Borg McEnroe, la rivalità morta giovane

22 Marzo 2018 di Indiscreto

Aver letto tutto ciò che è stato scritto su Bjorn Borg e John McEnroe non è il miglior modo per avvicinarsi a ‘Borg McEnroe – Due rivali che hanno fatto la storia del tennis’ (editore HarperCollins, 380 pagine), il libro che Stephen Tignor ha scritto a proposito di una delle più grandi sfide di stili della storia del loro sport, insieme ad Agassi-Sampras e Federer-Nadal. Il libro è uscito cavalcando il lancio mondiale del film di Janus Metz Pedersen, con Sverrir Gudnason credibile Borg e Shia Lebeouf credibilissimo McEnroe, ma diversamente dal film, basato su Wimbledon 1980, è impostato sugli U.S. Open del 1981 visti come punto d’arrivo della prima Golden Age del tennis open, quella con i protagonisti cresciuti in un tennis organizzativamente paragonabile a quello che vediamo oggi.

Il giornalista di Tennis Magazine racconta i protagonisti del tennis anni Settanta, da Nastase a Connors arrivando fino a un giovanissimo Lendl, ed in certi punti sembra quasi di rileggere lo storico libro di Peter Bodo, The Courts of Babylon (che però affronta anche gli anni Ottanta) e anche l’ottimo High Strung dello stesso Tignor: tutti sono messi in relazione a Borg e McEnroe, anche se inevitabilmente si finisce per mettere tutto in rapporto a Borg. Primo vero divo planetario del tennis, scoppiato di testa ben prima di farlo vedere al mondo dopo quella finale di Flushing Meadows, scappando prima della premiazione e lasciando senza parole prima di tutto McEnroe, lontano da lui soltanto di tre anni ma cresciuto nel suo mito (aveva anche fatto il raccattapalle in una sua partita) e al contrario dello svedese con un’adolescenza relativamente normale. Anche se non era da tutti avere come maestro di tennis Harry Hopman…

In sostanza un buonissimo ripasso, con osservazioni acute (in particolare sui rapporti dei tre grandi dell’epoca con Gerulaitis, fra l’altro l’unico che per Jimmy Connors si avvicinasse ad un amico) e storie che tutti gli appassionati conoscono o dovrebbero conoscere. Non è una critica negativa, anzi, perché effettivamente è impossibile scrivere qualcosa di nuovo sul tema, ma una constatazione. A onore di Tignor c’è l’essersi tenuto alla larga dal tono ‘Una volta sì che erano uomini e tennisti veri’: per scrivere un buon libro gli è bastato raccontare in maniera giornalistica gli anni finali dell’era delle racchette di legno e dei suoi ultimi due grandi protagonisti (non a caso il miglior McEnroe è finito anche lui a 25 anni, dopo il suo fantastico 1984), lasciando la nostalgia al lettore. Di certo quella fra Borg e McEnroe è stata una rivalità strana, molto circoscritta nel tempo (14 match dal 1978 al 1981, con un bilancio di 7 pari: le mille esibizioni lasciamole perdere) e sentita in maniera diversa dai protagonisti: l’americano la soffriva di più all’epoca, Borg forse di più oggi. Di certo gli eroi devono morire sportivamente giovani, inseguendo con ferocia la vittoria e al tempo stesso disprezzandola.

https://www.youtube.com/watch?v=SQjzRGvaP0A

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