chi vuole diventare un giornalista sportivo professionista”. Non tanto per il corso in sé, fatto di docenti ineccepibili, professionali e al di sopra di ogni sospetto, quanto per durata e costo. Due settimane e 5.000 euro… Prenotando entro il 31 luglio la quota sarebbe stata ridotta a 2.900€, ma è ancora possibile iscriversi entro il 27 agosto per soli 3.500€. I 5.000, insomma, sono soltanto per i ritardatari, per chi è stato folgorato dal giornalismo sportivo mentre si trovava in spiaggia. È in ogni caso compresa una valutazione interna da parte dei docenti e, pare, la possibilità di sostenere un colloquio con le aziende partner che garantiranno uno stage.

Sul sito trovate i nomi dei docenti, che rosicchieranno qualche ora alla loro pienissima agenda professionale (non si diventa mica eccellenze italiane battendo la fiacca, ecco un bel consiglio gratis): c’è davvero tutto per diventare il cronista ideale. Ci sono l’inviato, investito della sacra missione che fu di Walter Cronkite, che non ha paura di fare domande scomode, e l’uomo mercato che sa tutto, pazienza se ogni tanto gli sfugge qualcosa sul pentapallonedoro che cambia squadra: l’importante è sapere se l’Avellino farà la punta. In che serie, poi, lo vedremo a settembre: ma siamo pur sempre nel Bel Paese. Ora, qualche pignolo potrebbe obiettare che la formazione sarebbe prerogativa esclusiva dell’Ordine dei Giornalisti, che storicamente vigila su questioni gravi e deontologiche come questa, ma si tratterebbe, appunto, di inutili scrupoli.

Se qualcuno non se ne fosse ancora accorto, infatti, la professione giornalistica è in perenne evoluzione, e non parliamo dell’ambito digitale, anzi “Del feisbuc lì”, come sogliono dire taluni incanutiti corrispondenti, gente che ha comprato la casa di proprietà nel centro di Milano tramite mutui sanguinosi e non certo col cash delle note spese creative, creatività che, pare, Urbano Cairo, sventurato, non apprezzi, preferendo teutoniche giustificazioni scritte a più vaghe e artistiche “spese generali”. Si evolve, cari lettori, esattamente come sono soliti fare mammiferi e Pokemòn: il giornalista non è più il sopravvissuto a soprusi, gavetta e praticantato. Alla professione, ormai, si accede tramite due strade: la prima è la genetica, data la sinistra tendenza dei giornalisti sportivi ad accoppiarsi esclusivamente tra loro, un po’ come amish e mormoni, il che rende consequenzialmente il giornalismo sportivo italiano una malattia sessualmente trasmissibile. Se non ci credete, date un’occhiata ai titoli di coda dei tg sportivi: ai nomi, e soprattutto ai cognomi.

La seconda è lo studio, ma basta con la formazione organica, le scuole di giornalismo, financo la gavetta in redazione. Gli aspiranti cronisti, infatti, hanno l’immensa fortuna che parecchi loro futuri colleghi si sentono in dovere di restituire qualcosa alla società civile, e tra uno scoop e l’altro, tra uno stand up a schiena rigidissima e una sobria descrizione del quarto gol di una gara di fine stagione in cui tutti i 22 giocatori in campo hanno scommesso sull’over 3,5, evangelizzano. Per cui, come fosse l’ingresso di un fiabesco bordello turco, ogni perversione formativa ha il giusto prezzo. Dal corso di telecronaca, sul posto o addirittura da-casa-vostra (rispettivamente trecentocinquanta e duecento euro), al Corso di giornalismo digitale, per i più smanettoni – due giorni, trecento euro ma miracolosamente i pasti sono inclusi – fino al nostro preferito: i WorkShop.

Potrete imparare a redigere esclusivissime news di calciomercato, anzi Calciomercato (quattro giorni, duecento euro non ivati) oppure, se siete più esibizionisti, una nota tv ha l’opzione sadomaso (cinque giorni, prezzo non comunicato, ma il privilegio di essere corretti in diretta, a volte magari direttamente derisi dal Direttore, secondo noi è inestimabile. Lezioni di vita, prima che di deontologia). Vitto e alloggio sono di regola a carico del partecipante, e ci sembra il minimo: predicare conoscenze tecniche, infatti, è una missione sacra, e ci mancherebbe che a tali prezzi stracciati uno possa rivendicare una focaccia o addirittura un giaciglio. Insomma, respingiamo con forza l’idea di un giornalismo italiano sportivo ridotto a veline gridate, che si tiene in vita anche grazie a uno schema piramidale volto a sfruttare ragazzi (anche di 40 anni) fuorisede. Si tratta di sogni, e i sogni, insegna un Maestro, aiutano a vivere.

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