L’estate di Gimme Five, quando Jovanotti era come Rovazzi

26 Luglio 2018 di Paolo Morati

Mentre l’Olanda conquistava in Germania il campionato europeo di calcio contro l’Unione Sovietica vicina alla dissoluzione politica, vittoriosa in semifinale sugli azzurri con il terribile uno-due di Litovčenko e Protasov, e il mondo ascoltava il super tormentone Bamboleo dei Gipsy Kings, la musica italiana festeggiava l’estate con il mai abbastanza rimpianto Festivalbar, aperto dalla dimenticabile Hey Bionda di Gianna Nannini. Se gli arancioni avevano trionfato con i gol di Gullit e Van Basten nella finale di Monaco di Baviera, i juke box facevano ancora per poco girare musica a suoni di monetine. E questo anche grazie a un dinoccolato ventunenne, tale Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, affacciatosi da poco alla ribalta con tanto di premio rivelazione per la sua indimenticata (e vituperata all’epoca) Gimme Five.

Deriso come una sorta di Rovazzi (occhio quindi anche a giudicare quest’ultimo) dei tempi che sarebbero poi stati, sappiamo la strada che prese il ragazzo fortunato, tra tanti alti e qualche basso di carriera. A vincere a Verona furono tuttavia Scialpi e la sfortunata Scarlett con una delle ultime vere hit del musicista parmense, Pregherei, in una competizione che vide anche lo scoppio a effetto ritardato di Andamento Lento di Tullio De Piscopo, tramutatosi nel vero tormentone estivo di quella stagione, nonché una italodisco pop sempre più sugli scudi in Europa con i Novecento (Broadway), Den Harrow (Born to Love), Spagna (Every girl and Boy) e ovviamente la prorompente Sabrina (All of me, nientemeno che prodotta dai britannici Stock, Aitken & Waterman, e My Chico), proprio mentre la sua rivale inglese Samantha Fox ‘funkettava’ sulle note di Naughty Girls Need Love Too.

Ma tra luglio e agosto, quando dalle radio la sera risuonava verso le spiagge la cover battistiana De nuevo tu affidata a Betty Villani, ebbe il suo momento di vera gloria anche la Steve Rogers Band, la band che accompagnava Vasco Rossi capeggiata da Massimo Riva, con la ‘scandalosissima’ ma in realtà molto castigata rispetto a quanto circola oggi in giro nelle chat, Alzati la gonna (scritta dallo stesso Riva con Maurizio Solieri), che furoreggiava tra i ragazzi così entusiasti di poter canticchiare apertamente le proprie ambizioni verso le coetanee. Nel mentre i più romantici e tranquilli intonavano invece Ti sposerò perché di un Eros Ramazzotti ormai diventato star internazionale, contenuto in Musica è e segnalataci dal Direttore come uno dei propri brani di riferimento di quel periodo trascorso in una caserma di Fossano.

In generale ricordando le canzoni di quei tre mesi caldi si capisce come l’appiattimento odierno (radiofonico e non solo) fosse ancora molto lontano. Nella compilation ideale c’erano smash hits come Yéké yéké di Mory Kanté, Wonderful Life di Black, Joe le taxi di Vanessa Paradis (periodo florido per i francesi, che piazzarono anche Guesch Patty e gli À Cause Des Garçons), Boys & Girls di Mandy Smith, Hey Mr. Heartache di Kim Wilde, Gimme hope Jo’Anna di Eddy Grant per arrivare al duetto tra Afrika Bambaataa & UB 40 su Reckless, e agli Eight Wonder di Patsy Kensit (Cross My Heart) che dureranno ancora poco, fino a Tomorrow People di Ziggy Marley and The Melody Makers. Ma intanto Alphabet Street di Prince

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