Più X Factor e meno Gentile

9 Dicembre 2016 di Oscar Eleni

Oscar Eleni da Pantigliate, provincia di Milano, periferia come il Forum, per vedere la mostra sui presepi che aveva raccolto in una bella vita professionale il carissimo Aronne Anghileri, maestro in Gazzetta, compagno di qualche viaggio, di molte avventure oltre l’acquario dei capi redattori nel regno di Palasciano pallamano, di Berra e Cassani. Meglio sfogarsi su questi re magi di cartapesta che pensare ai tarli dell’Emporio Armani, al suo bullismo di fondo, forte con i deboli, debole con i potenti. Meglio stare a Pantigliate per ricordare anche il caro D’Aguanno, giornalista televisivo di grandissima qualità, scrittore raffinato, umorista che serviva quando eravamo tutti presi dal maledetto lavoro, a 10 anni dalla scomparsa come hanno fatto con il consueto stile Fabio Monti e Claudio Colombo.

Tempo per le meditazioni nella bufera Gentile che ha scatenato un putiferio anche se l’assenza di Armani dal Forum, l’uscita del presidente dall’Arena prima del verdetto finale, non dovrebbe essere collegata al divorzio con il giovane Alessandro. Non spiegheremo perché siamo indignati da certe reazioni che hanno fatto passare Cappellari per un invidioso alla ricerca di isole che non ci sono mai state e Gamba un povero anziano. Chi investe sui giocatori ha il diritto di proteggerli nella carriera, ma non quello di calpestare storie sportive che sono ben documentate. Nella foga si sbagliano anni, bersagli, perché certi divorzi nascono in casa dei padroni e allora sarebbe meglio telefonare a Bepi Stefanel se non fosse impegnato in cose ben più serie come la salvezza delle sue aziende.

Lasciamo perdere. Così come dovremmo smetterla di parlare di approdi alla NBA come se davvero la lega più forte del mondo fosse diretta da gente con l’anello al naso. Se avete tempo rifate un po’ i viaggi degli italiani in quel mondo. Ora a parte Belinelli campione con San Antonio, uomo della squadra, non da quintetto come ha fatto capire anche lui nella simpatica apparizione via etere nell’edicola Fiore (la trasmissione televisiva più bella dell’anno, infatti la chiuderanno il 16 dicembre). Badate che non chiudiamo la porta in faccia a nessuno, magari influenzati negativamente dalle sconfitte del Gallo e della Denver che si illudeva di poter portare ai play off, ma per favore lasciate perdere certe invenzioni. Certo che nessuno sa come è andata fra Gentile e Houston, ce lo spieghino; certo che nessuno sa come sono andate certe trattative, provino a spiegarle; certo che chi doveva ingaggiare un Matamoros europeo, cari amici quelli hanno bocciato il Blatt campione d’Europa e di eurolega, tengono come vice uno come Messina che ha da questa parte ha vinto tanto e fatto storia, chi pensava davvero alla scelta numero 53 per questa stagione avrà chiesto in giro, ma, prima di tutto, guardato filmati. h sì, se acquisti, se ingaggi, vuoi sapere che tipo vai a prendere.

Ora negli elogi per Gentile, gli stessi che facevamo per Datome che la NBA l’ha vista di striscio, per la prima scelta Bargnani, bisognerebbe farsi qualche domanda: è un grande tiratore? Non sembra che lo sia e che possa diventarlo visto che dopo le lezioni americane si è messo a tirare anche peggio, non da tre, persino i liberi. È un buon difensore? Non ci sembra e non perché lo ha bocciato il Repesa che ora è inseguito dalla folla ululante che lo considera separato in casa anche con chi doveva essergli fedele. Strutturalmente fortissimo nella parte superiore, meno in quella inferiore. Squilibrato, come Gallinari, quindi esposto a rischio infortuni. Le sue qualità si evidenziano quando può portare vicino al canestro i suoi avversari se sono più leggeri o più piccoli. Ha qualità in molte cose, potrebbe anche essere un passatore eccellente, in molti lo considerano il numero uno italiano, in una nazione che non è nelle dieci del ranking mondiale. Lasciando perdere tutto questo, prendendo globalmente il giocatore siamo curiosi di vederlo all’opera dove potrà essere davvero misurato e pesato e non presentato con titoli che ancora non gli appartengono come vorrebbero gli agiografi, perché gli scudetti li ha vinti la sua squadra, non certo lui come protagonista assoluto direbbero quelli che hanno messo dentro i canestri quando contava, dicono quelli che hanno visto sbagliare i tiri quando contavano.

Certo se hai lui in campo gli altri sono alleggeriti: in Italia, ovviamente. Opinioni. Comunque è giusto che venga considerato, alla sua età un grandissimo patrimonio di questo basket. Nessuno lo discute. Ci sarebbe però da chiarire questo divorzio. Cosa sarebbe dovuto accadere per tenerlo nell’Olimpia? Non degradarlo da capitano? Forse, ma la verità la sanno soltanto loro. Cacciare Repesa, come fecero con Banchi, perché non lo ha trattato con il privilegio di casta che pensava di aver meritato? Con la riconoscenza che avrebbe dovuto avere un allenatore ingaggiato sul suggerimento del giocatore stesso e di chi lo governa? Ora come nei casi Cappellari e Gamba la carriera di Repesa non avrebbe bisogno di essere letta per capire che come tecnico ha qualche buon credito. Sì, certo, non piacerà a tutti (quale allenatore ha questo privilegio?), ma nella sostanza c’è una storia dietro le spalle prima dell’ingaggio attraverso parole gentili. Diciamo che l’allenatore ha privilegiato nel gioco altri della squadra. Probabile, ma da questo a chiederne la testa passa la distanza che dovrebbe esistere fra chi vive alle spalle dei giocatori e chi deve volere più bene alla squadra, alla società che al singolo.

Argomento non chiuso, aspettiamo che finisca la baraonda sui Navigli per capire dove andrà Alessandro, stupiti che Nando abbia rassegnato le dimissioni da responsabile del settore giovanile Olimpia perché eravamo convinti che il ruolo fosse molto più importante, per i ragazzi, per la società, per il futuro, rispetto a quanto accadeva in una prima squadra dove lavoravano altri professionisti. Scelte. Milano ha respinto le dimissioni, ma sembra che non saranno revocate. Peccato, perché così sembra davvero che uno esista per l’altro, che ci siano legami indissolubili che fanno passare in secondo piano il bene comune. Ci torneremo sopra sperando che Hackett e Melli raccontino, finalmente, soprattutto adesso che vanno così bene lontano da qui, anche le loro verità, nel sogno che si possa fare il punto su certe situazioni.

Ma veniamo ai disperati di Sandor visti al Forum dove dovevano già aver intuito qualcosa se le chele per la prossima finale di X Factor hanno fatto togliere il cubo magico sopra il campo di gioco, quello con i quattro schermi giganti che consentivano agli spettatori più lontani di vedere e persino ai forzati della tribuna stampa da pidocchi, con tanti angoli ciechi, di intuire almeno certe giocate. Emporio al buio e non soltanto per la quarta sconfitta consecutiva senza riuscire a scartare i regali del CSKA presentatosi senza i dioscuri Teodosic e De Colo. Due tempi aggrappati con le unghiette, poi alla prima spallata via tutti i denti difensivi con una crisi che hanno fatto reagire persino un pubblico solitamente anestetizzato con rumori impossibili, tolto dalla vera mistica di una battaglia in eurolega, con cori, balletti, facendo andare in mezzo la campo ragazzotti che tentavano tiri improbabili come se fosse divertente vedere che nessuno li ha almeno istruiti sui fondamentali di tiro. Certo anche i ricchi uomini dell’Emporio, come tiratori, facevano venire il latte alle ginocchia.

Va male questa eurolega non ancora compromessa del tutto, ma attenzione: se vai in giro a dire taglio qui, taglio sopra, sotto, può essere che il mercenario guardi altrove. Se poi divorzi dal ragazzo che avevi fatto capitano, principe ereditario quando ancora avrebbe dovuto studiare, se stesso e il gioco, allora ecco che i licenziandi vivono nel terrore. Si sapeva della debolezza al centro, senza rimbalzisti, garanzie sotto canestro, anche il tiratore fa mordere il pigiama dalle chiappette dorate. Si sapeva che costruire una squadra dove tutti sono importanti e nessuno indispensabile avrebbe portato qualche scompenso. Non immaginavamo che fossero così tanti quelli costretti ad andare contro natura. Ehi caro Jasko Repesa: hai attaccanti di qualità interessante, ma nessuno con vera vocazione al sacrificio in difesa. Appena c’è un buco nello scafo ecco tutti in fuga e il CSKA ha mostrato proprio questo, tutte storie di finti cavalieri dei canestri che una volta pesati e misurati sono risultati mancanti.

Pagelle senza tener conto dei pettegolezzi. I tifosi, in ogni città, quando le cose vanno male, vedono giocatori ubriachi nelle vie della movida. Accade, non escludiamo che ci siano stelle perdute che si bruciano da sole, ma per adesso prendiamo quello che vediamo in Europa. Contro il CSKA 6 a McLean che però ha questo deficit di resistenza che lo fa peggiorare nel tempo di gioco, quasi sufficiente Hickman che gioca con troppa sufficienza, 5 a tutti gli altri, meno che a Sanders perché lui ha giocato da 3 ed era proprio la sera meno ideale per mostrare quello per cui non sarà mai da NBA: a proposito ecco un altro che qui consideravano superiore e quindi da privilegiare sul campo. Per Repesa un 4 e mezzo doloroso che farà felici i suoi detrattori, che soddisferà chi si chiede il motivo per cui sembra sempre un po’ masochista nei cambi: sostituisce chi sta andando bene.

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