La notte dei generali

7 Maggio 2018 di Oscar Eleni

Oscar Eleni nel deserto del Negev, prigioniero della labirintite provocata dalle partite in notturna, felice di non dover decodificare nessun messaggio di gente scontenta come succede nel mercato sempre aperto e in tante società azienda. Dai calciatori nel caos anche adesso che la Juventus lucida il settimo sigillo grazie ai “favori” di due nemiche storiche come Fiorentina e Torino tanto per far capire ai bulli delle curve che sul campo, quasi sempre, salvo per Calciopoli, vanno professionisti seri e non tutti si rigenerano nei privati delle discoteche, perdono ore di riposo in sala tatuaggio, si sentono realizzati soltanto se il parrucchiere di fiducia li concia per un provino casereccio de la Bella e la bestia.

Sfilano i ciclisti nel silenzio, lo stesso che il basket chiederà mercoledì sera quando per gli intimi sarà presentato a tarda sera il tabellone con le otto finaliste. Notturno dall’Italia del basket dove per arginare il fuoco amico si fanno sgridare i giocatori dai giornali. Rubini e Porelli da lassù, o da laggiù, non ridete troppo. Prepariamoci alla notte dei generali adesso che conosciamo sei finaliste sicure e ci mancano due nomi per completare il quadretto di famiglia. Una cuccagna a sentir lor signori come se negli altri campionati che non pretendono di essere un altro sport fosse tutto scritto in anticipo. Neanche nel curling, cari amici urlacchiosi, e comunque non è merito di nessuno se si vive nell’aurea mediocrità. Siamo nella norma anche se c’è da decidere un primo posto che, come si è visto, per la verità si è sentito dire dai pinocchio del sistema, conta relativamente. Lo dice a voce alta il Pianigiani a cui basta arrivare con la squadra sana per non avere paura di affrontare la sfidante Venezia anche nell’umidiccio del Taliercio. Milano ha tutto, anche la squadra del domani a leggere i commenti dei confermati silurati. Perché dovrebbe spaventarsi?

Il livello del torneo è ben spiegato da queste ultime giornate: le prime della classe le hanno prese da Pesaro che ancora non sa se si è davvero salvata. Buono o cattivo segno? Ai posteriori l’ardua sentenza come dicevano al cinema. Venezia, vincitrice in Europa, seconda coppa FIBA, non ha retto la fatica ravvicinata così come i favoriti di Montecarlo hanno perso in Grecia contro l’AEK Atene nella Champions FIBA che ha ricordato tanto le coppe quando le organizzavano in Baviera, anche se stavolta per aiutare l’AEK non hanno usato i riflettori da piazzare negli occhi dell’avversario. Milano, penultima nel vero campionato europeo per club, quando riesce a normalizzare i suoi “campioni” non fa quasi mai fatica ad andare oltre i 90 punti in questo deserto del campionato italiano dove siamo sempre all’anno zero come palazzetti.

Resta aperta la corsa per cavalli bianchi, per settimo ed ottavo posto. A Cantù basterà battere in casa Brindisi, in lotta per il terzultimo posto, alla Virtus Bologna liquidare a Reggio Emilia una squadra sfinita e in liquidazione dove il domani dovrà essere costruito con un nuovo direttore generale, visto che quello di oggi andrà proprio in casa Segafredo. Se vincono hanno un posto fra le elette. La retrocessione è nelle mani di Sassari, che ospiterà Pesaro, e Cremona che riceverà la Capo d’Orlando dove Sacchetti nella stagione 2007-2008 ha conosciuto la vera felicità. Certo devono vincere tutte e due, Sassari per non far diventare aceto una stagione sbagliata, Cremona per completare una rincorsa iniziata da ripescata in A2, un capolavoro fino a quando ci sono state energie fisiche, ma, soprattutto, mentali. Potrebbe anche non bastare se appunto le due di sopra completeranno l’opera.

Come vedete sarà un mercoledì sui monti naviganti, una vera notte dei generali e ora resta soltanto da scoprire chi fra Sodini, Ramagli, Markovski e Sacchetti farà la fine del generale Tanz nell’inquietante film dell’americano di origini ucraine Anatole Litvak. Secondo noi anche la Cantù peccatrice a Capo d’Orlando dovrebbe farcela, così come la Virtus dei lungodegenti che non si sa mai se vogliono restare o andarsene.

Per gli altri sipario strappato in attesa che lo scorpione nel deserto, mentre incita Elia Viviani, nominato “modestamente” il nuovo profeta, tolga dal collo di Galbiati e di Torino il veleno iniettato dopo l’impresa in Coppa Italia a Firenze, una vittoria risicata in casa, per il resto sconfitte. Diapositiva in bianco e nero del sistema che adesso finge di preoccuparsi per il rapimento di Spagnolo, che crescerà nella Real casa madrilena, e non sa bene come far sapere che il ragazzo allevato dalla Stella Azzurra sarà considerato italiano anche se ha fatto soltanto tre anni di giovanili. Bizantinismi di casa nostra tremando per i generali sul campo e per quelli dietro le scrivanie mentre la Fiba consola Capo d’Orlando per il suicidio europeo premiando come miglior giovane della champions il Kulboka in prestito dalla Germania cercando di avvilirci visto che noi avevamo votato Stojanovic, sempre schierato dall’Orlandina, fra i migliori under dietro Pajola e davanti al torinese Okeke uscito per infortunio molto presto dopo un buonissimo inizio sotto Luca Banchi.

Pagelle dall’oasi rosa chiedendo a Lance Armstrong, visto in un miraggio, se riconosce fra chi lo vorrebbe arrostito al sole gli stessi che ne cantavano le gesta non troppo tempo fa quando non sapevano ovviamente che lui era un furbetto.

10 Al serbo Alessio AVRAMOVIC che insieme ad OKOYE rappresenta bene gli ulani di Varese passati dall’ultimo al sesto posto in classifica, il vero capolavoro per società ed allenatore. Se l’origine è la meta questa Varese ha saputo trovare un sentiero anche se con il saio della povertà.

9 A Christian VERONA preparatore atletico dell’Aquila Trento che ha fatto il record di 7 vittorie consecutive ed è nei play off dopo essere rimasta fuori dalle otto di coppa Italia. Certo è merito di Buscaglia, del grande Lele Molin, di Cavazzana e Dusmet, ma già l’anno scorso, con la finale scudetto raggiunta, avevamo notato che nessuno aveva gambe migliori di questi alpinisti trentini. Non può essere un caso.

8 A DIANA che avrebbe tutti i motivi per arrabbiarsi perché esaltando Brescia come società, come gruppo, lo abbiamo lasciato un po’ indietro per la storia di Burns. Tenersi il terzo posto è già un capolavoro in una stagione dove ci sono stati anche molti infortuni.

7 A FESENKO per aver trovato la luna nel pozzo degli ultimi risultati di Avellino. Se lui gira, non zoppica, sarà meglio tenere in giusta considerazione chi ha fatto comunque una buona stagione con zero tituli.

6 A MAZZON, Capo d’Orlando e GALLI, Pesaro, perché comunque vada mercoledì sera hanno fatto davvero un eccellente lavoro. Anche retrocedendo meriteranno un applauso, se si salveranno ben più del trionfo.

5 A Beppe POETA autore di un discreto finale di stagione per non aver urlato abbastanza nello spogliatoio di Torino, per non aver bonificato internamente una situazione compromessa da chi aveva a le chiavi del giochino.

4 Ai FUGGIASCHI di REGGIO EMILIA che stanno chiudendo maluccio una brutta stagione. Le basi per costruire di nuovo una squadra come quella che ha fatto due finali scudetto si gettano adesso e quelli che hanno il telefonino aperto con gli agenti vadano al diavolo.

3 Al FONTECCHIO visto a Varese che assomiglia un po’ al POLONARA visto troppe volte quest’anno nella deludente Sassari. Peccato, ma saremmo felici di essere smentiti alla prima occasione importante anche se per tutti e due la stagione potrebbe finire mercoledì sera.

2 A CUSIN che non ha messo piede in campo per Milano neppure nell’ultima goleada contro Pistoia. Un gambero a corte.

1 A PESARO che nella seconda impresa in una settimana ha rubato anni di vita ai suoi 7.000 spettatori facendo 1 su 17 da 3. Però meritano un dieci perché ci hanno dimostrato che le partite si vincono anche in altri modi, magari difendendo.

0 A Vincenzo ESPOSITO che sembra attirato da offerte di un college americano, si dice Siena senza Montepaschi, rifiutando offerte che avrebbe avuto in Italia. Non può andarsene, abbiamo bisogno che i buoni allenatori restino ad insegnare anche in un sistema dove, concordiamo, si fa fatica a sopportare la puzza.

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