Caccia ai Cervi

24 Ottobre 2016 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dietro il muro bianco che dal 1903 divide uomini e donne al bagno Pedocin di Trieste, dove si conobbero don Cesare e la Luisella Rubini, per convincere Boscia Tanjevic a guidarci, un’altra volta, fino a Belgrado, oltre la via Pariska, entrando nella storia e nell’incanto della fortezza di Kalemegdan. Castello per battaglie, parco per la storia del basket slavo che ci attira verso la sala dei pionieri, il palazzo dedicato ad Aza Nikolic. A Milano, per incompetenza, egoismo, lavori sempre in corso, il Palalido fantasma non porterà il nome di chi ne ha fatto la storia. Perché Trieste, perché Belgrado, perché tanto distacco dalla dominazione dell’Emporio Armani? Semplice. Ci serve Tanjevic per sapere dove il vulcanico Finazzer Flory, regista, attore, art director per la NBA, potrebbe allestire la mostra multimediale dedicata alla NBA che Milano vedrà al Samsung District, in via Mike Bongiorno, porta Nuova, dal 16 novembre, rilancio della fiesta organizzata l’anno scorso e che ebbe un bel successo. Certo lui, il Finazzer, vive di speranze, fa bene, ma contare, ad esempio, sulla presenza di Bargnani che sarà  impegnato con i baschi di Vitoria contro l’Emporio sembra utopia. Intanto Milano dovrà andare in esilio a Desio perché al Forum faranno altro, poi il Mago non è così legato alla NBA da fare certi favori. Vedremo.

Seconda cosa per spiegare il viaggio. Qui, nel campionato italiano, si fa ancora una gran fatica a leggere chi potrà armare missili terra aria per far perdere la pazienza a Gelsomino Repesa che anche a Brescia, ottava vittoria consecutiva, si è reso conto che non è così facile allenare, allevare, alleviare, allontanare gente che ha legami esterni destabilizzanti, giocatori che fanno gli ometti disciplinati fino al momento in cui si domandano: ma io in questa cavalcata gloriosa cosa conto, uno come tutti, o uno meglio degli altri? Problemi creati dall’abbondanza in un basket italiano che nasconde il suo salary cap e non troverà mai equilibrio competitivo perché, ad esempio, se Reggio Emilia, finalista per due volte nella corsa scudetto, volesse competere senza andare in rosso, dovrebbe giocare sempre al Pala Dozza, ma anche con 5 mila spettatori farebbe la metà di Milano, anche se conoscere gli incassi è un segreto eleusino nascosto nelle fornaci della Lega che vorrebbe spostarsi da Bologna a Milano.

Certo che siamo interessati a giornate dove molti italiani stanno facendo bene, non così bene come cantano gli stessi coristi del preolimpico quando volevano stordirci con la nazionale più forte di sempre, salvo poi ripararsi dietro al muro bianco tipo Pedocin: sulla carta, brontolano i soloni in salsa catodica. Quale carta, direbbero all’Esselunga? L’unica novità interessante potrebbe essere l’Ottobre Rosso che fa saltare sul pulpito la Cantù con una memoria capace di arrivare fino ai paradisi del sciur Aldo Allievi e i suoi splendidi “pretoni” da combattimento, oltre a quella nuova che vorrebbe inventarsi Dimitri Gerasimenko. Il tipo ci ha messo un po’ a rifare la squadra, a trovare l’allenatore giusto. Ora attenti a chi dà 20 punti ad una Sassari che è stata costruita bene.

Anche Milano? Be’, se avete voglia di andare dietro ai pifferai che vogliono vendere il già venduto, allora diciamo che non tutto sarà così semplice quando arriverà il caldo, e i campioni in carica potrebbero trovarsi nel crogiuolo sognato dell’eurolega e di un play off serrato. Milano, che ne fa 100 senza Gentile e Hickman, sembra avere un piccolo problema difensivo di narcisismo, è mio, è tuo, lo ha fatto col Maccabi, ha salvato tutto con una difesa tosta nel finale contro i turchi di Blatt, lo stava facendo a Brescia quando si è trovata Moore oltre i certificati medici che non sembrano convincere il Vitali sempre delicato quando c’è umido, ma che, in compenso, può godersi l’investitura del sciur Gamba: miglior regista italiano. Sarà vero caro Spartacus? Messina è stato avvisato? C’è stato un momento in cui Repesa avrebbe voluto essere orco. Un attimo, ma anche un segnale di cattiva digestione del concetto tutti importanti, nessuno indispensabile.

Non siete convinti che meritiamo almeno questo viaggio già fatto ai tempi in cui Bogdan Tanjevic preparava la squadra che sbalordì l’Europa vincendo a Parigi dopo aver sofferto in Costa Azzurra e a Le Mans? Pazienza. Andremo lo stesso, anche per capire come Finazzer si farà capire dai serbi che nelle loro culle hanno ancora qualcosa di speciale, come i croati, purtroppo per noi, gli sloveni, magari, per attimi, i montenegrini o i bosniaci.

Certo siamo incuriositi dalle prestazioni di Biligha, anche in chiave Nazionale, nella speranza che si battano i pugni sul tavolo per giocatori costruiti da noi, come quelli di Reggio Emilia che poi si godono altri. Ci fu già un problema, non lo portarono con le giovanili perché c’era un altro naturalizzato. Vorremmo tanto vedere dei Locatelli e dei Donnarumma fra i canestri e, vi diciamo la verità, non saremmo scandalizzati se qualcuno, come quel talento americano che ha capito la differenza fra apparenza e sostanza, si rimettesse a studiare Rick Barry, la sua tecnica sui tiri liberi facendo partire la palladal basso. Un artista dei personali tirati da sotto era il Merlati che studiò il meccanismo all’università di Torino prima di servire la causa canturina con il dottor Stankovic, il Recalcati che nasceva, il cagna De Simone o il Burgess che pure tiravano da sotto. Il famoso scudetto ’68 del muro di Cantù. Non siamo stupiti dal modo in cui Trento sta cercando la via per scalare ancora le pareti difficili. Hanno qualcosa di speciale: competenza, passione, senso della misura. Tutti quelli che comandano, molti di quelli che devono essere comandati.

Per Avellino era soltanto questione di tempo. Hanno ancora tanto lavoro da fare, ma Sacripanti è come quegli orsetti che se ti si attaccano poi fai fatica a toglierli di torno. Adesso, però, caro Petrucci, carissimo Messina, non sfiniteci con questa storia del vice da affiancare al fedelissimo Consolini. Roma preferirebbe il Sacripanti già sotto contratto. Messina vede bene il Vitucci con cui ha già lavorato. Decidete subito e non fatene una questione di pecunia. Insomma scegliere per il meglio, senza destabilizzare nessuno.

Certo più difficile farlo con gli arbitri dove si vorrebbero reinserire le pagelle come fa il calcio. Se chi darà i voti garantisce equidistanza da potere, palazzi, amicizie, potrebbe anche andar bene, ma il problema è sapere chi potrebbe darci queste certezze. Comunque sia, invece di litigare trovatevi spesso, voi arbitri, per uniformare le chiamate sull’antisportivo e l’instant replay, sia chiaro, non deve essere usato soltanto stare un po’ più sul video in primo piano.

Restando nel recinto politico diciamo che la Lombardia, con Mattioli, e il Piemonte hanno rieletto i grandi elettori di Petrucci, anche se certe cose cambiano all’improvviso come potrebbe spiegare Fausto Maifredi.

Pagelle sentendo una divisione fra chi legge, valuta e chi non ci fa più vedere le stesse stelle, anche se potrebbero avere ragione quelli che sentono meno rabbia e non capiscono cosa vuol dire stare nell’esercito dove ogni giorno potrebbe essere l’ultimo:

10 Caro CERVI, caro BILIGHA, vi diamo una valutazione alta perché abbiamo bisogno di sentirci forti al centro, perché, nel caso del pivot di Reggio c’è ancora gente che accusa Messina di non averlo saputo usare contro la Croazia meno forte di sempre.

9 A Pietro BASCIANO
, anima della fondazione Virtus, che ha potuto consolarsi per la prima sconfitta delle Vu Nere, con la rielezione alla presidenza della Lega Nazionale che, va ripetuto, riesce a fare nozze con tanti fichi secchi perché ha idee, passione e, davanti alle gelosie, cerca di spiegare e spiegarsi.

8 A FLACCADORI
perché ci sta facendo capire che abbiamo sempre avuto troppa fretta nel giudicarlo. Ora lui non abbia troppa fretta di convincersi che è arrivato davvero.

7 Al POETA che sembra entrato perfettamente nella parte del nuovo barone di Torino. Ci sta bene perché troppe volte abbiamo detto che era utile per tenere insieme una squadra, ma fuori. Adesso ci riesce anche dentro, non era facile riciclarsi, ma lui ha annusato il vento e una Torino Fiat che piace anche nel basket sarà un bene per tutti. Basta che non vada al mare come nel viaggio siciliano.

6 Ai MORETTI, il padre Paolo, allenatore in Varese ,e il figlio Davide, a scuola dal Pillastrini di Treviso, perché la loro domenica è andata bene: il primo ha battuto la Brindisi del Sacchetti che non sembra più avere fortuna, il secondo ha dato un sollievo alla Treviso che l’anno scorso fu proprio eliminata dalla Fortitudo di Boniciolli.

5 Alla VENEZIA che sembra sparita in Laguna. Tutto può essere iniziato con il silenzio della curva, ma la verità è che tutto sta andando male perché ci sono troppi giocatori che al posto del silenzio preferiscono la ricerca di un alibi facile: l’anno scorso Recalcati, adesso De Raffaele?<

4 Ai PERSEVERANTI che insistono sul mancato pentimento dei giocatori di Siena, di chi è stato a Siena e non accetta di vedersi portare via titoli vinti sul campo. La stessa cosa degli juventini. Ci sono sottili barriere che dividono i buoni dai cattivi e fingere di mostrarsi rigorosi con chi era stato osannato in tante maniere non può convincerci che il mondo dello sport abbia trovato quello che sfugge ancora alla teologia: abbiamo troppe religioni per odiarci, ma non abbastanza per capirci l’uno con l’altro.

3 A SASSARI per il bagno di Desio che segnala come sia davvero sbagliato imbarcarsi nel doppio viaggio campionato coppe, anche quelle minori, perché non tutti i giocatori che ingaggi capiscono la bellezza di certe sfide. L’Europa fa crescere le società, ma coi giocatori spesso è matrigna.

2 A CREMONA se dovessero avvilirsi per questa difficile fase digestiva che porta alla costruzione di una nuova squadra. Non ci devono essere dubbi, e non possono disturbare le telefonate dei soliti noti che, abituati a fare gli zerbini, cercano un rifugio.

1 All’EUROLEGA se non controlla meglio certi campi, se lascia che siano i laser, gli arbitracci, le grafiche maldestre a far sghignazzare quelli della FIBA dove la mediocrità ambientale è prevista nel contratto.

0 Alla NBA che finalmente parte dopo aver lasciato briciole per i topini che ancora sbavano aspettando questi uno contro uno che hanno reso impossibile la vita nei conventi europei, anche se ci sono tanti, nella stessa organizzazione che ha alzato il tetto dei salari, convinti che il basket giocato dagli “altri” abbia qualcosa che forse potrebbe ridare un volto umano anche a questa mischia dove soltanto i play off sembrano veri.

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