Sapientoni contro allenatori

14 Novembre 2016 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla valle d’Intelvi accarezzando le carrozze liberty della funicolare dei sognatori che deve portarci al sabba dei sapientoni nella notte dove la luna non è mai stata così grande e così vicina. Per la verità non funziona da anni. Ecco perché l’attesa sarà inutile e poi i sapientoni non vogliono intrusi nel basket che sta diventando un pantano calcistico: perdi due partite e sei già sotto processo. Cambia questo, sfrutta meglio quell’altro. Figurarsi. Nel pallone italiota che, si dice, vada peggio, come spettatori, dell’India dove certo il calcio non è al centro degli interessi e dei problemi, già ti fanno a pezzi se ritardi un cambio, se metti Tizio invece di Caio. Nel basket dove, fra cambi a minuti di sospensione, si vive l’atmosfera del mondiale fra grandi scacchisti anche se poi giocano soltanto a rubamazzo, questa mania è diventata pure malattia. Pazienza se prima di parlare bisognerebbe sapere tutto, dal primo all’ultimo allenamento. Si fa presto a dare dell’asino come fa quel tipo al Pavaglione che ha preso come bersaglio una delle due bolognesi. Il pubblico può, chi giudica o critica un po’ meno se è a servizio, se scrive nella stessa città. Casomai i sapientoni vivono lontano, oppure infieriscono se la tua società si mostra debole, non ha paratie stagne garantite dal potere, dalla pubblicità, dalla simpatia personale. Ci si accorge, al tavolo dei sapientoni, che tutti pensano di sapere. Io so, io diceva il grande osservatore mandato ad ingaggiare il giovane talento che poi si bruciava davanti al mondo nuovo, schiacciato da certe responsabilità. Parte fondamentale nel libro l’Arte di vincere.

Questa era la settimana per fare la festa a Moretti o Diana, per veder cambiare allenatore a Varese o Brescia. Hanno vinto contro il parere di chi sapeva, di chi crede alle bugie delle presunte “ vittime”, quelle che si sentono trattate male e quindi rendono poco, al borbottio sommesso dei giocatori che non vengono mai invitati dal coro a dire certe cose in spogliatoio, meglio se lasciano scivolare al di fuori il sussurro, il sospetto. Forse è questo che irrita poi gli allenatori costretti ad andare davanti a tutti per dire come stanno davvero le cose. Se le società fossero davvero solide non avremmo queste cadute dei muri maestri. Quando uno si accorge che non esiste potere coercitivo, era la giustificazione del primo Messina azzurro davanti all’euroflop tedesco, è difficile gestire un gruppo. Lo era nell’altro secolo, figurarsi in questo dove ogni giocatore è una mono azienda e quando dice che bisogna sacrificarsi per gli altri, per il bene comune, rinunciando all’ego, al super io spigoloso, gli si allungano le braghe e la punta del naso che farà invidia a Pinocchio. Sì, certo, non tutti. Ma nel tempo non riescono a fingere, quando è il momento della verità capisci subito chi ha barato, chi vive nella menzogna. Carattere, gente, Educazione. Non soltanto sportiva che pure è la base.

Ora siamo al permesso di critica mutuato da chi sa, dai sapientoni che prendono per il collo l’allenatore sfinito dal gioco ipocrita delle parti. E no, caro. Ti pagano tanto, più o meno, qui in serie A ci sono persino tecnici da 70.000 euro all’anno, lo fanno perché tu lavori in palestra, educhi tutti, anche i maleducati a prescindere, all’attacco, che gusta a todos, alla difesa, che piace soltanto ai masochisti. Certo Jasmin Repesa sta diventando recidivo e questo disturba i sapientoni. Gli capitò di non poterne più alla Fortitudo quando chiedeva di regolare il difficile rapporto con Pozzecco. Fu costretto ad escluderlo dalla squadra che poi vinse lo scudetto. I super sapienti e i figliocci di oggi, capre sgarbiane, non lo hanno mai perdonato e ovunque si è trasferito hanno mandato messaggeri per far sapere che Gelsomino aveva tanti difetti. Ohibò. E’ successo anche a Roma. Per la verità, sempre con Pozzecco al centro, capitò pure a Boscia Tanjevic di lasciarlo fuori dal viaggio verso la Francia dove l’Italia poi vinse il titolo europeo del 1999. Ma Boscia aveva spalle differenti, o almeno pensava di averle fino a quando non è arrivato l’europeo in Turchia, l’anno dopo l’Olimpiade di Sydney regalata da una squadra che aveva dentro tutto, ma non la fede e la lealtà e sapeva come vendersi a chi sussurrava, insinuava, ai piccoli Iago di provincia, che il Boscia si era annebbiato con i troppi sigari, che era ora di cambiare.

Certo ebbero fortuna perché Recalcati fu un traghettatore di qualità, come sempre nella sua carriera di allenatore che ha vinto ovunque, ma poi anche per loro venne il tempo delle vacche magre. E poi questa Lega imbarbarita che ancora oggi, se potesse ostacolare qualcuno, farebbe danni a Reggio Emilia che merita il monumento ai poeti estinti, ha fatto di tutto perché la base perdesse fiducia, aiuto, creando il deserto che poi ci ha dato i risultati che sappiamo a livello internazionale. Cara gente che al sabba dei sapientoni sapete di tutto e di più non ci avete mai spiegato perché i migliori talenti italiani sono stati lanciati da gente di altra scuola, magari Tanjevic, Repesa o Djordjevic, senza tornare a Nikolic. Certo grandi esploratori del talento ne abbiamo avuti, citiamo Zorzi e Taurisano comprendendo tutta la grande scuola, così non facciamo torto alla memoria di nessuno perché abbiamo goduto del genio di grandi maestri, ma ammetterete che a parte Menetti qui non si vede un eroe pronto a sacrificare se stesso per la Patria senza memoria. Sacripanti è arrivato in Nazionale A dopo aver avuto nemici feroci all’interno dei vari clan federali. Clan tecnici, si capisce. Lo stesso Messina, annunciandone l’investitura come vice ci ha fatto sapere che il Pino la meritava per la carriera (soltanto per quella?). Basta che adesso non vada sotto processo se Avellino dovesse mettersi a fare qualche capriccio.

Ma torniamo al sabba e al processo che è stato fatto a Repesa per aver detto a Milano, come fece a Roma, se andate a rileggere i verbali scoprirete che qualche personaggio è sempre in mezzo, cosa pensava di certi giocatori. Il suo peccato? Averlo fatto in pubblico. Ehi, c’è lo spogliatoio, ci sarebbe la società. Ecco il punto. Qualcuno dei sapientoni è sicuro che Repesa, prima di ammettere di non riuscire a guidare gente che pensa soltanto a se stessa, confessione che diventa boomerang per certe menti pericolose, non abbia tentato ogni strada? Colloqui individuali, magari allargati al clan, richieste giornaliere a chi dirige la società. Vista la gnagnera e i regali di Bamberg ha forse capito che c’era bisogno di fare chiarezza pubblica. Rubini, tanto per fare un esempio, lo fece spesso, e molto spesso regolava in spogliatoio situazioni dove le parole non bastavano. Ora diranno che i giocatori hanno reagito bene, ma non è ancora tutto oro quello che luccica, anche dopo il 7 su 7 nel campionato dove si gioca per arrivare secondi. Se davvero ci sono state certe reazioni, come dicono i commentatori a cottimo, allora non è stato proprio un errore. Ma vedrete che tutto tornerà nella nebulosa.

Fate passare questa luna piena e poi riprenderanno i processi a porte spalancate per Repesa o Moretti che tratta male, o Diana che sembra implume, o Sacchetti che non è più quello di Sassari, o Bucchi che ha perso la sua rabbia, magari Pancotto che è improvvisamente invecchiato, o forse Esposito a cui hanno rubato l’entusiasmo, per non parlare del Kurtinaitis che rischia di fare la fine del De Boer interista nel Cantuchi dove hanno scherzato con un fuoco sacro che andava onorato, non spento. Niente di nuovo, anche se sognavamo un basket italiano diverso, ma nel passaggio all’incredibile mondo dove tutto deve sembrare NBA, non basta assaggiare, abbiamo saltato qualche fase. Insomma restiamo dietro al muro come direbbe il Trump che ha qualche americano al lavoro in terra straniera da far rientrare. Pagelle per chi sa guardare la luna piena e non diventa un licantropo assetato delle povere testoline di allenatori che non sono pagati più di tanti giocatori fintamente grandi.

10 Per Aleksa AVRAMOVIC il serbo che ha salvato, forse, la panchina di Moretti a Varese, che  a 22 anni fa cose da giocatore importante. La cosa bella è che lui sa di dover lavorare ogni giorno per migliorare, mentre quasi coetanei ti dicono che l’allenatore che critica è palloso, inaccostabile.

9 Al DELLA VALLE che non ci fa pentire di aver protestato quando lo hanno fatto fuori dalla Nazionale. Certo anche lui tira pugni alla luna, gira nel suo mondo, ogni tanto si perde, ascolta cattivi consiglieri, ma poi reagisce ed è quello che vedevamo quando chiedevamo che fosse scelto.

8 Al DI CARLO e a chi dirige CAPO d’ORLANDO, meno quando si aggrappa alla balaustra, perché insieme a Ceserta rappresenta qualcosa di cui avevamo bisogno: le società vivono, diventano qualcosa di speciale se è il cuore a comandare e la competenza a far scegliere, non se lasci spazio al sole nero della gelosia e dell’ingordigia. Aiutiamoli, non ostacoliamoli.

7 A BRESCIA per come ha reagito sul campo e non deve preoccuparsi se il pane sarà ancora duro. Attenzione a  non cadere nelle trappole calcistiche dei silenzi stampa, ma attenzione anche a mostrarsi disattenti se qualcuno scambia la notte col mattino.

6 A SKY che certo è da 10 per come serve il basket in ogni salsa, per la verità non tutte eccellenti, come capita nei migliori ristoranti, ma sicuramente gustose, per averci portato anche nel mondo affascinante della A2 che ora vive il terremoto dei turni natalizi senza i talenti convocati nelle nazionali giovanili. Un caso prevedibile per il vero campionato degli italiani, peccato dover camminare in questa ragnatela dando uno spunto a chi non vedeva l’ora di trovare difetti oltre quello di crescita e di convivenza in un torneo con mono promozione con un solo bagno in comune.

5 A Edgar SOSA che ha deciso per Caserta la partita contro Cantù, che ha servito 14 assist, segnato il tiro decisivo, se dovesse ascoltare sirene che possano allontanarlo da Caserta e Sandro dell’Agnello. Certo ha il diritto di pretendere qualcosa di più economicamente, ma resista, e lo stesso facciano quelli che non conoscendo ancora chi sono i veri proprietari hanno portato la Pasta Reggia al quarto posto. Da quella collina del benessere sarà una gioia riaccogliere Oscar per fargli sapere che sarà per sempre nel cuore di una città dove è già cittadino onorario prima della ufficializzazione.

4 A PETRUCCI se non interverrà, anche prima che i grandi elettori gli presentino il conto al momento di fare un nuovo governo sotto la sua “illuminata” (virgolette ad uso di chi lo bersaglia a prescindere) presidenza, per stabilire che i ras di quartiere non possono fare vendette da piccole comari, non possono invadere il territorio tecnico. Ora sapere che viene messo in discussione Zappi come rappresentante dei tecnici, che ci sono interferenze per la scelta del rappresentante atleti, dovrebbe far infuriare le categorie. Dicano a tutti chi e perché, pur avendo tanto da fare, si muove e si agita in riunioni carbonare per orientare, far pesare i voti e cambiare scelte adesso che la giostra dei rinnovi regionali è finita come si sapeva, quasi tutte riconferme, segno che chi dirigeva ha lavorato bene, soprattutto nella ricerca dei voti. Poi è assurda la maleducazione del vendicativo. Gli ex di prestigio, giocatori, dirigenti, andrebbero ascoltati, non messi alla porta.

3 Ad Ettore MESSINA che cerca davvero guai dichiarando che la sua Italia, la prossima, si capisce, sarà da medaglia nell’europeo che vedremo in quattro nazioni diverse e finirà in Turchia. Ora, se non è bastata la bufala sulla nazionale più forte di sempre, ci mancava questo carico da 11 sulle tenere spalle di giocatori che sembrano forti con i deboli e deboli con chi è più forte. Tutti cocchi di mamma, gente che, lo sappia il nostro Tancredi, in confessionale, diciamo bar, ristorante, balera, ne ha dette tante pure su di lui.

2 Al CERON di Pesaro perché ci ha fatto rimproverare durante il sabba dei sapientoni per aver parlato bene di lui, per la reazioni a partitacce: noi lo applaudiamo e lui lascia nel bagno di servizio di una partita che Pesaro non doveva perdere un 0 su 3 al tiro.

1 Alla GIBA se non rende subito pubblico l’elenco dei giocatori che ancora chiedono arretrati di stipendio, magari dimenticando che se ne sono andati lasciando migliaia di euro da pagare per le multe prese, quello su strada, in strada, per la strada, non soltanto per malavoglia nella professione. Un albo professionale di quelli da non ingaggiare mai più.

0 A Mario BALOTELLI, eh sì sempre lui, perché adesso nello sport italiano sembra che non siano le critiche di allenatore, società, giornalisti, tifosi a fare davvero male, no, c’è chi si indigna, chiede l’abiura a chi osa avvicinare il giocatore sotto accusa a Super Mario. Come Cassano ha creato una categoria a cui nessuno vorrebbe appartenere. I grandi talenti non dovrebbero mai finire così.

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