Calaiò con il metro di Calciopoli (più Zambrotta, Petagna, Fadiga, Mediaset)

18 Luglio 2018 di Stefano Olivari

Comunque vada a finire la vicenda del Parma, serie B oppure serie A con 6 punti di penalizzazione, è significativo che per squadre poco protette politicamente e senza milioni di tifosi la giustizia venga applicata invece che interpretata. Il messaggio WhatsApp mandato da Calaiò a De Col prima di Spezia-Parma del 18 maggio scorso (“Ehi Pippein, non rompete il cazzein venerdì. Mi raccomando amico mio”) era scherzoso ma anche chiaramente allusivo, del genere ‘Non vi impegnerete proprio contro di noi?’. Un tono non molto diverso da quello della telefonata fra Garonzi e Clerici, che portò nel 1974 alla retrocessione del Verona in B (Garonzi del Verona era però il presidente). Insomma, Calaiò ha fatto una stupidaggine, senz’altro da sanzionare (certo non con quattro anni di squalifica), ma con il metro delle attuali richieste dell’accusa mezza serie A ai tempi di Calciopoli sarebbe ripartita dai dilettanti. Altro che telefonate allusive.

2. Le pubblicità con gli sportivi sono spesso terribili, anche per colpa di creativi scarsi (come si può pensare a Federer che cucina il pesto Barilla sulle note del sirtaki?), ma siamo diventati dipendenti da quella in cui Zambrotta parla di My Heritage  (Fra i testimonial anche Matthäus e Crespo)Nella sostanza si tratta di un test del DNA (prezzo 69 euro) attraverso cui ricostruire il patrimonio genetico, da integrare con il proprio albero genealogico, per capire in sostanza da dove si viene. Troviamo interessante conoscere le proprie origini etniche, quasi mai (per un italiano) pure, siamo perplessi sul senso di conoscere parenti lontani (per non parlare di quelli vicini). Però la curiosità è tanta e in piena astinenza post-Mondiale, dopo un mese a parlare di popoli e non di direttori sportivi o agenti, potremmo cascarci.

3. L’amico D. ci ha segnalato ieri sera la presenza di Andrea Petagna, insieme al procuratore e ad altre persone, al Qor, ristorante milanese fusion che per certi versi è un po’ da calciatore di di qualche anno fa (così come la cucina fusion è di qualche anno fa). Della indimenticata ma dimenticabile Milano di Bobone e Pippo Inzaghi, di Fernanda Lessa e Aida Yespica, di Belen e Borriello. E Petagna appunto dell’iconico Borriello ha preso il posto alla Spal, in un’operazione fra il romantico (suo nonno Francesco allenò la Spal negli anni Sessanta, con giocatori futuri grandi allenatori come Capello, Bagnoli, Bigon, Reja…) e il modernissimo, visto che fra alcuni club ci sono corsie per così dire preferenziali e fra gli amici dell’Atalanta c’è di sicuro la Spal. Come al solito abbiamo divagato… ma cosa volevamo dire? Ah sì, che è incredibile che nessun allenatore, evidentemente nemmeno Gasperini e in un contesto favorevole come quello bergamasco, sia riuscito a tirare fuori qualcosa di buono da uno con un fisico del genere, che comunque la nazionale l’ha già sfiorata.

4. Non sapevano che Khalilou Fadiga fosse da quasi dieci anni un apprezzato commentatore televisivo, ma del resto la nostra follia non si spinge fino a guardare la tivù belga. L’amico francofono (…) Carlo ci segnala che una delle migliori trasmissioni europee sui Mondiali russi è stata proprio quella di RTBF, ‘Le grand bistro’, con opinionista l’ex stella della nazionale senegalese al Mondiale 2002 nonché interista mancato per problemi cardiaci, più una serie di personaggi a noi sconosciuti con l’eccezione di Frederic Waseige, ex calciatore e figlio del Robert commissario tecnico dell’ottimo Belgio del 2002, con meno qualità del Belgio attuale ma letteralmente derubato nell’ottavo contro il Brasile (gol regolarissimo di Wilmots annullato, sullo 0-0).

5. Fra i mille bilanci post-Mondiali uno dei più interessanti è quello televisivo. Mediaset ha trasmesso in chiaro tutte le 64 partite, 23 su Canale 5, 35 su Italia1 e le altre sul Canale 20, senza contare la Gialappa’s Band su Mediaset Extra. In totale 297 milioni di contatti lordi, più 18% rispetto a Brasile 2014 anche se il confronto è difficile perché solo gli abbonati Sky potevano vedere tutte le partite e la Rai in chiaro ne aveva trasmesse solo 25 su 64. L’analisi di Publicis Media evidenzia che l’audience del Mondiale 2018 è più maschile e più giovane rispetto ai Mondiali precedenti: il minor coinvolgimento delle donne è stato colpa (o merito) dell’assenza dell’Italia e della sua trasversalità. Alla fine l’unico confronto possibile è quello fra lo share medio delle partite trasmesse da Rai Uno nel 2014 e quella di Canale 5 quest’anno: stravince Mediaset, con quasi il 41% contro il 33 ma senza tenere conto di Sky. Comunque si può dire che al netto dei bollettini della vittoria di Mediaset e delle scadenti trasmissioni di contorno, Russia 2018 è stato un successo televisivo anche da noi: un segnale di speranza, non tutto è perduto.

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