Il Mondiale della Francia e i nostri fratelli croati

16 Luglio 2018 di Stefano Olivari

La Francia di Deschamps ha vinto il Mondiale ed onestamente abbiamo tifato contro di lei fin dalla prima partita: non ci piacciono i suoi giocatori, tutti pompatissimi a partire da Mbappé (la velocità quasi di Ronaldo, i piedi di Peter Withe) e Pogba (fa schifo da almeno due anni e con Mourinho ha giocato bene mezza partita, contro il City), non ci piace Macron che ha riempito un vuoto (quello di socialisti ed ex gollisti) con il suo nulla ben presentato da giornalisti (e) massoni, non ci piace il servilismo dei grandi media nei confronti di qualsiasi lezione arrivi da Parigi (tipo quello sul rapporto deficit/PIL al 3%, dai francesi bellamente sforato per anni), salviamo solo l’allenatore per la sua concretezza e per essere uno dei pochi, fra i 32 in Russia (alcuni veri e propri scappati di casa), in grado di guidare un grande club.

Insomma, abbiamo tifato Croazia giusto perché è impossibile seguire un evento sportivo senza provare simpatia o antipatia per qualcuno, nella peggiore delle ipotesi perché abbiamo scommesso. E poi le drammatiche storie personali di molti croati, Modric in testa, ci ricordano una volta di più che il Mondiale non è solo calcio. Di più, che il calcio non è solo calcio: diversamente non staremmo qui a discutere di uno sport deciso spesso da botte di culo e strutturalmente meno onesto del tennis, della pallavolo e dell’atletica. Detto questo, siamo consapevoli che quello per una nazionale straniera è un tifo da sfigati come lo è sempre il tifo per qualcosa o qualcuno che non sei e che non ti rappresenta. Come guardare e commentare la nuova casa di Fedez-Ferragni su Instagram quando nel tuo monolocale al piano terra di Quinto Romano ci sono le infiltrazioni e i topi.

Forse ce lo siamo persi, ma negli ultimi giorni nessuno ha ricordato che la Croazia ha inglobato un pezzo di Italia senza averne titolo: la vergogna nazionale del trattato di Osimo (presidente del Consiglio Aldo Moro), che aveva una spiegazione nel mondo degli anni Settanta (ci fu sostanzialmente imposto dagli USA, che vedevano nella Jugoslavia del croato Tito un efficace muro antisovietico), non ne ha nessuna in quello di oggi né sul piano legale (la Croazia è uno stato diverso dalla Jugoslavia, così come l’altra beneficiaria Slovenia) né su quello storico (i trattati di Parigi del 1947 avevano già sistemato le questioni riguardanti la guerra, con l’esproprio di Fiume, Zara, eccetera). In altre parole i croati hanno derubato centinaia di migliaia di italiani (oltre ad averne ammazzati tanti qualche decennio prima), in modo più strutturato e odioso del maghrebino o del senegalese che in un certo senso vediamo, siamo sinceri, rappresentati nella Francia. Per questo il nostro tifo sarebbe stato da sfigati in ogni caso. Ci dispiace però per una squadra che ha sempre provato a giocare a calcio ma che purtroppo è arrivata stanca alla finale, per colpa sua (Danimarca e Russia erano nettamente inferiori) e non di una Francia che ha praticato del fortunato anticalcio pur avendo insieme al Brasile la rosa più completa del Mondiale, senza punti deboli in alcun ruolo.

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