Regola Ćosić

25 Settembre 2017 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sul cammino di Amblar per il Grigoletti-day, schivando il pantano dove la rana Beelzebufo minaccia di mangiarsi i pesci della nuova scrivania del Fazio come faceva un tempo con i dinosauri. Ci sarebbe servita questa rana fra le sale del palazzo di Varignana, là fuori di mano, dove il basket ha presentato la 96esima edizione del campionato che si inizia con una giornata spezzatino sabato prossimo per finire addirittura giovedì della settimana seguente sotto il segno di Eurosport.

Tanto per far capire a lorsignori che le liste nere delle belle figheire al comando non spaventano. Questo lo diremo al Grigo nel giorno dei ricordi cercando di spiegare che questi maramaldi non si possono combattere ad armi pari. Un po’ come lo sport di oggi dove, quasi sempre, vince chi ha più soldi e da noi sappiamo chi detiene il potere tenendo per le palle il sistema, i sottoposti, la servitù. Dal calcio al basket, persino nel rugby che secondo il geniale Laporte si è stravenduto e ha perduto la sua vera anima. Cosa che non potranno mai dire a Valentino Rossi e al suo perone. Cosa che si guarderanno bene dal dire a furore Sagan ingiustamente buttato fuori dal Tour, ma tricampeon do mundo sulle due ruote fra le casette norvegesi del film dove Zalone ci ha detto verità che andrebbero analizzate mentre il mondo viene preso a calci da chi ha il potere o le bombe, perché qui da noi i camuffati, i simoniaci, accusano addirittura di eresia Papa Francesco.

Torniamo al basket, bella gente, salutando Tamberi che contro Pistoia ha giocato 4 minuti, preso 2 rimbalzi, segnato un canestro. Interscambio sportivo che farà bene a tutti. L’atletica ha il suo uomo spettacolo che sta tornando, quello fregato dal destino prima di Rio. Il basket fannullone ha capito che per reclutare bisogna fare bivacchi o, magari, avere idee alla Bagatta che in passato riuscì a dissacrare le giornate milanesi di Popovich e degli Spurs trovando il campo e la folla con la complicità di Gianmraco Pozzecco e di Varese. Ora il Guido selvaiolo è alla guida della franchigia senese di A2. Ha idee. Cerca, come tutte le società, partner per arricchire il viaggio. Non è facile, ma almeno ci prova.

Chi, invece, non deve fare altro che restare fermo sulla sua collina di euro è il mondo Armani. Hanno ricominciato da dove era partito il secondo viaggio di Repesa: supercoppa. Nel deserto di Forlì, dispiace per l’entusiasmo di chi organizzava, la squadra che ha potuto lasciare a sedere Kalnietis, Dragic, Tarcisio Tarczewski, che non ha quasi utilizzato gli italiani del gruppo, ha rivinto il trofeo già conquistato l’anno scorso contro Avellino. Stesse facce sul podio e in campo? No. Questa è una squadra che ha già stabilito la regola Ćosić: ingegneri e muratori. Pianigiani conosce l’arte. La conosceva, anche se sembrava averla dimenticata, il silurato Repesa, ma dentro il palazzo oggi l’aria è stata ozonizzata, senza ferite da rimarginare. Tutti i peccatori congedati. L’anno scorso era tutto diverso e sentivi il rumore del fuoco amico. Degradazioni, defenestrazioni. Non succederà, non dovrebbe succedere se l’uomo della Lupa senese riuscirà a difendersi dai soliti noti, a capire che dietro le liste di proscrizione da lui certamente avallate c’è debolezza più che forza.

Giornata del colore per Armani che ha fatto sfilare la sua fantasia a Milano, felice di avere avuto Hamilton in passerella, e la sua squadra vincitrice nel deserto di Forlì. Vittorie. Il meglio. Adesso l’Emporio che in Eurolega avrà un marchio diverso, un impegno diverso, deve soltanto vedere chi potrebbe trasformare il vino in aceto. L’anno scorso non accadde fino al successo nella coppa Italia che quest’anno si giocherà a Firenze, poi sapete che dai disastri fuori dai confini, ma anche al Forum, si è arrivati alla crisi e all’eliminazione addirittura in semifinale in campionato. Per l’Italia questo gruppo basta e avanza. I poveri del sistema sarebbero grati, gratissimi, come si diceva nel Padrino, se il talento avanzato potesse andare ad aiutare la loro causa. Difficile. Stagione lunga, 70 partite come minimo. Serviranno tutti? Forse no, ma la distribuzione del pane e dei pesci è storia che non capiscono gli allevati nel moderno dove robot e licenziamenti gratificano più degli essere umani, quando ancora l’umanità è divisa fra chi amava Abele e chi gode ad essere Caino.

Milano strafavorita per lo scudetto. Lo è dal giorno in cui Armani ha deciso che la città doveva avere la sua amata squadra di basket. Una benedizione che vorrebbero avere in tanti ed è un bene che il Zanetti Segafredo abbia sposato la Virtus. Magari tornassero Benetton e Scavolini. Allora ci si divertirebbe a misurare certe lingue. Avellino avversaria numero uno, più pericolosa di Venezia che comunque ha fatto progressi in poco tempo anche se i Filloy non si rimpiazzano facilmente. Anche Sassari ha qualcosa che potrebbe preoccupare le “grandi”. Trento? Vista adesso non è valutabile. Senza Craft ha perso il marchio, la testa. Per la verità eravamo scettici anche l’anno scorso e poi siamo scattati tutti in piedi ad applaudirla per il finale dove non è stata neppure fortunata.

Qualcuno spera che anche la Virtus dei dioscuri Aradori e Ale Gentile, tutelato dal fratello Stefano, protetto da una maglia nobile e da un pubblico che ama e sa farti sentire importante, possa partecipare alla festa fino in fondo. Pazientare. Fino alla coppa Italia vietato sporgersi e parlare ai manovratori, anche quelli che lo farebbero volentieri e non sarebbero così vili da nascondersi dietro ad una lista di proscrizione.

Pazienza dovrà avere anche Romeo Sacchetti, ma leggendo il suo libro, la storia della vita del ragazzo di origini bellunesi e trentine nato casualmente in un campo profughi ad Altamura, si scoprirà che questo è un uomo capace di affrontare la vita, le negatività dell’esistenza, accettando ogni sfida. Nella bella festa al Relais Convento, in una frazione di Persico Dosimo, vicino a Cremona, la nuova dimora spartita con il “castello” di Azzurra, tutti a chiedergli se aveva capito di essere in grossi guai. Sorriso come mister semplicità Mujica, il suo sosia che ha guidato così bene l’Uruguay, camicia rossa, canini al vento. No che non ha paura. Certo giocatori buoni ce ne sono pochi. Per le qualificazioni mondiali con Romania, Olanda e Croazia gli dovrebbero mancare anche i migliori, ma di certo ha capito sulle tribune di Forlì che quelli di Milano il Pianigiani potrebbe lasciarglieli tutti, ammesso che gli servano tutti. Ne riparleremo. Intanto lui ne ha parlato con il presidente Petrucci, pure lui seduto in solitudine a Forlì, dopo aver fatto i complimenti a Trieste vincitrice della supercoppa di A2 perché la curia, come quella vaticana, non è contenta per certe scelte.

Quella di Tanjevic, ad esempio. Anche Boscia conosce il mercato e i mercanti, sperando che gli sia rimasta forza per dimostrare che gli allenatori senza frontiere sanno stare al mondo e curare i malati anche in situazioni che sembrano disperate. Lo volevano altri il suo posto. Gente nobile, ingegnosa, con grandi risultati. Bianchini, ma soprattutto Recalcati e la Lombarda regione, ma adesso perché questo tiro al piccione? Tanjevic all’insaputa di Sacchetti. Boscia sopra Romeo. Tutte notizie false, sassi nello stagno del basket stagnante. C’è da riformare e rifondare. Certo che non puoi togliere subito quattro o cinque stranieri per squadra. Calo graduale, dice Sacchetti. Necessità vitale, però, ricreare ambienti e vivai. Chi ha tanti soldi si dia da fare. Paghi bene gli allenatori delle giovanili, segua la strada di Sassari con il laboratorio cagliaritano. Serve coesione, non divisione. Servirebbero gentiluomini che conoscono e rispettano le regole dello sport, non dei poveri Griso o dei poveri Iago. Li aspettiamo all’esame europeo con tutti i loro stranieri. Ne abbiamo 8 di squadre impegnate fuori dai confini. Ridateci almeno un trofeo. Siamo a digiuno da troppo tempo. Dalle finali di eurolega manchiamo quasi dall’altro secolo.

Pagelle fra una poesia e il canto dei reduci nel nome di Grigoletti che poi aggiornerà tutti i nostri cari scomparsi, cominciando da Menichelli, Trevisani, Porelli, Rubini, Allievi, Maggiò.

10 e lode: a Jordan Theodore perché questo diavolo a due facce, regista e matador, garantisce a Milano una stagione da protagonista. Come avrebbe potuto essere sempre se le scelte fossero state fatte partendo dalla testa.

10 A PIANIGIANI per aver rimesso un diamante nel diadema che aveva lasciato a Siena, a DE RAFFAELE per aver cercato il cuore della nuova Reyer che è cambiato tanto contrariamente a quello che dice il suo avversario. Se perdi il cuore devi fare un trapianto giusto.

9 Al quartetto d’oro della NBA, Curry, Durant, LeBron e Kobe Bryant, per la posizione presa contro il razzismo rispolverato che va oltre la presidenza, contrariamente a quello che pensano gli americani italianizzati.

8 A Carlton MYERS che, ben stimolato dal Trigari che non è così narciso da pretendere uno che gli dia sempre ragione, è riuscito a dare un’impronta personale anche alle cose che vedeva ed esponeva male. Gli è rimasta dentro la rabbia del numero uno a prescindere, con la saggezza di chi, un tempo, ammise che gli sono servite per migliorare più le critiche che i baci di dama. Anche lui, se lo ricordi il Polonara super, ma soltanto in attacco, della sfida contro Venezia, ha criticato per aiutare non per affondare. Difficile capirlo e infatti esistono le liste nere.

7 A Lele Molin se davvero rientrerà nel giro azzurro come assistente di Sacchetti. Era andato alla scoperta della Russia, era finito stritolato dai divorzi spagnoli di Messina. Ora fra Trento e la casa madre dovrebbe ritrovare un mondo che lo ha sempre apprezzato.

6 Al FINAZZER, attore, regista, ma soprattutto sognatore che anche quest’anno ha riproposto a Milano il grande mondo NBA aggiungendo un tocco d’artista: il basket dei principi con princìpi, ma anche ricerca di veri uomini dietro le quinte. A lui il basket italiano dovrebbe affidare la sua Casa della Gloria.

5 Alla FORMULA della SUPERCOPPA che non regge, che non ci ha neppure aiutato con il pasticciaccio brutto delle regole sul cambio dell’interpretazione per la partenza in palleggio. Aspettare il primo ottobre è stato un errore. Cosa faranno sabato 30 nella prima di campionato fra Trento e Virtus Bologna?

4 Agli ITALIANI visti così poco in Supercoppa. Secondo loro è una congiura oppure i loro allenatori li hanno informati che sono più scarsi anche degli stranieri mediocri che abbiamo visto a Forlì?

3 Ai nemici di MENETTI che segnalano le belle prestazioni di Polonara, De Nicolao, Aradori, Stefano Gentile. Prima di capire se Reggio Emilia ha bonificato, purificato, migliorato, aspettiamo almeno qualche giornata. Prima di credere a tutto quello che si vede nel primo giorno di scuola meglio aspettare le pagelle dopo un trimestre.

2 A BERTOMEU e all’EUROLEGA che non intende cambiare il calendario e preferisce questa battaglia di frontiera che spaccherà tutto e non farà diventare più bello un campionato professionistico europeo sullo stile NBA.

1 Alla CURIA dei comitati che spara su TANJEVIC per colpire Petrucci. Ahi servo basket. Certi lupacci perdono il pelo ma non il vizio.

0 Alla brutta polemica fra LONGHI, presidente di Trento e l’agente SBEZZI. Se deve essere attaccata anche una società che ha fatto questo viaggio meraviglioso, con gli aiutini che servivano in terra sconsacrata, allora è difficile capirsi e credere che davvero sia utile difendere il patrimonio così povero del basket di scuola italiana.

P.S: Ancora una volta la Lega Nazionale, insomma la A2, ha fatto meglio dei colleghi al piano di sopra. Rimettere un microfono in mano al genio di Capodistria geniale.

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