La Premier League di Suning

18 Novembre 2016 di Indiscreto

Forse il gruppo Suning in futuro vincerà con l’Inter, ma con i diritti televisivi della Premier League per la Cina i buoni risultati finanziari sono senz’altro più sicuri, anche se lì la pirateria informatica è molto più diffusa che da noi (nonostante la giustizia cinese incuta un po’ più di timore rispetto alla nostra). La BBC ha infatti scritto dell’accordo triennale fra PPTV (di proprietà appunto di Suning) e la Premier League, non ancora ufficiale, del valore stimato minimo di 600 milioni di euro (200 all’anno) e con partenza nel 2019. Di sicuro è record per la vendita dei diritti all’estero in un singolo paese, che batte il contratto attualmente in essere con l’americana NBC. Significativo che sia stato ottenuto in un momento in cui la Cina sta investendo tantissimo per portare in alto il livello della sua lega: evidentemente a livello governativo le due cose (passione per il proprio calcio e mitizzazione di quello straniero) non sono ritenute in contraddizione.

Le disfatte della nazionale italiana di rugby non fanno più notizia, ma quella con il 68 a 10 preso dagli All Blacks fa meno male di altre vista la forza della squadra neozelandese. Il neo c.t. O’Shea ha anche detto di avere visto segnali positivi… Indiscutibile è comunque il successo di pubblico ‘fisico’ degli azzurri del rugby, al di là dei 60.000 dell’Olimpico, più dei 48.000 di San Siro per Italia-Germania di calcio: sempre di Italia contro i campioni del mondo si trattava, a parità di amichevole (anche se nel rugby si vuole dare una dignità al concetto di amichevole, parlando di test match). Sarà stato anche merito della ormai insopportabile haka, ma comunque un incasso da oltre 2 milioni di euro è qualcosa di clamoroso. Quanto alla tivù, su Dmax la diretta di Italia-Nuova Zelanda ha fatto segnare il miglior risultato di sempre per i test match sul canale del gruppo Discovery, con 493.000 telespettatori e il 3,7% di share sul pubblico totale, l’8% sul target uomini nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 54 anni. Qui la differenza con Italia-Germania di calcio (7,3 milioni di spettatori, 27% di share) è notevolissima, anche se Dmax non è certo RaiUno. In sintesi: la nazionale di calcio interessa a mezza Italia, ma non scalda più di tanto, mentre quella di rugby interessa a poche persone, ma in proporzione più motivate. Confermati insomma i luoghi comuni (che diventano comuni non a caso), ricordando sempre che nel rugby le nazionali sono trainanti mentre nel calcio in alcuni paesi, come ad esempio il nostro, nel 2016 potrebbero anche non esserci.

Vita e morte della Serie A dipendono dalle pay-tv, ma vale anche il discorso contrario. Per questo il caso nato intorno alle dichiarazioni di Luigi De Siervo, amministratore delegato di Infront (advisor della Lega Calcio e tante altre cose), e reinterpretate da quello di Mediaset Premium Franco Ricci, sul possibile spostamento delle aste per i diritti di Serie A e Champions League non è destinato a spegnersi presto. Stiamo parlando del triennio 2018-2021, dal punto di vista delle strategie commerciali già dietro l’angolo. Con Mediaset impantanata nel caso Vivendi (che a detta di Ricci ha fatto perdere a Premium 100.000 clienti) è evidente che Sky avrebbe tutto l’interesse perché le aste si tenessero il prima possibile, mentre chiaramente Mediaset e i suoi fiancheggiatori tifano per i tempi lunghi. Se in Europa si ha già un’idea dell’inizio della battaglia (marzo), in Italia tutto ancora tace. Chissà cosa succederà con Galliani presidente di Lega…

La serie A2 è in molti casi più interessante della serie A, non fosse altro che perché ci ricorda cos’era la pallacanestro italiana prima della sentenza Bosman: due soli stranieri, un calendario comprensibile e tante piazze storiche a partire dalle due bolognesi. Non è un caso che le partite in trasferta di Fortitudo e Virtus saranno sempre trasmesse in diretta nell’ambito dell’accordo fra Sky e la Lega Nazionale Pallacanestro, in pratica il gradino più alto del basket cosiddetto dilettantistico, ma che è professionistico esattamente quanto quello del piano di sopra: la denominazione al ribasso serve appunto per imporre le regole ‘di una volta’ impedendo ricorsi alla giustizia ordinaria o a chissà quali entità europee. 60 partite, compresi i playoff e la Coppa Italia di categoria. Fra Rai, Sky, Fox, Eurosport e le infinite possibilità del web (in particolare NBA League Pass, ma anche il Tv Pass della stessa LNP), mai c’è stato tanto basket da poter guardare. È quindi un miracolo che i palazzetti italiani siano ancora relativamente pieni, considerando anche la qualità del gioco, che in certe fasi ricorda ormai la pallamano.

(pubblicato sul Guerin Sportivo)

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