Occhetto o D’Alema?

10 Ottobre 2017 di Biro

Non sapevo nemmeno che Achille Occhetto fosse ancora vivo (ma sono un gatto di orientamento alt-right, lo dico a parziale giustificazione, non un giornalista o un commentatore progressista di Indiscreto), con tutto il rispetto per un uomo di 81 anni che ha avuto intuizioni politiche rivelatesi giuste: su tutte la svolta della Bolognina del 1989, quando da segretario del PCI decise di abbandonare la sicurezza di un marchio che avrebbe potuto sopravvivere per anni al crollo del comunismo nell’Est Europa per gettarsi nel rischioso mare della socialdemocrazia creando due anni dopo (congresso di Rimini) il PDS. Il risultato è che il discendente diretto di quel PCI è l’unico partito della Prima Repubblica arrivato ai giorni nostri. Con il forte rischio di essere quello di maggioranza relativa alle prossime elezioni politiche, Rosatellum 2 o no. Occhetto si è riguadagnato le prime pagine parlando di Massimo D’Alema, suo successore e storico antipatizzante. Senza nominarlo, come nelle migliori tradizioni della politica: “Questo è un Paese in mano a un serial killer e nessuno dice niente. Non capisco perché voi giornalisti gli andiate ancora dietro… Il bello è che le ha sbagliate proprio tutte e voi gli date ancora credito…». Con il killeraggio che chiaramente si riferisce al sabotaggio di più di un progetto di centro-sinistra unitario, dall’Ulivo in giù fino ad arrivare all’attuale creazione di MdP in chiave antirenziana. Il ‘Di qua o di là’ è quindi sia umano che politico: Occhetto o D’Alema?

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