Il peso specifico di Allegri

28 Marzo 2018 di Indiscreto

I premi assegnati ad allenatori e giocatori fanno sempre discutere, almeno chi ha una vita infelice come la nostra, perché il calcio è una materia opinabile come nessuna altra. Dopo la Panchina d’Oro 2017 vinta da Massimiliano Allegri la certezza rimane però una: gli addetti ai lavori, in questo caso gli allenatori colleghi di Allegri oltre che Allegri stesso, hanno criteri di giudizio molto simili a quelli dei giornalisti e a quelli dei bar. In sintesi: se hai vinto sei un campione, se hai perso sei un… meno campione. Difficile sostenere che questo sia il criterio corretto per valutare venti allenatori con venti budget diversi a disposizione.

Allegri ha vinto con 19 voti, davanti a Gasperini che ricevuto 11 preferenze e Sarri che invece ne ha avute 7, con il resto della classifica secretato come se fosse una questione di sicurezza nazionale tipo Ustica, in modo da non offendere chi ha ricevuto zero preferenze, perché non è stato votato nemmeno da se stesso (pura teoria, al riconoscimento gli allenatori tengono sul serio). Insomma, tutti quarti. Questo premio FIGC nei suoi 27 anni ha vissuto ben tre vite: la prima, su ispirazione di Massimo Moratti ai tempi presidente del Settore Tecnico (parentesi dimenticata), voleva darsi un tono internazionale premiando il miglior allenatore d’Europa, la seconda teneva insieme serie A e B mentre la terza, quella di cui stiamo parlando, è iniziata soltanto nel 2006-2007. In 11 edizioni ben 7 volte il premio, consegnato come al solito fuori tempo massimo (non si potevano trovare un paio d’ore libere sei mesi fa?), è andato a chi ha vinto lo scudetto: Mancini, Mourinho, 3 volte Conte, 2 volte Allegri. In un caso è stato riconosciuto il merito di chi è arrivato secondo (Sarri con il Napoli 2015-16), quarto (Guidolin con l’Udinese 2010-2011), quinto (Prandelli 2006-2007) e di chi è arrivato nono: tale Massimiliano Allegri, con il Cagliari 2008-2009. Una vittoria di enorme peso specifico, battendo Mourinho: essere considerato dai colleghi il migliore della A allenando Acquafresca e Jeda è diverso che esserlo con Higuain e Dybala. In altre parole, negli ultimi anni questo premio ha rispettato più criteri di immagine che di peso specifico delle varie gestioni tecniche. Mettete Guardiola sulla panchina dell’Atalanta, o Sarri su quella della Juventus che ha una seconda squadra più forte della prima del Napoli…

Venendo all’attualità, una stima a spanne della somma del valore della rosa indica che Allegri ha a disposizione materiale umano migliore del 50% rispetto a quello di Sarri e del 300% rispetto a quello di Gasperini, nonostante il Napoli e l’Atalanta siano pieni di giocatori con molto mercato. Un criterio più oggettivo e basato sugli ultimi bilanci depositati, quello del monte ingaggi lordo, indica che i giocatori della Juventus valgono il doppio di quelli del Napoli (164 milioni di stipendi contro 81) e il sestuplo di quelli dell’Atalanta (27 milioni), a meno che al mondo non ci siano calciatori che ambiscano a essere pagati di meno. Con questo non si vuole mettere in dubbio che Allegri sia un grande allenatore, ma soltanto che sia stato migliore, riferendoci alla serie A 2016-17 e al materiale umano a disposizione, di Spalletti, Montella, Paulo Sousa e Nicola.

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