La Milano di Carlo Vanzina

8 Luglio 2018 di Stefano Olivari

Carlo Vanzina è morto e quindi secondo le logiche dei media è pronto per essere rivalutato, come uno dei grandi artigiani del cinema italiano che ha saputo, insieme al fratello Enrico, raccontare in maniera leggera e ironica le trasformazioni del proprio paese e che proprio per questo sarà studiato fra un secolo. Nessuna rivalutazione da parte nostra, invece, che lo abbiamo ammirato in vita e che conosciamo a memoria quasi tutti i suoi film, soprattutto quelli del periodo di grazia che va da I Fichissimi (1981) a Le finte bionde (1989), anche se come tutti i fan amiamo citare le opere di minor successo, su tutte Tre colonne in cronaca, con Gian Maria Volonté.

Carlo Vanzina ha saputo raccontare senza moralismi un’Italia che stava perdendo la sua anima già negli anni Ottanta, descrivendo il carattere nazionale, anzi i caratteri nazionali (dalla grande tradizione della commedia all’italiana avevano preso con intelligenza le maschere), attraverso semplici commedie che tanto semplici non erano: far ridere è infatti molto più difficile che far piangere. Sapeva di autocondannarsi alla serie B, come successo di critica, e lo aveva detto in tante interviste, apparentemente non gli importava ma di sicuro gli dispiaceva che il pubblico non avesse premiato i suoi pochi tentativi di proporre qualcosa di diverso.

Di lui si è detto e soprattutto si sta dicendo di tutto, noi da vanziniani devoti (al punto di avere visto anche le produzioni recenti, purtroppo anche i sequel di Eccezzziunale e di Febbre da Cavallo) vorremmo sottolineare la bravura nel raccontare, loro romani, Milano, con uno sguardo esterno ma al tempo stesso illuminante. In questo senso da vedere e rivedere I Fichissimi (girato in gran parte a Roma), Eccezzziunale… veramente (i Vanzina e Abatantuono hanno reso i caratteri di juventino, interista e milanista come nessuno), Il ras del quartiere (quando Isabella Ferrari era Isabella Ferrari), Sotto il vestito niente (il più anni Ottanta di tutti), Yuppies (‘No scusa, tu la ciuli e io le pago la bresaola?’ è la vera domanda da fare sempre, in qualsiasi contesto), Via Montenapoleone (da sballo la parte con Paolo Rossi e Sharon Gusberti), e I Mitici (con la migliore Monica Bellucci di sempre, anche se è un film di romani in trasferta), mentre di livello molto inferiore sono Squillo e i vari sequel. Alla fine i tanti capolavori di Carlo Vanzina (Sapore di mare, Vacanze di Natale, Vacanze in America, South Kensigton, non stiamo citarli tutti) sono diventati più nostri che suoi, essendo la visione al ‘loro’ tempo diversa da quella dei tempi successivi e mediata da nostalgia, illusioni e delusioni.

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