Un voto per l’Europa (Andreolli non è da Inter)

8 Maggio 2017 di Stefano Olivari

Il giorno dopo Genoa-Inter è un lunedì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. Nell’ultima settimana tante notiziole da telegiornale di provincia, di quelli che aprono con undici intervistati francesi su dieci che dicono di avere votato per Macron. Ma ogni cosa ovviamente scompare di fronte all’1-0 per la squadra di Juric, che ha tolto un senso alla domenica pomeriggio e probabilmente anche alle vite del Gianni, del Walter, del Franco e di Budrieri, che hanno seguito la partita dal loro solito bar, con una nuova scheda tarocca di Ping, portatrice di un HD che non hanno nemmeno nella sede di Sky, mentre Max tentava di entrare in sintonia con la Fede a forza di emoticon. L’inviata di Nerazzurrecontaccododici.net gli ha risposto ad un messaggio ogni trenta, essendo impegnata al Salone Nautico della Darsena insieme a un cazzuto e intrigante produttore molto noto in Francia negli ambienti del cinema indipendente (cioè finanziato soltanto al 97% dallo stato), amante del mare e della letteratura sperimentale, conosciuto venerdì durante un pomeriggio passato su Tinder. Non ha ancora scoperto che si tratta di un quarantenne stagista commesso alla Metro di Corsico, attualmente in aspettativa perché sorpreso a rubare una confezione da 200 brioche alla ciliegia, la cui più recente presenza in un cinema risale a Titanic, che soffre il mal di mare appena si avvicina all’Idroscalo e che al di fuori degli obblighi scolastici ha letto soltanto un libro fotografico su Valentino Rossi (sulle chiappe si è fatto tatuare la scritta ‘The Doctor’ e promette alla Fede di fargliela vedere, ad eventuale richiesta). Così anche oggi, mentre il mondo brucia e la civiltà occidentale esulta perché entro qualche anno la Francia potrà finalmente essere governata dalla sharia, con i suoi membri più illuminati che discutono di questa primavera che non vuole iniziare proprio mai, nella populista periferia ovest di Milano il parlare di calcio è l’unica cosa che tenga attaccati alla vita insieme agli sconti 30% del Simply, al videopoker, al centro massaggi Tuina, al Nails Paradise, a miserabili eredità, alle scoperte di Mirabelli (stava per portare Beckham al Rende, ma all’ultimo momento Ferguson si oppose) e soprattutto a Gabigol.

Sono le due di pomeriggio e Paolo-Wang sta servendo caffè più finti delle partite di Udinese e Chievo da tre mesi a questa parte o del rigore che Candreva ha scippato a Gabigol. Li sta servendo agli impiegati superstiti della Tuboplast, secondo le rilevazioni della CGIA di Mestre dovrebbero circa trentacinque, senza più buoni pasto (nessun cinese accetterebbe mai bitcoin o sardex), soddisfatti perché Tosoni è riuscito ad ottenere un prestito-ponte per superare l’estate, come Alitalia. È lo stesso amministratore delegato che lo ha comunicato in mattinata, tenendo la mano destra fra le cosce di Mariella come a rimarcare la sua vicinanza ai lavoratori dell’azienda. “Siamo tutti sulla stessa barca”, ha sottolineato un paternalista Tosoni, uno di quegli imprenditori lombardi di cui purtroppo si è perso lo stampo. Che lì al Champions Pub festeggia anche l’accordo raggiunto con i suoi dipendenti in maniera democratica. Il Sì al referendum interno è passato infatti con il 100% dei consensi: almeno fino a settembre quei falliti senza alcuna qualifica, gente inutile che qualcuno deve mantenere, potranno spettegolare di fronte alla macchinetta del caffè e consigliarsi ristorantini fuori dalle guide (di solito perché fanno così schifo che nemmeno i marchettari trovano il coraggio di inserirli).

Zhou è rimasto indifferente alla Food Week ed in segno di protesta contro questa deriva ha sputato dentro ogni piadina preparata durante la mattinata, ognuna con il nome di un personaggio (idea di marketing datagli da Pier Luca, che ha appena letto un libro di Jefferson Slack) di Milan o Inter. Le più cattive sono la Mati Fernandez e la Palacio, in maniera del tutto casuale visto che Zhou odia il calcio. E ormai detesta anche questo paese di chef, camerieri e blogger che crede di essere pieno di eccellenze ma non è autosufficiente e non saprebbe difendersi nemmeno se lo invadesse San Marino. Peggio: di difendersi nemmeno si pone il problema, come se essere pacifisti evitasse di essere considerati nemici. La personal shopper lucana gli ha proposto di vedersi per un aperitivo letterario (non che abbia mai letto un libro, ma come insegna Feltrinelli il libro è ormai solo un pretesto per vendere focacce facendo sentire intelligente chi le compra), lui però non le ha risposto: non vorrebbe essere scambiato per uno di quei milanesi che nel negozio sottocasa si incazzano se non trovano il pane di Matera.

Max è disperato e non certo per il produttore-commesso della Fede, ma per motivi legati al lavoro (ammesso che il suo sia definibile lavoro). Nell’ultima settimana ha scritto 4.472 post per SuperMegaInter.com, che starebbe per entrare nelle rilevazioni Audiweb: post quasi tutti sulle strategie di Ausilio e il ballottaggio Conte-Simeone, con inserimenti di Mourinho e Guardiola, rigorosamente tutti con il titolo più lungo del contenuto e le parole chiave messe in testa. Vincenzo ha infatti da qualche giorno ingaggiato un SEO di Gallarate, tale Gianandrea: una storia piuttosto dura alle spalle (da dodicenne ha subito abusi sessuali sia da un prete sia da un imam, oltre che da un agnostico promotore di fondi total return high yield, ma i media gallaratesi hanno attaccato soltanto il prete), vive con la madre ed è presidente dell’associazione hikikomori dell’Insubria. Stamattina, collegato via Skype, il diciannovenne SEO ha consigliato di mettere in cima ai post, anche a quelli sulla prestazione di Andreolli, i seguenti termini: Macron, Chiara Ferragni, Selfie, Obama, nude-loook, photogallery, iPhone 8. Per fortuna il numero zero-uno di Hidegkuti sarà chiuso domani per essere in edicola e anche in librerie selezionate sabato 27 maggio, quindi quello appena corretto è stato l’ultimo pezzo di Salvatore da Locri (3 milioni di caratteri sulle migliori 28 combo guard nei passaggi no look della storia della CBA). Certo chi Certo chi sui siti dei grandi giornali arriva a fine mese con titoli come ‘Colpo di scena al concerto: Fedez chiede a Chiara Ferragni di sposarlo’ e una photogallery su Garko è mille volte più fortunato di lui che nella notte ha ricevuto l’ultima mail (spera per sempre) di Ridge Bettazzi, con il talento fin troppo compreso di Pinarella di Cervia che ha preteso venisse ristrutturata la sua biografia: ‘Cittadino dell’Europa non populista, anima migrante, tifoso del Rosario Central e della legalità, sogna di avere la volée di Cecchinato e di gestire una piadineria vegana a Compton. Brunori Sas addicted’.

Bettazzi ha voluto chiudere in bellezza, prendendo spunto dalla promozione della Cremonese in B, con un pezzo sui 18 allenatori nella storia dei grigiorossi che più si avvicinano al concetto di flusso di Juanma Lillo. Nel pezzo, intitolato ‘Il sogno spezzato di Giovanni Trainini’ e scritto nello stile caustico del Buffa del periodo di Bloomington (nell’Indiana possono fare a meno della pallacanestro ma non dello storytelling), i soliti resuscitati Happel e Michels vengono mandati a Cremona visitare il museo dedicato a Stradivari. Michels inizia subito sbuffare (“Ma cosa cazzo ce ne frega dei violini? Ci hanno preso per pensionati da rincoglionire fra un museo e l’altro?”) e così Happel lo porta in un ristorante che gli aveva consigliato Nanninga, forse uno dei massimi studiosi di cultura cremonese, morto due anni fa mentre stava scrivendo una biografia di Chiara Ferragni dal criptico titolo ‘L’unica cremonese sotto la quinta’. Subito si mettono a parlare della Cremonese 1999-2000, che Trainini costruì per dare lezioni di calcio alla C1 dell’epoca (e infatti Lillo ha copiato pari pari il 90% dei suoi schemi proprio da Trainini e in parte anche da Papadopulo che dopo qualche partita lo sostituì per dare nuovo vigore al progetto). La cameriera non fa in tempo a portare il salame cremonese di antipasto che subito Michels le tocca il culo (“Calcio totale!”, scherza Happel), poi un superpiatto di marubini in brodo accende la discussione sulle qualità di Arcari. “Nessun dubbio che fosse superiore a Jongbloed, del resto anche qualche tetraplegico lo era,  – spiega Michels al resto del locale, dove troneggia una gigantografia di John Aloisi -, ma era anche in assoluto un grande portiere, come dimostra ancora oggi”. Il lesso con mostarda cremonese viene servito dal proprietario del locale, con la faccia sinistramente simile a quella di Luque, e Happel, uomo di mondo, si mette subito a dire che soltanto i poteri forti fecero retrocedere in C2 quella fantastica squadra. Altri attimi di tensione quando portano il torrone, con Michels che si fa voler bene (“È duro come un sasso, cazzo!”) come al solito, ma Happel rimedia dicendo quattro cazzate su Chiorri (“Lo volevo all’Amburgo, con lui a fianco Hrubesch avrebbe vinto tre Palloni d’Oro”) e viene premiato con la sbrizulusa. Alla quindicesima bottiglia di Gutturnio tutti sono amici per la pelle, intonando cori contro il fintissimo Vialli che non ha mai davvero amato la Cremo.

Chiusura del pezzo con la solita citazione di Senad Gutierrez, tratta da un suo recente articolo su Explotadores y Explotados, che la settimana scorsa aveva in allegato un pamphlet della Botteri dal titolo “Quel filo che lega Trump a Hitler e Gengis Khan”, in cui l’esperta di America della RAI spiega che il presidente USA ha ormai il consenso soltanto degli allevatori di tori del Wyoming, appassionati di NFL e omofobi. Il poeta cileno-bosniaco ha ricevuto la duecentesima denuncia per molestie sessuali da parte di una studentessa dei suoi corsi (l’ultimo è ‘Il nuovo storytelling gambiano’) all’università di Ibiza, ma ne è uscito relativamente bene dando la colpa agli hacker russi (i giornali italiani ci hanno creduto) che facendo spamming hanno disorientato le ragazze. Comunque ha voluto ricordare da par suo quella Cremonese da sogno: ‘Quando Masolini metteva piede in campo lo Zini ribolliva di antifascismo e intonava cori contro Le Pen padre. In ogni entrata di Castellini c’era la concretezza della classe operaia lombarda, mentre Borneo era genio ma non sregolatezza: la meglio gioventù, davvero. Il modo in cui Pedroni accarezzava il pallone aveva il potere di trasformare Cremona in una piccola Rosario, mentre Lucchini era il canterano che il Barcellona non ha mai avuto’.

In casa Budrieri la vittoria di Macron è stata accolta con soddisfazione. L’Erminia sogna di essere per Yannick quello che Brigitte è stata per neo-presidente francese: nei suoi sogni il podologo-ingegnere-liceale potrebbe diventare il primo presidente del Consiglio italiano di nazionalità senegalese. E il primo al mondo senza il premesso di soggiorno nel paese che governa. Una grande conquista di civiltà che per materializzarsi dovrebbe superare diversi ostacoli, primo fra tutti che l’Erminia risulta ancora sposata con un Budrieri che, innamoratissimo della moglie, mai le concederebbe il divorzio. Già sabato sera avrebbe voluto affrontare l’argomento con il marito, ma la tragedia era ancora troppo fresca e l’Erminia ha preferito soprassedere.

Difficile ricostruire l’accaduto, ma facendo una media delle varie versioni ci proviamo: in pratica nella notte fra venerdì e sabato, verso le due, D.J. John era tornato da una festa revival per ex paninari. Aveva dovuto recitare la parte di un ciaina, con l’eskimo e le simil Clark (da ricordare che D.J. John negli anni Settanta era considerato l’astro nascente dell’MSI tarantino), e farsi pisciare addosso da tutti gli invitati: 100 euro guadagnati meritatamente. Il problema è che Budrieri aveva ancora nella testa i dibattiti sulla riforma della legittima difesa appena passata alla Camera e appena ha sentito rumori strani vicino alla porta ha provato a svegliare l’Erminia, ma l’Erminia non c’era (era andata con Yannick e la signora Minghetti ad un dibattito sull’aggressione mediatica che stanno subendo le Ong, probabilmente poi si era fermata fuori per una pizza) e Budrieri allora ha preso la vecchia Luger, lasciatagli dal padre (o presunto tale) ex partigiano, probabilmente presa a un tedesco, pistola che da decenni teneva nel comodino, sparando due volte: il primo ha colpito l’ultima delle brocche venete rimasta intatta, quella con scritto ‘Bruta de muso, larga de buso’, mentre il secondo ha colpito D.J. John a un polmone. Risparmiamo il racconto della corsa al pronto soccorso, dove D.J. John è stato messo in codice bianco (prima di sé aveva 39 zingare incinta che dicevano di avere giramenti di testa) e lasciato dieci ore in sala d’aspetto, perché faremmo un torto a Budrieri venando di populismo queste righe. Risparmiamo anche le reazioni mediatiche che abbiamo letto, con gli editoriali dal titolo ‘L’Italia dei giustizieri della notte’ con a fianco la gigantografia di Budrieri. Fatto sta che il povero autore e deejay pugliese è in coma, con il solo Budrieri che lo va a trovare ogni giorno. Non che abbia sensi di colpa, non avendo una psiche, ma sa che deve essere lì ed è lì. Con il povero D.J. John che nemmeno sa della polemica fra Linus e RTL per lo scippo di X Factor.

Ieri sera Budrieri non ha potuto nemmeno guardare in pace Milan-Roma, perché Frank e Kevin hanno fatto la solita fastidiosa telefonata, dopo il secondo gol di Dzeko. Frank, ancora gasato per la vittoria sul Monaco, non ha usato giri di parole: “Grazie per gli Henry Lloyd, abbiamo avuto un successo oltre le aspettative. Pensa che per gestire le liste di attesa stiamo praticando quasi soltanto threesome. Certo, tu del threesome ai fatto un’arte, ma noi siamo buoni allievi”. Budrieri, che non ha un rapporto sessuale completo dal calcioscomesse del 1980, ha sorriso amaro ma non ha perso il gusto per la battuta: “L’importante è simulare, come Strootman”. Poi il presidente dello Juventus Club Galveston, in settimana intitolato a Paolo Bergamo, è venuto al punto: “Ti ho spedito il tuo dossier in versione cartacea, visto che non hai indirizzo mail. Forse mi pentirò di averlo fatto, per i motivi che puoi immaginare, ma te lo dovevamo. Solo uno come te può salvare l’Occidente, quindi devi avere i mezzi anche finanziari per farlo”.

L’anziana colonna dell’ATM, l’uomo che che come nessuno ha saputo domare le insidie della 90-91, non è sembrato entusiasta della prospettiva. Non vuole riaprire vecchie ferite, ma guardare al futuro: “Frank, se vuoi farmi un favore trovami la mia zingara”. Risate americane, di gusto. “Budrieri, l’Italia è piena di zingari, li avete quasi tutti voi: dove cazzo la troviamo? Siamo la CIA, non Dio”. Un altro si sarebbe arreso, ma Budrieri è stato cazzuto: “Allora i vostri vestiti italiani dei decenni passati ve li scordate, prevedo per voi un luminoso futuro a base di seghe”. Stoccata a segno. “Ma no, dai, Budrieri, come sei nervoso, manco avessimo già fatto il Triplete. Dicci qualcosa di questa zingara, vediamo cosa si può fare. Magari con i droni o qualche altra cagata tecnologica”. L’uomo che da giovane impressionò Kennedy è tornato a crederci: “Sui vent’anni, ha una gonna larga a fiori, un giubbotto jeans, calze pesanti e ciabatte della De Fonseca con la zeppa, a meno che in questi ultimi mesi non ne abbia rubate di un’altra marca. Di solito frequenta i Simply della zona ovest, le piacciono il salame Milano e lo zafferano”. Do ut des, è la vita. “Faremo il possibile, tu intanto trovaci dei Camperos anni Ottanta, proprio quelli fatti a Siena. E vedrai che la tua zingara te la facciamo saltare fuori, a meno che non abbia smesso di rubare: ma in tutti gli archivi della CIA non esiste un solo caso simile. Adesso ti passo Kevin”. Budrieri adesso stava friggendo, con la Roma all’attacco e il Franco che urlava. “Ciao Budrieri, volevo sapere se è vero che Morata e Aubemayang sono tentati dalle offerte di Mirabelli, come ho letto sui giornali italiani”. Ora di chiudere la conversazione: “Scusa Kevin, voglio vedere se Manolas è compatibile con i movimenti di Murillo”.

Mentre la bellissima e triste Lifen cerca di spiegare che gli scontrini torneranno ad essere emessi quando ci sarà chiarezza sulla flat tax per le imprese, Budrieri cerca di leggere la Gazzetta sul bancone della Sammontana ascoltando in sottofondo il Gianni, il Walter e il Franco analizzare una sconfitta per molti aspetti peggiore delle altre degli ultimi tempi. Intanto Ibrahim, Nabil e gli altri spacciatori maghrebini dal passaporto variabile, felici per Macron (“Così sono state evitate turbolenze sui mercati”), cercano di tirare sera cercando di ricordare con quale Ong abbiano finto di essere profughi di guerra e scherzando sul momento in cui uccideranno gli italiani del Champions Pub, magari mentre discutono dei movimenti senza palla di Immobile. Budrieri è sempre stato lontano da populismo e soprattutto fake news, per questo appena sente concetti copiati dagli agonizzanti giornali come ‘Andreolli migliore in campo fino al gol’. getta per terra la Gazzetta spiegazzata che titola ‘Inter senza rete’ e di puro carisma affronta le teste più brillanti del Champions Pub, menti acute che passano le giornate a discutere del futuro di Di Francesco ma che riuscirebbero a risolvere il problema della xylella entro Inter-Sassuolo se soltanto Martina gli desse carta bianca. Anche se lui che in nerazzurro ha visto giocare Di Giacomo e Suazo non dovrebbe scendere sullo stesso piano di chi crede che l’Inter sia stata inventata da Pinamonti.

“Prestazione orrida ma diversa dalle altre orride dell’ultimo mese, perché ho avuto la sensazione che nemmeno ci abbiano voluto provare. Non so se per ordine di scuderia, per non arrivare sesti, o per menefreghismo. Sospetto il primo scenario, basta vedere cosa è successo con fra Candreva e Gabigol sul rigore: ma se c’è il dolo è un dolo da coglioni, visto che l’Europa League almeno i soldi di quelle tre amichevoli del cazzo, in culo al mondo, te li fa recuperare. Certo D’Ambrosio-Medel-Andreolli-Nagatomo poteva essere tranquillamente la difesa del Genoa o del Palermo, ma direi che nessuno ha mostrato nemmeno di tenere a se stesso, a fare bella figura per cambiare squadra. Invisibili Gagliardini e Kondogbia, credo poi che il Muraro di adesso, a 62 anni, potrebbe essere più utile di Eder. Poi decenni di informazione addomesticata vi portano sempre a vedere segnali positivi anche quando vi mettono un piccone rovente nel culo, così vi siete ridotti ad essere contenti per Andreolli tolto dalla naftalina: forse non avete visto i suoi riflessi nel coprire su Pandev. Andreolli non è da Inter, se non siamo d’accordo nemmeno su questo allora di cosa stiamo a discutere?”.

(La versione riveduta e corretta dell’episodio sarà pubblicata a giugno 2017 con il libro cartaceo, se mai uscirà)

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo.

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