Europa sulla difensiva

21 Agosto 2017 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla vecchia capitale dei Visigoti, terra di Catari eretici, bastione profumato d’Occitania dove hanno inscatolato per bene il pesce azzurro che veste la maglia dell’Italbasket. Un pesciolone in barile che sta mandando in confusione persino l’Ettorre Messina che a Tolosa avrebbe voluto firmare un documento per la liberazione dei suoi “nazionali” dalla prigione dove sono stati portati per interesse, per debolezza societaria, per mancanza di motivazioni reali oltre la bella statistica, per il concetto che tenendo famiglia prima pensano a quella. Si spiega soltanto in questo modo il calcio del mulo contro il Belgio dei “terribili” tiratori, sembrava di essere tornati ai tempi in cui Steveniers faceva neri les italiens. La diretta televisiva ci ha messo davanti alla dura realtà: ”Di chi è questa squadra?“.

Una domanda che l’allenatore più famoso d’Italia, anche se adesso vice in Texas, ha girato ai suoi giannizzeri. Quelli famosi, quelli che pensano di essere famosi perché nell’orto di casa ricevono soltanto complimenti, quelli che sentono un brivido se il duce truce si rivolge a loro che ancora non sanno se avranno un posto nel prossimo europeo. Risposte? Il meno 25 con la Francia. Ma almeno con la squadra di Collet hanno provato a tenere un tempo. Poi? Eh, quelli hanno aumentato la fisicità, come le prossime bollette della luce, tutti a ramengo cominciando dai capi giocatori: Datome inguardabile, tornato nelle tenebre come al preolimpico, ma tanto la colpa è di Obradovic che li spreme troppo i suoi campioni, Belinelli sfinito da questa commedia dove deve essere umile proprio lui davanti a compagni che se la tirano, spesso, purtroppo, anche in faccia, Melli che non riesce a dimenticare le pigrizie dei ragazzi dotati che mangiano volentieri anche fuori dagli orari dei pasti.

Messina, come altri allenatori fissati sulla difesa che garantisce più dell’attacco, soprattutto se davanti hai poco e la tendenza è quella della pallamano, come ha detto anche il nostro Tancredi in un minuto di sospensione, insiste sul concetto. Battaglia sacra. Qualcuno ci ha rimesso il posto. L’ultimo si chiama Repesa invecchiato, ma è stato lui a tirarsela perché le spie hanno fatto sapere che la squadra si allenava poco e anche male, poi era destabilizzata dalla denuncia pubblica fatta dopo Torino, era confusa. Vedrete che diranno così anche su Messina se le cose andranno male, magari non subito a Tel Aviv, in quella qualificazione dovremmo comunque farcela ad arrivare fra le prime quattro, ma quando ci sarà la smazzata ad Istanbul. Certo se ti va bene voli e metti a tacere tutti. Ma se non succede allora ne sentirete di ogni tipo. Tu chiedi difesa, sacrificio, vuoi che ogni pallone sia trattato come fece san Tarcisio a custodia della reliquia, ma loro, i giocatori, giocatoroni per gli imbonitori, giocatorini-ini per chi li guarda senza il filtro magico degli agenti, delle famiglie, degli amici prezzolati, dei dirigenti impreparati, di certo i migliori sulla piazza, ah povera piazza, queste vittime dell’estate azzurra che secondo il vangelo presidenziale è l’unica via per la vera gloria, non sono mai scollegati. Ehi tiri poco, ehi non ti danno mai la palla. Che palle con ‘sta difesa, ma non sanno che alla fine si leggono le statistiche? Perso o vinto, escludendo le voci negative, quel maledetto plus minus, deve restare su carta la cifra che inganna.

Il primo Messina azzurro, quello che esplorava un mondo diverso dal regno porelliano della Virtus, dopo la delusione tedesca disse chiaro: manca il potere coercitivo verso giocatori che oggi sono qui, ma domani prenderanno lo stipendio altrove e in Nazionale le multe da dove le ricavi? La diaria è minima. Vero allora, vero quando ha vinto, vero anche adesso. Comunque meglio partire sottovalutati da tutti, nella storia sportiva italiana è sempre stato così, per Bearzot, Lippi, per Gamba, Tanjevic, lo stesso Messina, non parliamo di Recalcati anche se gli imbonitori insistono a considerare la medaglia europea in Svezia la vera impresa, dimenticando un bronzo europeo del sciur Gamba in Germania che valeva almeno come quel bronzo preso ai francesi 10 giorni dopo che ci avevano umiliato.

Le partite di preparazione sono sempre state un grande inganno. Non eravamo euforici dopo il miele italiano, appena abbiamo trovato arbitri, magari più scarsi, ma meno paterni, avete visto la grandine, bonus bruciati in breve tempo. Figurarsi se poteva bastare come test quella partita vinta facile contro i turchi in Sardegna. Eravamo già pronti a valutare meglio la partita col Montenegro di Boscia. Avevamo trovato qualcosa che sembrava legare tutti. Insomma una squadra. Poi il Belgio. Un caso, ma era anche il selfie di una squadra tenera. Alla fine i francesi. Ce li troviamo sempre fra i piedi. Ogni tanto vinciamo noi, spesso sono loro a dirci merde. Agli europei under 16 in Montenegro hanno vinto e noi ci siamo tenuti oltre l’ottavo posto che ci ha regalato super mini Mannion. Lo stesso Montenegro che ci ha eliminato ai quarti ha fatto la finale. Non trascuriamo il particolare, abbiamo appena smaltito male la sbornia dei giovani di Capobianco rimuginando sul flop dell’under 20 del povero Buscaglia. Abbiamo una scala azzurra con qualche piolo mancante e ce ne accorgiamo soprattutto quando si raduna la Nazionale.

La perdita di Gallinari è diventata trauma, ma anche altri hanno perso pezzi da novanta, la Serbia con Teodosic, la Spagna con Llull, la Grecia che dovrà fare meno del sensazionale Antetokounmpo. Meglio che tutto si sia rotto adesso. Rinunce a catena e non è ancora finita. Se c’è uno che ha le qualità per rimettere insieme il vaso di Pandora italiano è proprio Messina. Magari non vinceremo il girone di Tel Aviv perché Israele a casa sua ha un bel seguito, perché non sai mai come prendere la Lituania che un giorno ci regala la medaglia olimpica ed un altro ci manda a casa. Gli altri sembrano tutti alla portata anche di una squadra senza centro. Poi Istanbul. In Turchia la verità.

Di questa Italia parleremo ancora, ma la regola dice aspettate le bocce ferme, se ci pensate per scegliere i due esclusi siamo alla mini tragedia: poveretti hanno lavorato, speriamo abbiano anche imparato qualcosa, e poi li lasciano a casa. Per fortuna, o sfortuna, la scelta non provocherà dibattitti, guerre geopolitiche. Nessuno degli esclusi potrà cambiare il destino di Azzurra. Lo poteva fare soltanto Danilo Gallinari e sapete perché si guarderà il video dalla collina di Hollywood. Strana reazione delle Nazionali che vedono assi NBA con motivazioni scarse, pronti a lasciare al primo graffio. Dove sarebbe la sorpresa? Speriamo non diventi così anche per chi fa la vera Eurolega.

Palle di neve nei giorni dell’afa.

°Quanta gente vuole comperare Houston. Da Beyoncè ad altri artisti. Speriamo che Mike D’Antoni trovi sempre il sorriso per far finta di credere che ha trovato proprietari migliori di quelli che aveva a New York.

° Non siamo d’accordo con Vittorio Gallinari che ha considerato eccessive le reazioni federali e dell’allenatore. Cosa avrebbero dovuto fare e dire? Bello invece far sapere che non ha chiuso con la Nazionale, ma al Mondiale non ci siamo ancora ed è quello il ponte per l’Olimpiade.

° Un Pianigiani avvelenato per il raduno minimalista dell’Emporio Armani. Il cavallo della sua contrada, quello della Lupa, non aveva potuto partire al Palio dell’Assunta perché azzoppato. Adesso si spiega meglio la foto che ci mostrano dal sito Lega.

°Non abbiamo risposte da dare a chi si chiede perché Capobianco non è più allenatore della nazionale femminile affidata adesso a Marco Crespi. Scrivere al sito FIP o, magari, a via Vitorchiano.

° Non abbiamo nessun conforto da offrire agli assistenti di Messina se Sacchetti ha già sondato Menetti come braccio destro per il suo autunno da patriarca di Azzurra.

° Ci piacerebbe essere con Marco Bonamico alla mostra del cinema di Venezia dove un film parlerà di suo padre, dei Risoluti.

° Siamo felici per l’entusiasmo che ha lanciato la nuova stagione della Virtus Bologna. Pala Dozza. Atmosfere vere da Vu nera con Bucci al comando. Dispiace soltanto che il memorial Porelli venga fatto lontano dal piccolo Madison di piazza Azzarita che era stato davvero reinventato da Torquemada. A proposito, da applausi la scelta di affidare a Virtus e Fortitudo il tempio. Era ora.

° Una squadra scudetto si cambia? Milano ha detto sì le due volte che ha conquistato il titolo e anche Sassari. La Reyer ha fatto altrettanto e sono 9 i giocatori orogranata che non potranno difendere il titolo vinto. Todo cambia, cantava l’artista per le strade di Roma inseguendo Moretti.

°Siamo davvero intrigati da questo progetto dell’Accademia Dinamo che Sardara ha voluto per rilanciare il basket anche a Cagliari dopo le grandi imprese con Sassari. Speriamo che tutti capiscano e possano imitare o aiutare. Una nuova era per le società italiane?

° Finalmente sappiamo dove lavorerà Gregor Fucka l’anno prossimo. Ducarello lo ha voluto come vice a Trapani. Bella cosa, ma è strano che il miglior giocatore agli europei vinti in Francia sia ancora così lontano dalla ribalta come allenatore. Comunque sia, capisci come semina un grande tecnico: quanti sono gli allievi di Tanjevic che lavorano o hanno lavorato ad alto livello? Tanti. Partendo da Pesic.

°I furti e i vandalismi al Pianella ci amareggiano anche più della situazione tecnica di una squadra che sembra in totale sofferenza. Magari ci sbagliamo. Chi la ama la segue. Speriamo abbiano ragione.

° La tempesta di sabbia sulla Torino di Banchi ha fatto temere che un matrimonio sconsigliato da tanti suoi veri amici potesse essere già finito al primo giorno di raduno. Lui ha detto verità che conoscono tutti, che conoscevano tutti. Ora speriamo che chi ama davvero il progetto basket a Torino aiuti un eccellente allenatore e la stessa società a lavorare, collaborando.

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