Come si calcola il rendimento di un BTP?

21 Febbraio 2018 di Indiscreto

Ridateci i BTP, che per la verità non se ne sono mai andati ma da cui cercano di farci stare lontani nel nome di fondi di investimento che investono in BTP o simili. Stiamo parlando di soldi da investire tenendoli però a disposizione, non di ricerca del super-rendimento accollandosi il relativo rischio. Storia vista da vicino, ispiratrice di questo post: qualche giorno fa il funzionario della SuperMegaBanca voleva imporre a una signora di 82 anni che chiedeva titoli di Stato in euro un fondo che investiva, incredibile, in titoli di stato di area euro, quindi abbiamo ripreso confidenza (a fatica, perché abbiamo avuto bisogno della consulenza dell’amico Martin) con semplici moltiplicazioni e divisioni trovando soluzioni migliori di quelle prospettate dalla banca e facilmente confrontabili con una visita su Morningstar. Niente che cambi la vita, stiamo parlando di decimali, ma meglio della mattonella dei fratelli Capone o addirittura di perderci. Come si calcola il rendimento di un BTP, soprattutto se lo si compra sul mercato e non in collocamento?

Il BTP (Buono del Tesoro Poliennale) è un’obbligazione a tasso fisso, un titolo remunerato con cedole fisse (appunto) e posticipate, pagate semestralmente (quindi alla fine di ogni semestre, partendo dalla data di emissione) e, quando esiste, con lo scarto fra il valore di emissione e quello di rimborso. Il rendimento annuo grezzo, anzi grezzissimo di un BTP decennale al tasso nominale del 3%, è quindi il 3%. Andiamo adesso su uno scenario più realistico, cioè noi che vogliamo comprare sul mercato, non in sede di emissione, un BTP quotato sopra la pari, mettiamo un BTP Aprile 2022 a un tasso dell’1,35%. È il primo su cui ci è caduto l’occhio, scelto solo per fare calcoli con numeri concreti. Mentre scriviamo queste righe vale 102,95, incorporando in sostanza buona parte della cedola che verrà staccata in aprile. Significa che il tasso per così dire reale lordo è di 1,31% (1,35 diviso 102,95 per 100). Quello reale netto deve tenere conto però della tassazione, attualmente al 12,5% (persone fisiche residenti in Italia, chi è all’estero in paesi white list è esente o comunque se la deve vedere con il paese in cui risiede), quindi l’1,35 diventa un 1,18. Poi ci chiedono perché preferiamo mettere soldi su Barcellona-Girona…

Non è comunque finita, perché ci sarebbero ulteriori raffinazioni da fare. Il prezzo d’acquisto reale sarà più alto dei 102,95, vanno aggiunte le commissioni che cambiano da banca a banca. Senza contare che il prezzo di rimborso, il 100 nominale, sarà più basso dell’attuale prezzo di mercato portando a una perdita (teorica, perché non siamo obbligati a tenercelo fino al 2022) di 2,95 e cioè, grezzamente, dello 0,73 annuo. In sostanza il rendimento reale annuo diventa di circa lo 0,45% (1,18 meno 0,73): briciole, ma briciole almeno con il segno più davanti. Per titoli di stato con cedola non fissa e in qualche modo ancorata all’aumento dei tassi o dell’inflazione, dai CCT ai BTP Italia, i calcoli sono leggermente più complicati (e meno credibili, a meno di non sapere in anticipo la direzione dei tassi) ma il principio è lo stesso. Detto questo, stiamo parlando di parcheggio della liquidità a breve termine e non dell’investimento della vita, quindi chi vi sta proponendo un fondo monetario di area euro, sapendo che si parte da un meno qualcosa su base annua (abbiamo sommato spese e commissioni di gestione) non sta facendo bene il suo lavoro. O lo sta facendo benissimo, dal suo punto di vista.

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