La notte di Stipcic

26 Gennaio 2017 di Stefano Olivari

Armani-Olympiacos è una tentazione fortissima, fra l’altro quella di Eurolega è la nostra pallacanestro preferita anche se 90 dei primi 100 giocatori del mondo sono nella NBA fra un’infrazione di passi e l’altra. Juventus-Milan di Coppa Italia la possiamo invece saltare senza rimorsi, basta che la squadra di Allegri onori il nostro centello messo a 1,53 su Betfair. Mercoledì sera esordisce con la maglia della Pallacanestro Milano Dino Stipcic e noi non possiamo mancare, pur essendo in grado di fare dei confronti con Jura, Lauriski e Mel Davis. Ma il passato è, come dice la parola stessa, passato.

Stipcic è un croato di 27 anni, nato a Fiume, che dalla A1 del suo paese è venuto a giocare nella C Gold lombarda: un grande colpo, rapportato alla realtà tecnica della categoria (il quarto livello del basket italiano, ma con differenze enormi fra regioni e gironi), uno dei due che il presidente-allenatore Daniele Cattaneo aveva annunciato nell’ormai famoso sfogo dopo la sconfitta di Vigevano, finito su You Tube e anche a Basket Room su Sky. Si gioca al Palalido un derby amichevolissimo con l’Urania, altra squadra milanese con cui si condivide l’impianto per così dire di casa (il PalaIseo, a Bruzzano) ma che fa la sua parte in serie B.

Abbiamo detto Palalido ma non è vero: lo storico palazzetto è chiuso dal 2011 per il rifacimento e nonostante la disponibilità finanziaria di Armani il Comune non è riuscito a finire i lavori fra subappalti con ditte in stato fallimentare, ritrovamenti di amianto e altro, proteste dei soliti residenti che gradiscono il deserto, con mignotte e spacciatori ritenuti meno pericolosi di un parcheggio. In sostanza in cinque anni di Pisapia non si è riusciti a ristrutturare un impianto che non sarebbe servito soltanto all’Armani ma anche a tante realtà minori di basket e volley. Così Armani, che nel frattempo ha visto il suo pubblico raddoppiare, ha salutato tutti stabilendosi definitivamente al Forum. Al momento e di sicuro fino alla primavera 2018 il Palalido è quindi un misto di macerie e di lavori (poco) in corso, siamo già felici che non sia diventato un centro sociale o una moschea. Esiste però il Lido, inteso come complesso fra piscina, tennis, calcetto e la mitica palestra secondaria, quella di tanti provini e di tante amichevoli semisegrete, dove fino all’anno scorso si allenava l’Olimpia. Una balconata, qualche sedia dietro i canestri e si è in pieno clima di minors.

Ma perché un buon giocatore, stando alle statistiche, della massima serie croata viene a giocare per quattro mesi da noi in serie C? Prima di tutto perché in A1 croata 1.200 euro al mese più alloggio e tutto pagato, oltretutto nel KK Skrljevo, non li guadagnava di certo e poi perché a Milano, sia pure una Milano di serie C, è più facile che qualcuno ti veda, con i 1.200 che l’anno prossimo potrebbero aumentare in un club di B con budget importanti. Ci sediamo di fianco all’amico Giampiero Bozzolo, storico e statistico della squadra che ha segnato la nostra infanzia ma che ha avuto una storia importante anche negli ultimi 37 anni passati lontano dalla serie A. Cinque tempi da 10′ con punteggio azzerato dopo ogni tempo, a sottolineare il clima da allenamento.

Stipcic ci colpisce subito per la struttura fisica, di categoria superiore: guardia-ala piccola di 1,95 e dalla buona muscolatura, uno che in serie C nessuno potrà tenere nell’uno contro uno. Infatti attacca il canestro con una certa frequenza e in difesa tiene bene, di gambe, contro avversari di ruolo diverso. La selezione dei tiri è eccellente ma la mano decisamente quadrata: chiuderà la partita con 10 punti e 1 su 5 al tiro sia da due sia da tre (significativi anche i 7 falli subiti e i 5 assist). In generale l’impressione di un tipo intelligente, al di là della laurea in ingegneria quasi raggiunta, che non fa il fenomeno con il leader tecnico (Bazzoli) e quello emotivo (Reali) della squadra, che forse si costruirà una buona carriera a un livello superiore o forse no. Al termine del quarto quarto la Pallacanestro Milano, guidata dalla panchina da Cattaneo e dal suo assistant coach Casalini (Paolo, fratello di Franco) vince 77-76, mentre nel ‘quinto’ quarto crolla e va sotto di 15. Differenze tecniche ma anche banalmente di mondi cestistici: nella serie B dei tutti (di fatto) miniprofessionisti, almeno a livello di quintetto, si possono chiedere i cinque allenamenti settimanali, in serie C raramente si va oltre i tre. Il che non significa che non ci possano essere persone che portano a casa uno stipendio, come Stipcic e come un Riccardo Bazzoli che nell’Italia protezionista di una volta sarebbe stato ai confini della serie A (ha comunque un buon passato in B). Poi saluti finali, con appuntamento a Saronno contro la Resistor Garbagnate e al PalaIseo contro la Maleco Nerviano. Il gelo di piazza Stuparich ci avvolge e lo lasciamo velocemente, anche se si tratta di uno dei pochi posti in cui ci sentiamo a casa.

Ci siamo fatti prendere la mano, ma è bello ogni tanto scrivere di realtà dove i conti non tornano mai e non li potrebbe far tornare nemmeno un supermegamanager: il pubblico di fatto non esiste, gli sponsor sono ai confini del cambio merce e la visibilità mediatica, specie se sei in una città come Milano, è zero. Una stagione di C con una squadra che tenga dignitosamente il campo, senza ambizioni di promozione, e un buon settore giovanile (come quello della Pallacanestro Milano) costa circa centomila euro l’anno. Massimo rispetto quindi per chi ancora ci mette i soldi, consapevole che non li avrà mai indietro. Ogni tanto spuntano fantomatiche cordate e noi ne dobbiamo dare conto (l’anno scorso ne parlò Toni Cappellari, ma poi non si è concretizzato nemmeno il piano B di Bologna, città dove impianti ed entusiasmo della gente non mancano) almeno quando la fonte è autorevole, ma la realtà è che a qualsiasi livello si spende più di ciò che si incassa. Il professionismo senza profitto non ha senso, per questo quando qualcuno si lamenta per la scomparsa di una squadra andrebbe invitato a canalizzare meglio le sue energie. Godiamoci la Pallacanestro Milano e Stipcic, o la squadra e il giocatore che volete voi nella vostra città, finché dura. Perché poi quando si chiedono i soldi alla gente, in belle (azionariato popolare) o brutte (collette) maniere, questa stessa gente si dilegua salvo poi piangere alle notizie dei fallimenti e intasare Facebook con ‘Thanks for the memories’ e cose del genere.

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