Moderati come Gentiloni (Rincon non è da Inter)

12 Dicembre 2016 di Stefano Olivari

Il giorno dopo Inter-Genoa è un lunedì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. Gentiloni presidente del Consiglio, la probabile nazionalizzazione del Monte dei Paschi, la CIA che indaga su Trump sono argomenti banali, buoni giusto per riempire un Tg di provincia con in coda una marchetta su località sciistiche dove ci sono inevitabilmente due metri di neve, ma scompaiono di fronte al 2-0 con cui i nerazzurri hanno battuto la squadra di Juric e del Cholito Simeone, davanti agli occhi attenti del Gianni, del Walter, del Franco e di Budrieri dal loro secondo anello rosso, di fianco alla tribuna stampa dove Max e Vincenzo sono come al solito accreditati per SuperMegaInter.com. Così anche oggi nella periferia ovest di Milano il parlare di calcio è l’unica cosa che tenga attaccati alla vita insieme agli sconti 30 o 50% del Simply, al videopoker, al centro massaggi Tuina e ai concorrenti di Sanremo che in serata verranno annunciati da Carlo Conti. Del resto nessuna persona sana di mente residente in via Novara e dintorni potrebbe appassionarsi alle dichiarazioni tattiche di Verdini, a meno che si metta ad attaccare la massoneria toscana, o al futuro della Boschi, a meno che non regali al popolo bue un calendario curvy.

Sono le due del pomeriggio e Paolo-Wang sta servendo caffè a pieno regime, visto il ritorno dal ponte di tutti gli impiegati della Tuboplast. Ping è riuscito a ricettare da due rom di Figino una partita di Lavazza, che stando alle statistiche di molti supermercati è la marca più rubata, quindi i caffè sono stati meno peggio del solito. Addirittura sono ricomparsi anche Tosoni e Mariella, il cui tatuaggio cinese alla caviglia è adesso sparito (non la catenina, però, come ha subito notato Max, che ha poi onorato il particolare correndo nel cesso del bar, che ormai da anni non vede un rotolo di carta igienica: gli sgamati se la portano da casa, tipo i Carabinieri nella bandoliera). Tutti parlano di grandissime sciate, ma con gli ultimi tagli praticati da Tosoni i demotivati impiegati Tuboplast non sarebbero nemmeno in grado di comprare non si dice il giornaliero a Zermatt, ma nemmeno i punti a Foppolo. Cogodi sta per sferrare l’arma letale del suo programma di mobbing, cioè l’oscuramento di tutti i siti calcistici. Nemmeno prende in considerazione di oscurare quelli porno, perché in quel caso qualcuno davvero lo aspetterebbe sotto casa per ammazzarlo. Le penne alla Norma fornite da Ping già precotte hanno alcuni difetti (la spolverata di ricotta salata che contiene merda di topo, per citarne uno) ma servite a mille gradi vengono ingurgitate senza problemi dagli impiegati già con la testa ai regali di Natale. Chi regala una cravatta al papà che gira ormai soltanto in tuta saltando da Telelombardia a Telenova, chi un profumo alla mamma (l’abile Ping tratta anche cloni di Chanel prodotti fra Prato e Napoli, che procurerebbero irritazioni ad un’iguana) che vuole tornare a sentirsi donna, chi una vestaglia alla nonna che non la metterà mai (“La tengo per l’ospedale”, ma di solito la vecchia muore nel suo letto e la vestaglia verrà usata come straccio per pulire i balconi), chi l’autobiografia di Franco Causio a un figlio che non la leggerà preferendo giustamente prenderlo in culo per soldi da spendere poi in shaboo. Quelli che pensano di essere i più moderni e cazzuti amano dire “Gli regalo i soldi, così può prendersi quello che vuole”, ma in realtà sono i più tristi. Paolo-Wang ha però in testa tutto tranne che i regali di Natale: in mattinata si è svolto via Skype il consiglio di amministrazione della Algoritmic, che ha nominato Budrieri CEO and Financial Controller. Adesso, snellita la catena di comando, la società con base a Dublino è pronta ad aggredire i mercati, soprattutto quelli della materie prime: Paolo, sulla base di informazioni raccolte in via Paolo Sarpi, ritiene che stia per scoppiare la bolla del palladio.

Max è disperato e depresso, oggi per guadagnare click deve scrivere della presunta crisi Magnini-Pellegrini, ma onestamente a non piacergli più è proprio il calcio. E i 1.203 post scritti per SuperMegaInter.com negli ultimi 3 giorni c’entrano soltanto in parte, così come c’entrano soltanto in parte le quotidiane umiliazioni che gli infligge Vincenzo, che gli ha abbassato lo stipendio al vecchio livello, 100 euro al mese più imprecisati bonus (che mai vengono raggiunti). Invidia l’entusiasmo ottuso con cui Ridge Bettazzi continua a mandare pezzi per il numero zero di Hidegkuti, la cui uscita a questo punto è prevista per la primavera, in modo da intercettare la pubblicità di target (considerazioni e parole di Pier Luca). L’ultimo consisteva in 146.445 caratteri su Marco Fassone, dall’accattivante titolo ‘Il Milan 3.0 di Fassone, cuore italiano e laboriosità cinese’, in realtà non tanto peggio di quanto si legge sui quotidiani. Bettazzi però ci sa fare e le sue spruzzate di buffismo rendono digeribile il tutto. In pratica, spoileriamo, i soliti resuscitati Happel e Michels mentre al Rucker Park insultano Connie Hawkins in funzione motivazionale (gli urlano porcherie tipo ‘Hai l’etica di Michele Padovano’) si chiedono cosa sarebbe stato dei rispettivi Feyenoord e Ajax se avessero avuto un dirigente del valore del futuro amministratore delegato del Milan cinese. L’austriaco sostiene che, trovandosi di fronte al carisma di Fassone, Van Hanegem avrebbe firmato un contratto a vita in bianco e di sicuro il Feyenoord avrebbe vinto altre quattro Coppe dei Campioni, mentre l’olandese è sicuro che con Fassone presidente, invece di Van Praag padre, Cruijff avrebbe rinunciato al trasferimento al Barcellona e la storia del calcio sarebbe cambiata. Ma Fassone, secondo i due santoni, non è soltanto sinonimo di risultati: lui è carisma, calore, intelligenza, coraggio di difendere le proprie opinioni anche di fronte ai proprietari del club dove lavora. Entrambi sono convinti che Buffa prima che a Muhammad Alì avrebbe dovuto dedicare uno speciale proprio a Fassone, forse il più sottovalutato fra i dirigenti calcistici italiani. Poi i due santoni cercano di ricordare quante volte in Olanda abbiano visto finte caparre da 200 milioni di euro ma non gli viene in mente un solo caso, e si commuovono quando vedono arrivare Cobolli Gigli, Romi Gai e John Elkann su una 127 color granata, chiara presa in giro al Torino per il derby, tipo le corna di Maresca. I tre garantiscono per Fassone, ma in particolare è Elkann ad esporsi: “Tutti i media italiani parlano del direttore commerciale al quale mio cugino Andrea ha scippato la moglie e questo è normale, in un paese con un’informazione libera che non guarda in faccia a nessuno. È anche per questo che la FIAT ha lasciato l’Italia. Però trovo che contro Fassone ci sia accanimento e prevenzione. Vi dirò di più: questi cinque scudetti consecutivi della Juventus sono al 90% merito suo e delle sue intuizioni”.

Senad Gutierrez venerdì scorso ha litigato con uno dei suoi studenti all’Università di Ibiza, quando il ragazzo gli ha fatto notare che Franco è morto 41 anni fa e l’antifranchismo di Explotadores y Explotados è fuori dal tempo. Il poeta bosniaco-cileno, perseguitato (non è ancora chiaro da chi) sia a Sarajevo sia a Santiago, ha accusato il suo studente di populismo e demagogia, di costruire muri e non ponti, abbandonando quindi l’aula. Anche perché doveva finire la marchetta per il giornale, in cui ha parlato proprio di Fassone: “Se il Sudamerica e in generale il Sud del mondo non hanno perso la speranza, questo si deve a uomini come Marco Fassone. Quando lui arriva in un club, che sia la Juventus o l’Inter, immediatamente l’ambiente si trasforma in una piccola Rosario: tutti lottano per un ideale, tutti hanno un talento che utilizzano per migliorare il nostro pianeta. Per questo i mediocri servi dell’imperialismo americano, di Israele e delle multinazionali odiano Fassone: lui è l’hombre vertical in cui credere e ogni 150 anni l’Italia ce ne regala uno. Grazie Garibaldi, Grazie Fassone”.

Proprio a quest’ora, esattamente 47 anni fa, un ventiquattrenne Budrieri finito il suo turno sul tram stava andando in centro per incontrare la fidanzata Erminia: una ragazza non particolarmente attraente né simpatica, ma che nei sogni notturni di Budrieri aveva preso il posto di Brigitte Bardot. L’Erminia lavorava come commessa alla Rinascente ed era stata più volte minacciata di licenziamento per assenteismo e scarso impegno. Quel giorno Budrieri aveva intenzione di andare a trovarla sul lavoro, prima di andare in banca a ritirare soldi che gli servivano per le spese natalizie. E il conto di Budrieri era presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura, sede di Piazza Fontana. Nella testa del giovane tranviere c’era un rapido saluto alla fidanzata, che sembrava poco entusiasta di lui (ma, si sa, alle donne piace fare le preziose), e poi una puntata in banca, dalla Rinascente tre minuti a piedi, prima dell’orario di chiusura delle 16 e 30. Al piano dell’abbigliamento maschile, dove di solito era l’Erminia, nessuno però sapeva dove fosse e così Budrieri l’aveva aspettata per oltre un’ora davanti alla cassa. Un collega dell’Erminia, impietosito, gli aveva detto che stava mettendo a posto alcune confezioni rimaste nei camerini insieme al responsabile del reparto e che presto sarebbe tornata lì in cassa. Nel sentire queste parole Budrieri fu sollevato, temeva che la fidanzata si fosse sentita male. Insomma, l’Erminia tornò al suo posto verso le quattro e mezza e sembrò leggermente contrariata nel vedere Budrieri. Lo riprese, ma con gentilezza: “Perché vieni a trovarmi sul lavoro, Budrieri? Non hai un cazzo di meglio da fare?”. Così il giovane tranviere uscì dalla Rinascente e non potendo più arrivare in tempo in banca decise di tornare a casa, dove lo aspettavano i fratelli Ambrogio ed Ermanno. Questa fu la sua Piazza Fontana.

Mentre Lifen spiega agli impiegati della Tuboplast che sotto Natale è impossibile trovare un tecnico che ripari il registratore di cassa, Budrieri cerca di leggere la Gazzetta sul bancone della Sammontana ascoltando in sottofondo il Gianni, il Walter e il Franco analizzare la partita di ieri, mentre Ibrahim, Nabil (che oggi si sente vicino alle posizioni di Ala) e gli altri spacciatori maghrebini cercano di tirare sera dedicandosi ai gratta e vinci che solo apparentemente sono quelli di Lottomatica. Si tratta ovviamente di cloni forniti da Ping, che non prevedono pagamento di vincite in alcun caso. L’ex pensionato ATM, in attesa della sentenza della Corte Costituzionale, è un moderato e pensa che la sferzata data da Gentiloni sia quello che ci vuole per far ripartire l’Italia. Ma quando sente frasi del tipo “Nel secondo tempo Felipe Melo ha dato più equilibrio”, “Murillo sta salendo di tono” e “Rincon in mezzo al campo è uno che fa legna” getta per terra la Gazzetta spiegazzata che titola ‘Tutto fa Brozo’ e soltanto con l’arma del suo carisma affronta il resto del Champions Pub, anche se lui che visto giocare Di Già e Scapolo non dovrebbe mettersi sullo stesso piano di chi crede che l’Inter sia stata inventata da Gabigol: “Commentate soltanto in base al risultato, certe volte quasi mi sembrate juventini. Allo stadio ho visto uno dei peggiori primi tempi degli ultimi anni, con il Genoa a stradominare e a mangiarsi più volte il vantaggio. La difesa a tre fa fare miglior figura ai centrali, ma senza collaudi espone a figure di merda i laterali. Nagatomo a me non è mai piaciuto, ma ieri è andato anche peggio di quanto meritasse: dalla sua parte passava chiunque, mentre un po’ meglio è andato, ma soffrendo un casino perché fuori posizione, Candreva. Certo mettere Melo al posto di Eder a inizio del secondo tempo ha ridotto di molto le solite distanze enormi fra reparti, qui Pioli ha avuto ragione. Davanti si sono sbattuti tutti, ma Eder non era in serata e Palacio è qualcosa di imbarazzante: gli anni con Stramaccioni e soprattutto con Mazzarri, passati a rincorrere palloni sparati alla cazzo di cane, gli hanno fatto terminare la carriera. Insomma, possiamo giudicare le singole partite ma dire che si vedono progressi è senza senso. Voi siete tutti esaltati da Rincon, dal mitico giocatore di sostanza che quando viene qui all’Inter nella migliore delle ipotesi si rivela un Medel. Anche ieri Rincon benino, ma con giocate scontate: siccome però fa il centrocampista in serie A e non il salumiere, possiamo già dire che non è da Inter”. (Continua. La versione integrale di questa puntata, con molti più personaggi, sarà pubblicata a fine maggio 2017 con il nuovo libro).

 

NonèdaInter (Copertina eBook)‘Non è da Inter – Alla periferia della vita’ contiene le puntate pubblicate fino al giugno 2015 ed è disponibile per Kindle di AmazoniPad-iPhone-Mac , ma anche per tutti i gli altri tipi di eReader attraverso la piattaforma di Bookrepublic. Prodotto da Indiscreto, ma giusto perché non lo abbiamo voluto dare a Mondadori e Feltrinelli, costa 4,99 euro. Il cialtronismo della cifra non è nostro, in periferia sappiamo benissimo che si tratta di 5 euro, ma dei poteri forti dell’e-commerce che pretendono che un prezzo termini in questo modo. 

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo. 

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