I Novanta sono i nuovi Ottanta

18 Gennaio 2018 di Stefano Olivari

La nostalgia anni Novanta è già iniziata da tanto tempo, annunciata dalla morte di qualche cantante tossico, e sarà la base dell’industria culturale del prossimo futuro visto che fra poco i nostalgici degli anni Ottanta saranno in coda con il contenitore delle urine in una mano e un mazzo di impegnative del medico nell’altra. È anche per questo che il discreto inizio di ’90 Special’ su Italia 1 (2,285 milioni di telespettatori, share dell’11,74%) era in qualche modo nell’aria, anche se l’ascolto della trasmissione condotta da Nicola Savino è stato dopato dalla lunga ospitata di Fiorello e dal collegamento luganese con un Jovanotti in grande forma, che ha addirittura rivisitato la tremenda sigla del tremendissimo Classe di ferro: chi non ricorda il sergente Scherone interpretato da Adriano Pappalardo? Lo stesso ascolto sarebbe stato impossibile con i soli Bossari, Malgioglio (è dappertutto e non riusciamo a toglierci di testa Mi sono innamorato – sì – ma di tuo marito, che però purtroppo ieri non ha cantato), Ela Weber, Cucuzza ed ospiti come Mietta e le Lollipop, anzi tre Lollipop su cinque, che hanno annunciato il loro ritorno discografico, più Benji e Fede che nei Novanta ci sono giusto nati, come del resto Ivana Mrazova.

Volevamo soltanto condividere un flash che ci è venuto osservando in sequenza gli oggetti, i personaggi, le mode di quel decennio, secondo uno schema peraltro buono per tutti i decenni e che Carlo Conti ha ormai codificato. E il flash è il seguente: i Novanta sono stati degli Ottanta con più possibilità tecnologiche, dai primi cellulari al web, e un mondo meno diviso, ma fondamentalmente sempre anni positivi dal punto di vista culturale e del privato, in un’Italia che godeva ancora di quelle reti di protezione e di quella spesa pubblica fuori controllo di cui stiamo pagando i conti adesso, prima che la BCE (1998) e l’euro (1999) ci richiamassero all’ordine. Anni in cui la televisione generalista, perché di televisione stiamo parlando, modellava gusti e disgusti e degli italiani con evidenti benefici per chi questa televisione la controllava. È quindi chiaro che per gli ex adolescenti, più o meno nostalgici, dei Novanta sia ancora possibile trovare ricordi comuni mediatici diversi da una partita dei Mondiali e ricreare uno spirito di cazzeggio comprensibile più o meno a tutti. Certo lo stesso Jovanotti, personaggio spendibile per quattro decenni, soltanto negli Ottanta avrebbe potuto urlare al pubblico “Mi sono comprato la moto con i vostri soldi e questa è una figata”. Quindi noi rimarremo per sempre negli Ottanta, pur apprezzando le memorie condivise del decennio successivo.

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