Waters o Gilmour?

23 Giugno 2017 di Indiscreto

Nei giorni scorsi si è molto parlato di Roger Waters, per l’accusa di avere copiato la copertina del suo ultimo disco (Is this the life we really want?) dalle opere di Emilio Isgrò. Quelle, per intendersi, con elementi di testo parzialmente cancellati. Con tutto il rispetto per l’artista ed ex giornalista siciliano, un ottimo pretesto per un ‘Di qua o di là’ riguardante il nostro gruppo preferito, ex aequo con Deep Purple e Alan Parsons Project, che riguarda appunto i Pink Floyd e le loro due anime. La prima, banalizziamo, ideologica rappresentata da Waters e la seconda, ri-banalizziamo, musicale rappresentata da David Gilmour. Entrambe le anime a loro modo figlie delle intuizioni geniali di Syd Barrett, che dopo The piper at the gates of dawn fu di fatto invitato a tirarsi fuori dal gruppo, autoesiliandosi per quattro decenni (è morto nel 2006) e lasciando comunque un segno fortissimo anche in gran parte dei dischi successivi, oltre che un senso di colpa notevole in (quasi) tutti i membri del gruppo. Nel 1968 Gilmour era un chitarrista amico di Barrett e il suo ingresso in pianta stabile nei Pink Floyd coincise e proprio con l’addio del loro fondatore. Poi sulle dinamiche personali all’interno dei Pink Floyd sono stati scritti libri chiarendo anche episodi minimi, ma riducendo il discorso a Waters-Gilmour e alla loro rottura avvenuta durante la lavorazione di Wish you were here i devoti del gruppo si scannano ancora oggi. Va detto dopo l’uscita di Waters i Pink Floyd propriamente detti hanno fatto solo tre album da studio, per forza di cose gilmouriani, chiudendo tre anni fa con The Endless River, secondo i watersiani fondi di magazzino di The Division Bell e secondo i gilmouriani commovente addio prog. Waters o Gilmour? L’autore di talento o il chitarrista-sacerdote?

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