Panico da WhatsApp e idee da blackout

4 Maggio 2017 di Paolo Morati

Whatsapp

WhatsApp non ha funzionato per due ore tra le 23 di mercoledì 3 e la una di notte di giovedì 4 maggio 2017, seminando (pare) il panico tra chi utilizza la popolarissima applicazione di messaggistica che nei fatti ha ucciso gli SMS e creato una nuova modalità di comunicazione di cui (pare) non si può più fare a meno. L’ipotetico non tragga in inganno. Niente da dire, WhatsApp è un servizio che usiamo anche noi, siamo anche dentro dei gruppi ma qualche riflessione ci è venuta in mente. In particolare perché, causa guasto, siamo di recente rimasti senza smartphone per circa una settimana, e scelto di tornare temporaneamente a usare un cellulare (sì cellulare) di base con solo telefono ed sms. Abbiamo quindi resistito all’idea di dotarci di un ‘muletto’ capace di supportare WhatsApp ed evitato di avvisare i contatti – familiari a parte – di questo temporaneo blackout comunicativo.

Tutto sommato ci siamo trovati bene, senza avere l’ansia di dover leggere decine di messaggi sui gruppi (cosa che a dire il vero facciamo molto poco, essendo talvolta degli sfogatoi poco costruttivi) o rispondere immediatamente ai permalosi digitali. Abbiamo riutilizzato gli SMS per alcune comunicazioni e la posta elettronica controllata solo con il computer, quando disponibile una connessione. Danni particolari nessuno, un po’ di curiosità per sapere se qualcuno ci aveva contattati (se c’erano urgenza potevano sempre telefonare), ma siamo riusciti a sopravvivere tranquillamente.

L’occasione è stata utile anche per osservare con più distacco quanto avviene sui mezzi pubblici, dove effettivamente la ‘testa bassa’ sullo smartphone è ormai regola comune. Curioso notare persone che continuano a scrivere su WhatsApp, aggiungendo faccine e quindi emozioni a comunicazioni che un tempo non erano possibili, e la testa sempre sollecitata e impegnata in conversazioni che vanno ben oltre il più semplice messaggio di servizio a cui gli SMS erano sostanzialmente riservati (soprattutto se a pagamento e con piani limitati). Con il problema che quando incontri dal vivo una persona è già informata su tutto, e forse oltre, per cui l’interazione diventa ben diversa.

Dai ragazzi che aspettano con ansia un messaggio che diventa tragedia se in ritardo o addirittura mancato, ai gruppi di genitori che si scambiano informazioni scolastiche, fino all’organizzazione di feste, c’è da chiedersi cosa accadrebbe se tutto questo improvvisamente sparisse. Senza contare le derive negative che in ogni caso sono legate a qualsiasi forma di comunicazione diretta o virtuale che sia (dai fraintendimenti agli insulti, e molto altro). Forse ci sarebbe maggiore selezione e attenzione ai particolari, meno immediatezza, e più tempo per pensare prima di parlare (e scrivere). Forse.

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