Qualche dubbio su Cristiano Ronaldo

17 Luglio 2018 di Bertold Bréchet

Cristiano Ronaldo è stato acquistato dalla Juventus, come forse i più attenti già sapranno. Un’operazione che secondo i media italiani presenta solo vantaggi per tutti (tranne che per il Real Madrid, che finirà come il Cesena) e i cui esiti saranno inevitabilmente positivi. Non parliamo solo dei media juventini o di quelli strutturalmente appiattiti sulla Juve, ma anche degli altri. Eppure qualche motivo per essere dubbiosi c’è.

  1. Dica trentatré. Cristiano Ronaldo fisicamente è un alieno. Ha un culto del corpo con pochi pari nella storia dello sport professionistico mondiale, si allena di più e meglio di qualunque altro atleta, tratta ogni pasto come se fosse quello del giorno della partita (di culto l’intervista a un Patrice Evra scioccato da una cena a base di insalata, pollo, acqua, partitella a due tocchi e nuoto). I muscoli si possono allenare fino allo sfinimento, tendini e ossa però non ringiovaniscono, anzi. Nessuna squadra nella storia del calcio ha mai speso così tanto per il cartellino di un calciatore ultratrentenne; nella storia dei cinquanta trasferimenti più cari di sempre, anzi, ci sono soltanto due over 29: Diego Costa, passato lo scorso gennaio dal Chelsea all’Atletico Madrid per 56 milioni di euro e Hulk, dallo Zenit di San Pietroburgo allo Shangai SITG per 55.8 milioni. C’è stato in realtà un recente caso di atleta che sembrava immune all’invecchiamento, con un culto del proprio corpo spaventoso, icona mediatica, reduce da oltre 50 gol stagionali. Zlatan Ibrahimovic, passato a costo zero dal PSG al Manchester United ma con uno stipendio di 15 milioni netti, che complice un serio infortunio al ginocchio è stato prima rinegoziato al ribasso poi spedito, gentilmente, in California. Cristiano ha altre idee, e lo ha detto chiaramente: “I giocatori della mia età di solito vanno in altri Paesi, con tutto il rispetto, Qatar, Cina… a questo punto arrivare in un club così grande mi rende felice”. E ancora: “Non sono venuto qui in ferie”. Insomma, molto molto chiaramente. Forse troppo?Cristiano, anzi CIERRESETTE come ormai viene chiamato dalla totalità dei media italiani, ansiosi di farci sapere cosa gli farebbero delle arzille nonnette se solo avessero vent’anni di meno e che tipo di pasti salutistici si infligga anche in Piemonte (e noi che pensavamo pasteggiasse a bagnacauda e Barolo…), è uno straordinario volano mediatico. Ma. L’immagine di Cristiano raramente è stata a disposizione del Real Madrid come veicolo di marketing. Anzi, si racconta che il dispetto del portoghese per il gap di stipendio con Messi (con i blancos guadagnava circa la metà dell’ultimo rinnovo dell’argentino) corrispondesse all’incirca un’avvelenata risposta standard alle richieste di attività extracampo “Quando mi pagherete quanto Messi, farò quello che volete”. In soldoni: mediatico si, ma quando e come vuole lui.
  2. Spazio salariale. Lo stipendio di Cristiano alla Juventus, 31 milioni netti, avvicina la situazione salariale bianconera più a quella di una squadra NBA che a quella di un club calcistico italiano. Il rapporto con lo stipendio del secondo del monte ingaggi (Higuain, 7,5 milioni) è del 413%. Analoghi rapporti nelle altre big italiane, per fare un paragone: Bonucci-Donnarumma 125%, Insigne-Mertens 103%, Dzeko-Strootman 125%, Icardi-Perisic 150%. Cristiano Ronaldo guadagna più di quattro volte il secondo compagno di squadra, quattro volte Massimiliano Allegri (dati Gazzetta dello Sport). In estrema sintesi: comanda lui, e pare averlo messo in chiaro da subito, sussurra qualcuno. Vedi il mega-evento di presentazone allo Stadium repentinamente annullato con motivazioni risibili, o i trenta minuti di conferenza stampa pattuiti e rispettati con precisione cronometrica. L’impressione è che deciderà tutto, dal minutaggio al colore delle maglie di allenamento. La storia della Juventus fino a oggi è univoca: è sempre stata più grande di qualsiasi giocatore, costi quel che costi. Che si chiamassero Sivori o Platini, Zidane o Pogba, Del Piero o Buffon, proporzioni e gerarchie tra club e calciatori sono sempre state cristalline. In questo senso, l’acquisto di Cristiano è in assoluta controtendenza, per fatturato anzi fatturati economici (da solo sarebbe la settima società di A per giro d’affari annuo): una specie di partnership, di cobranding. “Non si capisce se la Juventus ha comprato Ronaldo o viceversa”, ha chiosato saggiamente qualcuno. E anche la chiusura della trattativa ha lasciato perplessi: si era mai visto un presidente di un top club europeo prendere un jet privato, raggiungere la località di vacanza di un calciatore, raggiungere l’accordo sul contratto e tornare da solo sull’aereo, lasciando il futuro dipendente in vacanza?
  3. Il palmares di Cristiano è mostruoso: cinque Champions League. E cinque campionati, sui diciassette disputati da protagonista. Ha vinto la Liga soltanto due volte su nove tentativi: pochissime, per il numero uno al mondo. E poiché, con tutto il rispetto per le altre diciannove contendenti, il prossimo anno la Juventus vincerebbe il titolo anche riproponendo i quattro attaccanti del primo scudetto (Quagliarella, Vucinic, Matri, Del Piero), è evidente che il vero discrimine sportivo sarà la Champions League, che a Torino manca da ventun anni e che, dopo cinque finali perse in questo lasso di tempo, è diventata qualcosa di più di un’ossessione. Cristiano è un facilitatore, in questo senso, ma anche un ulteriore fattore di pressione.
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