Richetti e i retributivi che votano

27 Luglio 2017 di Stefano Olivari

I vitalizi agli ex parlamentari e consiglieri regionali, circa 2.600 persone, forse saranno aboliti. Diciamo ‘forse’ prima di tutto perché la riforma votata da PD, Lega, Cinquestelle, Fratelli d’Italia e Scelta Civica, con Forza Italia, AP, MDP astenuti o contrari, è passata soltanto alla Camera, e al Senato i rapporti di forza sono leggermente diversi. Mettiamo che passi anche al Senato: si tratterebbe finalmente di un ricalcolo su base contributiva dei vitalizi di ex parlamentari nazionali e (consiglieri) regionali, che farebbe risparmiare ogni anno, secondo la media delle stime, circa 140 milioni di euro. Poca roba, diremmo noi al bar: tre volte André Silva, sei volte Vecino, il prezzo ottimistico di una variante in un’autostrada che mai sarà ultimata. Con la precisazione che la riforma basata sul testo PD (Matteo Richetti) riguarda le situazioni di prima del 2012, quando il vitalizio è stato trasformato in un sistema pensionistico propriamente detto, con calcolo (per gli eletti dopo il 2012) totalmente contributivo, sia pure con diversi asterischi. Qual è il potenziale eversivo, in senso per noi positivo perché si tratta di eversione rispetto a un sistema ingiusto, di tutto questo?

La domanda ci è nata ieri non solo da Richetti o da discussioni sui massimi sistemi, ma come al solito da un episodio personale. Da un modesto passaggio al PAM, dove abbiamo incontrato e salutato un signore in splendida forma, a dispetto dei quasi 79 anni, che è in pensione dai primissimi anni Ottanta (era l’unico dei nostri allenatori ad essere libero ogni pomeriggio, non a caso) dopo 25 anni di lavoro effettivo nel settore privato: cose possibili nella bella Italia di una volta, senza nemmeno bisogno di arrivare ai record nel pubblico (in certe condizioni anche solo 15 anni, citando casi conosciuti). Ci ha insomma fatto impressione vedere viva, da bolsi di mezza età quali siamo, una persona che è in pensione da quando eravamo adolescenti. Visto che si andrebbe a toccare diritti acquisiti, se la riforma Richetti passasse l’ostacolo inevitabile della Corte Costituzionale, stella polare di tutti i conservatori, niente vieterebbe più di ricalcolare finalmente al 100% con il metodo contributivo tutte le pensioni attualmente erogate. Perché con mille passaggi intermedi tutti i sistemi dovrebbero diventare contributivi dal 2032 (così ha detto Boeri), ma tutti noi viviamo nel 2017 e da decenni manteniamo persone che nel corso della loro vita lavorativa hanno versato molto meno di quando prendono e prenderanno da pensionati. Non stiamo parlando di gente lontana da noi, alieni o stranieri, ma dei nostri genitori e dei nostri zii. In qualche caso di fratelli (molto) maggiori, beneficiari di uno dei tanti ‘scivoli’.

Al di là della sostenibilità del sistema, è semplicemente un problema di giustizia: o la pensione diventa, come di fatto per molti italiani già è (il 63% degli assegni INPS è sotto i 750 euro al mese, ma è un dato grezzo perché c’è chi ne ha più di una), pura assistenza, oppure bisogna ricalcolate al 100% con il metodo contributivo tutte le pensioni già in essere e così strutturate per mere ragioni elettorali. Con i pensionati retributivi decennali che invece di protestare nel nome dei mitici ‘diritti acquisiti’ ci ringrazino che non gli chiediamo indietro i soldi incassati in passato, legalmente ma ingiustamente. In termini finanziari la parte retributiva delle pensioni è un vero e proprio furto, non viene in mente altra definizione, fra l’altro lesivo della libertà individuale: perché in un mondo totalmente contributivo io potrei decidere di smettere di lavorare a 40 anni senza fare male a nessuno, nel caso mi bastassero pochi soldi al mese, invece di stare alla catena fino a 70. Sarà in prospettiva un tema elettorale di impatto pazzesco, perché in Italia i pensionati sono 16,3 milioni ed in molti casi tengono a galla figli e nipoti disoccupati. Difficile che qualcuno dei partiti maggiori osi mettersi contro questa massa, forse soltanto i Cinquestelle potrebbero trovare la lucida follia per farlo equiparando la pensione al reddito di cittadinanza e contando sul proprio elettorato mediamente più giovane. E quindi? Per una riforma globale delle pensioni davvero giusta ci vorrebbe una dittatura militare. Quanto sta accadendo per i vitalizi rimarrà un bello e giusto show anti-casta, ma nulla di più.

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