Anche i ricchi piagnucolano

11 Dicembre 2017 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dall’angelina Pacific Palisades, un tempo regno di Rudy Bianchi, cestista Olimpia per amore, calciatore e allenatore negli Stati Uniti per passione, e di Francesca dalle nobili origini nel mondo editoriale, che seppero consolarci per il Mondiale perso ai rigori dall’Italia di Sacchi nell’unico viaggio fatto per la Voce che poi fu tradita e fatta chiudere. California senza sogni, con l’incubo incendi, terremoti, ma con la curiosità di vederlo davvero il parto ideale che soltanto quelli abituati a quel mare, a quel sole, potevano immaginare: Il museo dei fallimenti. Bazzicando lo sport, i miasmi dello sport, ci sembrava terra di confine adatta. Cara gente che soffrite il Natale come la Pasqua, adesso che si parla di “qualificazione storica”(porca vacca!) per la squadra maschile di curling che andrà alle Olimpiadi, sperando che si facciano perché in giro c’è aria da dottor Stranamore, vorremmo chiedervi se potete ancora accettare gli imbonitori che spacciano il nostro sport professionistico come qualcosa di alto livello.

Campionato di calcio? Be’, chi può vantare una lotta così serrata? Certo, nessuno, ma come coniugate il bello a certe partite? Nell’ultima giornata le prime quattro della classifica hanno fatto zero gol. Avendo amato il pensiero del dottor Frossi, che considerava gli zero a zero partite perfette, possiamo confessare che non l’abbiamo vista questa perfezione. Quando i ricchi piagnucolano fanno venire il nervoso più dei centralini automatici, dei tutori dell’ordine che si girano dall’altra parte se qualcuno denuncia e poi, quando quello viene preso a mazzate, ti vengono a dire che doveva denunciare. Aspettando le cene delle beffe sotto l’albero, mentre Tavecchio rimanda, il calcio brontola, l’atletica corre male sui prati del cross (ma dove corre bene?), ci sentiamo solidali con Malagò che ha preso a calci tutta l’immondizia trovata per strada, non era difficile, quando ha scoperto il compiacimento del sondaggista che, dopo aver interpellato meccanico e fruttivendolo, aveva consigliato la signora sindaco di bocciare il progetto Olimpiadi a Roma, per l’assegnazione allo stadio Olimpico della partita inaugurale dell’eurocalcio.

Ma torniamo ai ricchi che piagnucolano e nel basket tutti pensano subito a Pianigiani e all’Armani che ora dovrà mettere in calendario l’esorcismo per la “fatal Torino” dove deve girare davvero Satana se una giocatrice, l’americana Hamby di Ragusa, manda all’ospedale la croata Tikvic, giocatrice di Torino, con un pugno alla nuca. Satana girava intorno anche a Washington e a Tarczewski nella Caporetto milanese. Perché fatal Torino? L’anno scorso Repesa, secondo i guardiani del buon tono, perse la fiducia della società (?), del pubblico (siamo sicuri?), l’appoggio della critica anche a servizio (mai stato, questo appoggio perché dal primo giorno, quando andava meglio dell’euro Armani di oggi, furono liberati i sicari del fuoco amico), perché disse chiaramente che i suoi giocatori usavano il piumino in difesa e pensavano soltanto alle statistiche da presentare per nuovi contratti. Vinse 100 a 97, ma non gli andavano giù quei 97 punti. Chissà cosa direbbe oggi Gelsomino, pensionato forzato che si “gode” la libertà pagata da Milano, se dovesse valutare la sconfitta a Torino dell’ Armani, la terza del campionato in una stagione che anche in Europa non va meglio di quella disastrosa che lo ha portato oltre Citylife. Lo squadrone dei 16 giannizzeri ha fatto 59 punti contro le farfalle di Banchi che aveva vissuto i miasmi di Assago ai tempi in cui volevano comandare altri facendosi scudo dei presunti capo giocatori.

Certo una settimana di aceto a colazione per lo sbandieratore della Lupa che deve aver capito come siano delicati i confini dell’amicizia se il grossetano si è preso un minuto di sospensione a 8” dalla fine con la partita già vinta (pensare alla differenza canestri fra un peso leggero ed un massimo è ancora più oltraggioso). Non basta. Pensiamo a cosa gli hanno riferito i paggi di corte dopo aver visto a mezzogiorno Fontecchio segnare 15 punti in 22’ con la maglia di Cremona. Farsi chiamare Erode, in questi casi, diventa davvero facile. La stessa partita di Torino dice che se non avesse messo Tarczewski fra i 12, se fra gli unici alleati in una armata di diavoli senza fuoco non avesse trovato Cinciarini, sarebbe stata addirittura catastrofe. Che Milano non abbia mai trovato il modo di entusiasmare, difenda poco, attacchi con gente che ama l’uno contro tutti, lo dice anche il calo di pubblico e di entusiasmo al Forum, ma qui andiamo oltre e, badate bene, non intendiamo certo chiedere più spazio per i quasi azzerati Pascolo, Abass e Cusin. Se lo trovino da soli. Lavorano per la società che non fa mancare niente e ti fornisce pure occhiali scuri per non farsi riconoscere dopo partite come quelle contro Kaunas e Torino, sono al servizio del superstaff dell’allenatore che ha vinto di più dopo Messina e Recalcati, lasciando perdere i nobili antenati partendo da Rubini per finire a Bianchini. Insomma questo brodo primordiale dove nuotano i ricchi, tanto a primavera vi facciamo rimangiare tutto, è peggio del tallio nella zuppa.

Ma non è soltanto Pianigiani a doversi guardare dai rampicanti di Citylife, adesso che lo trattano male anche quelli a servizio, perché non deve stare meglio De Raffaele nella Venezia che batte in testa. Non parliamo di Ramagli, tanto per parlare di un altro allenatore che arriva dal regno di Toscana, che adesso vedrà rizzare il pelo dei dioscuri a cui una parte della critica bolognese imputa poca qualità nel gioco anche se poi la quantità di soluzioni offensive maschera difese in pantofole. Attenti ai lupi che perdono il pelo, ma non il vizio, e fa bene Menetti a vantarsi di aver resistito a tutto, persino all’ego dei Della Valle, mentre cerca di portare in zona tranquilla la Reggio Emilia che è scoppiata nell’ultimo campionato separando altri difficili ego che ora trovano gloria alterna fra Sassari e Bologna. Tutti all’erta, da Pesaro a Brindisi, perché la Cantù che doveva sbriciolarsi davanti ai controlli federali ora sta sbriciolando tante presunte corazzate e avrebbe anche potuto vincerne una con Venezia o Brescia senza stupire. A proposito di Brescia, ancora lassù anche se ha pagato la prima partita da capolista presuntuosa: succede, doveva succedere, qualcuno ci spiegherà perché l’italianizzato Burns è stato lasciato libero?

Certo che avrebbe fatto comodo alla Virtus il Burns, così come aiuta Sodini a scrivere la pagina più eletrizzante nel moscio del liscio e busso promesso da chi è padrone della stessa giostra dove per “salvare” il basket nazionale chiedono di poter tesserare molti più stranieri. Pagando, s’intende. I signori con portafoglio hanno le idee sul retrogusto di ogni carta a credito. Dai California, dacci le pagelle che fa freddo.

10 A Romeo SACCHETTI non tanto per aver ridato una speranza a chi credeva nelle qualità di Fontecchio, ma per questo miniraduno cremonese con i migliori della A2. Speriamo vadano in tanti a vederli questi ragazzi, questo allenatore, speriamo ci siano tutti e non soltanto perché la citta delle tre ti è così confortevole.

9 A Lorenzo SANI che ha trovato il tempo, fra le amarezze degli invidiosi di ieri, oggi e, purtroppo, domani, per aggiungere due nuove storie al riuscitissimo libro “Vale tutto” che è diventato anche cinema dedicando il progetto a Fessor Leonard mentre gli amici di Willy festeggiavano il compleanno del grande amico nel nome del quale sono stati inventati giorni magici che hanno liberato lo sport per tutti molto più di chi gira in macchina blu e finge di essere dalla parte dei deboli.

8 Al CULPEPPER canturino perché la sua energia, riuscendo a capire Sodini e l’eccellente Smith, oltre a Burns, sta facendo volare questa Cantù che se avesse ancora il Pianella sarebbe davvero la mina da schivare per i molti Titanic sul mare a spicchi.

7 Al PASQUINI che ha interrotto la serie vincente di Brescia perché dietro al successo di Sassari c’è molto di più di un eccellente tecnico e di una bella società. È una cosa che non si compra, si cerca, rischiando, anche dicendo se sono io l’ostacolo mi metto da parte.

6 A Luca BANCHI perché nel giorno della sua vittoria più desiderata, non è facile farsi tirare le pietre dopo aver vinto uno scudetto, deve aver scoperto che questa Fiat diventa polveriera se si sta dietro a tutti gli attori che credono di essere da premio. Il finale contro Milano dovrebbe fargli riscuotere almeno un’assicurazione sul mal di fegato.

5 A Pino SACRIPANTI che si è trovato troppi infortunati nello stesso momento in cui sembrava che i suoi lupi fossero pronti a far correre avversari che dovrebbero temerli dal primo giorno. I generali senza fortuna meritano, però, di aver ancora tanti amici, anche in società.

4 Allo SCOPONE TELEVISIVO: nella stessa ora la Milano trepidante si è trovata il basket sulla RAI e il calcio su SKY. Ditelo che vi piace il masochismo da palinsesto.

3 A Pietro ARADORI che sembra aver smarrito la stella polare dal giorno del raduno con la Nazionale. Sembrava rigenerato dall’affetto Virtus, quasi quanto Gentile, invece per tutti e due è tornato il momento della riflessione, nella speranza che la risolvano dentro loro stessi. Per il bene delle Vu nere.

2 Alla REYER che cerca carbone per la Befana perché in una settimana la squadra che aveva vinto più volate, esaltando il gruppo, adesso ha preso tre manrovesci di fila. Tutti nel finale anche se contro Reggio si era messa nei guai molto prima.

1 A PIANIGIANI se non spiegherà presto questa sua tendenza a passare per l’Erode dei giocatori italiani, se dirà in giro che molti la pensano come lui dopo aver visto, ad esempio, il finale di Torino, le percentuali “azzurre” su troppi campi.

0 A Tyler CAIN se dopo la bellissima partita con Capo d’Orlando, il più 39 di valutazione si dovesse illudere di trovare un Caja più morbido al prossimo allenamento, se dovesse dare ascolto a chi gli dice che è pronto per fare un salto di qualità. Meglio se guarderà in alto il tetto di Masnago.

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