Homeland sesta stagione, disinformazione democratica

6 Settembre 2017 di Indiscreto

Ci sono serie, anche geniali, che si trascinano stancamente fino a quando i tossici si azzerano, ed altre che sanno invece rinnovarsi pur rischiando e sacrificando alcuni protagonisti: Homeland è una di questa e la sua sesta stagione, in Italia terminata lunedì scorso su Fox, è riuscita a cambiare ancora una volta livello pur avendo sullo sfondo sempre il terrorismo. La protagonista, Carrie Mathison, è tornata a vivere a New York e si occupa della difesa di musulmani americani oggetto di discriminazione, sempre con i soldi del miliardario tedesco progressista, genere Jugend Rettet, che da lei ha ricevuto un due di picche. Inutile raccontare la storia a chi non l’ha seguita (e quindi non gli interessa, comunque c’è Wikipedia) e a maggior ragione a chi l’ha seguita, ma interessante notare come Homeland faccia riflettere sfruttando le suggestioni e le rappresentazioni della realtà più che la realtà stessa. La presidente degli Stati Uniti, Elizabeth Keane, ha infatti poco in comune con Trump: è donna, è presumibilmente democratica (è infatti nel mirino dei media per così dire populisti), è contro gli interventi militari americani nel mondo, crede nell’informazione tradizionale e non nella semplificazione da social network. Superato il disorientamento da teledipendenti, perché l’attrice che interpreta la Keane è in House of Cards uno dei rivali dei coniugi Underwood, il suo personaggio diventa più interessante della solita schizzata Carrie, del triplogiochista Dar Adal (il solito superbo Murray Abraham) e dei tanti altri ben disegnati dagli sceneggiatori. Non a caso nel finale, scampata a un attentato, la presidente svela il suo tratto autoritario con una sorta di colpo di stato giudiziario che rischia di trasformare gli USA in una dittatura. Con il risultato che i servizi che in Italia definiremmo ‘deviati’ sembrano quasi l’unica via di salvezza per contenere il potere dato da una democrazia che è strettamente legata alla possibilità (e alla voglia) di essere informati dei suoi cittadini. Grande stagione, a dispetto delle sue parti politicamente corrette e dell’inutile morte di Quinn, con la settima e l’ottava già sicure.

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